2010-08-12 15:18:38

Kenya. Appello delle Chiese cristiane dopo il referendum costituzionale


Ad una settimana dal referendum che ha portato all’approvazione della nuova Costituzione con il 62% dei voti favorevoli, il Consiglio nazionale delle Chiese in Kenya (Ncck) ha diffuso una nota in cui traccia un bilancio della consultazione elettorale. È noto come la Chiesa keniana si sia fortemente battuta, nei mesi scorsi, affinché il testo proposto per la riforma della Costituzione venisse modificato, in particolare nei punti riguardanti la legalizzazione dell’aborto e il riconoscimento dei tribunali civili musulmani. Ma le modifiche richieste non sono state effettuate e la Carta sottoposta a referendum non è, quindi, ben vista dalle Chiese locali. “Rimaniamo dell’idea – si legge nella nota del Ncck – che la Costituzione adottata nel Paese dovrebbe promuovere la giustizia, l’equità e la pace. Nei mesi scorsi, abbiamo sottolineato i punti che necessitavano di una revisione prima del referendum. Ciò non è avvenuto”. Pur riconoscendo e rispettando il risultato referendario, quindi, le Chiese keniane ribadiscono: “Le controversie devono essere risolte. Vogliamo credere che il governo manterrà la promessa fatta prima del referendum, ovvero che le questioni in sospeso sarebbero state chiuse subito dopo il voto”. Dal suo canto, il Ncck si impegna a “contribuire pienamente agli sforzi che verranno compiuti per risolvere le controversie, secondo le regole della nuova Costituzione”. Poi, le Chiese keniane si congratulano con i cittadini per il contesto pacifico in cui si è svolto il referendum: “Ciò è segno di maturità democratica – scrivono nella nota – e dimostra che i keniani, d’ora in poi, potranno votare e vivere in pace. Per questo, chiediamo a tutti i cittadini di resistere sempre alla tentazione dell’uso della violenza per esprimere le proprie posizioni nel contesto politico”. Allo stesso tempo, il Ncck esorta tutti “i protagonisti del referendum, inclusa la Chiesa, a sanare le ferite, riconciliare il Paese e consolidare i successi raggiunti”. Ma è arrivato il momento di ricostruire il Kenya, dicono le Chiese locali, e questa ricostruzione deve basarsi su una Costituzione che diffonda “giustizia, equità, pace e prosperità”. Per questo, “per evitare discussioni al momento della revisione della Carta”, il Ncck richiama la necessità di includere tutti i cittadini nel processo di emendamento della nuova Costituzione: “Lanciamo un appello – si legge ancora nella nota – affinché le preoccupazioni dei 2,7 milioni di keniani che hanno votato ‘No’ siano tenute in considerazione”. Negli ultimi due paragrafi, la dichiarazione del Ncck si sofferma, inoltre, su due temi fondamentali: l’educazione civica e l’unità del Paese. “È di fondamentale importanza – scrivono le Chiese keniane – realizzare strutture che insegnino l’educazione civica, in modo che i keniani comprendano i diritti e i doveri dettati dalla nuova Costituzione”. A questo proposito, il Ncck rende noto di avere creato un Comitato apposito per un’attuazione della Carta che veda l’effettiva partecipazione di tutta la popolazione. Quanto all’unità, le Chiese keniane ricordano che la nuova Costituzione “lega tutti i cittadini, a prescindere dal voto dato durante il referendum. Per questo, si esorta il governo a mettere in atto procedimenti ed organismi inclusivi per l’attuazione della Carta. Escludere una qualunque parte di keniani da tali processi non porterà altro che risentimento e metterà a repentaglio la volontà del Paese nell’applicare con successo la nuova Costituzione”. Di qui, l’appello a tutti i cittadini “a mantenere un interesse vivo e una partecipazione attiva nella stesura di una legislazione giusta che, approvata poi dal Parlamento, faccia entrare in vigore la nuova Carta”. Infine, il Ncck chiede a tutti i keniani di prendere atto che “il referendum è stato fatto” e che, quindi, è giunto il momento di “emendare i temi controversi” contenuti nella nuova Costituzione. Chiedendo, poi, “il rispetto della legge in ogni occasione”, il Consiglio delle Chiese conclude: “Come cristiani, ribadiamo il nostro totale impegno ad un ruolo profetico nella vita del Paese”. Le ultime righe della dichiarazione contengono una preghiera a Dio affinché benedica il Kenya. (A cura di Isabella Piro)







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