Appello della Chiesa in Messico per la salvaguardia del creato
Se il pianeta non gode di buona salute, la responsabilità, in gran parte, è degli
esseri umani. Occorre che questi, sollecitamente, recuperino il senso di lavorare
nella stessa casa comune, di partecipare a uno sviluppo integrale della persona che
sia in relazione con l'ambiente, con il creato. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni
dell'Incontro nazionale di pastorale sociale 2010 che si è svolto mercoledì scorso
nella sede della Conferenza dell'episcopato messicano e al quale hanno partecipato
quasi duecento tra vescovi, presbiteri, religiosi e laici. Lo riferisce L’Osservatore
Romano. Il tema della riunione era il cambiamento climatico, una realtà che preoccupa
sempre più i cittadini. L'obiettivo della Chiesa in Messico è quello di rafforzare
e dare maggiore impulso alle iniziative di pastorale sociale che intendono rispondere
alle sfide che la salvaguardia del creato oggi presenta. "Non siamo stati giusti con
nostra madre Terra", si legge nel comunicato diffuso al termine dell'incontro, perché
"abbiamo finto di non sentire le voci delle creature, abbiamo attentato contro l'aria,
l'acqua e la terra, tagliamo, sradichiamo ma non piantiamo, calpestiamo, contaminiamo,
distruggiamo, siamo mossi dall'ansia di consumare e di gettare via. Abbiamo perso
il senso di amministrare e abbiamo dimenticato che la Creazione ci è stata consegnata
per guidarla e coltivarla". Prevale - denuncia l'organismo della Conferenza episcopale
- un falso concetto di dominio e di libertà sui beni del pianeta, anche a costo di
pratiche che depredano e abusano degli elementi naturali. Pratiche che "simulano uno
sviluppo umano ma che invece non fanno che rispondere a interessi meschini di corruzione
e di morte". Il cambiamento climatico crea incertezza, pone allo scoperto la vulnerabilità
dell'uomo, presenta un panorama nel quale le emergenze rischiano di essere sempre
più frequenti e di maggiore intensità. Bisogna muoversi prima che sia troppo tardi.
Non a caso il comunicato dell'organismo di pastorale sociale si apre con una frase
pronunciata da Benedetto XVI nell'omelia della Messa celebrata il 2 settembre 2007
nella piana di Montorso, in occasione della visita pastorale a Loreto per l'Agorà
dei giovani italiani: "Prima che sia troppo tardi - affermò il Papa - occorre adottare
scelte coraggiose, che sappiano ricreare una forte alleanza tra l'uomo e la terra".
Anche i vescovi messicani chiedono di agire a favore del bene comune e di "fare nostro
il principio universale dei beni". Solo così "potremo ridurre i rischi", solo con
più solidarietà e sussidiarietà "saremo meno vulnerabili davanti agli uragani e alla
siccità". I presuli auspicano un reale cambiamento degli stili di vita e azioni preventive
che implicano costi minimi rispetto a quelli sostenuti per riparare i danni dei disastri:
"Bisogna attivarci - scrivono - non possiamo né dobbiamo restare con le braccia incrociate
credendo che non ci capiti niente". È un compito da affrontare con speranza: "Non
temiamo né condividiamo idee catastrofiche", sottolinea la nota, poiché "la natura
non è nostra nemica e non è vero che non perdoni mai. Siamo noi, esseri umani, che
deformando la nostra coscienza abbiamo alterato l'armonia originaria della relazione
tra uomo e ambiente". Per ripristinarla, servirà innovare responsabilmente nel campo
dell'uso delle energie e disegnare nuovi modelli di sviluppo che seguano i valori
della giustizia, della verità e della carità.