Lettera del cardinale Tettamanzi alla famiglia della filippina uccisa a Milano
In una lettera alla famiglia di Emlou, la donna filippina massacrata a pugni per strada
a Milano lo scorso 6 agosto, l'arcivescovo della città, cardinale Dionigi Tettamanzi,
ha chiesto che venga celebrata una Messa di suffragio sabato mattina 14 agosto presso
la Chiesa parrocchiale del SS. Redentore: qui si riunisce la stessa comunità che frequentava
la signora Emlou. Un episodio – ha sottolineato il porporato – che deve spingere tutti
a riflettere sul fatto che “accorgersi e intervenire per aiutare non è mai intromissione
in vicende private, ma segno di legami sociali veri e forti”. L’assassinio, infatti,
è stato ancora più sconvolgente in quanto durante l’aggressione, nessuno si è fermato
per aiutare la vittima. “Esprimere – nella preghiera, con la vicinanza, con l’aiuto
materiale – la propria solidarietà a chi è nel dolore, non è atto superfluo ma indice
di appartenenza, condivisa, alla città”. Tra le riflessioni, il cardinale Tettamanzi
si è soffermato sull’esempio di laboriosità di questa signora che – insieme alla sua
famiglia – ha lasciato le Filippine per cercare lavoro a Milano. Si tratta di una
vera e propria testimonianza della “presenza operosa, discreta e onesta di tanti immigrati
nella nostra città, impegnati spesso nei lavori più umili, in molteplici e insostituibili
servizi a beneficio diretto di tante persone”. Nella lettera non manca un pensiero
per l’assassinio Oleg Fedchenko, affinché “possa egli maturare consapevolezza del
male commesso e della sofferenza causata, così che giunga ad esprimere con sincerità
il proprio pentimento e la propria volontà di riparazione”. “Questo – secondo il porporato
– sarà il primo passo necessario per poter intraprendere il percorso di reinserimento
nella vita della società”. (C.F.)