Diminuiscono i roghi in Russia: colpite anche le zone contaminate dal disastro di
Chernobyl
A Mosca oggi l’aria è più pulita. I temporali notturni hanno spazzato via i fumi tossici
generati dagli incendi che negli ultimi giorni hanno devastato la regione centrale
della Russia. Il livello di monossido di carbonio è tornato a livelli quasi normali,
nonostante la temperatura sia già risalita oltre i 30 gradi. All’allarme nella capitale,
che resta alto, se ne aggiunge un altro. Le fiamme hanno raggiunto Bryansk, regione
contaminata nel 1986 dal disastro nucleare di Chernobyl. La denuncia è della guardia
forestale russa che data gli incendi sin dal 6 agosto: il fuoco avrebbe già devastato
quattromila ettari contaminati. Le autorità russe hanno minimizzato qualsiasi rischio,
per gli esperti non è una catastrofe perché la maggior parte delle particelle inquinate
è in profondità, ciò che brucia si trova in superficie. Allarme arriva invece da organizzazioni
come Greenpeace e da alcuni ecologisti russi. Francesca Sabatinelli ha intervistato
Nicola Pirrone, direttore dell’Istituto dell’Inquinamento Atmosferico del Cnr
e docente all’università del Michigan.
R. – Noi
non abbiamo dati ufficiali per poter capire a che livello è stato bonificata, a suo
tempo, tutta l’area. Il rischio potenziale esiste perché gli incendi mettono in gioco
tutta una serie di radionuclidi a suo tempo depositati e fissati nella parte superiore
del suolo dell’ecosistema terrestre in generale. Gli incendi, il rischio potenziale
lo pongono. L’unico modo che abbiamo per vedere, l’effettivo livello di rischio sono
i dati di monitoraggio atmosferico dei radionuclidi, per vedere se il livello radioattivo
aumenta o meno. Al momento non ci sono allarmi né dall’Agenzia europea per l’ambiente
né dall’Organizzazione mondiale della sanità .
D. – Professore, per
quanto riguarda il resto dell'Europa?
R. – C’è una rete europea e al
momento non ha segnalato incrementi significativi della radioattività, oltre i valori
della radioattività naturale.
D. – Andando a vedere quello che sta
succedendo a Mosca: si sono viste immagini di una città completamente avvolta da una
nebbia fortissima. Questo quanto è pericoloso?
R. – Questo è molto pericoloso:
c’è un’allerta relativa alla salute pubblica indotta dall’esposizione a questi fumi,
a particelle sottili sospese nell’atmosfera e questo fa sì che soprattutto i gruppi
di popolazione particolarmente critici, come gli anziani e i bambini e tutti coloro
che hanno patologie di tipo respiratorio, possono incorrere in problemi sanitari molto
molto seri. E questo lo stiamo vedendo ogni giorno: in quelle condizioni ambientali,
le condizioni per la salute pubblica sono critiche.
D. – Ma un inquinamento
atmosferico di questo tipo per quanto tempo può restare in atto?
R.
– Oltre all’impatto sulla salute, quindi a livello locale, c’è anche un impatto sul
clima; c’è un trasporto di questa nube tossica – così è il caso di definirla – nella
parte alta della troposfera fino alla stratosfera, e questa avrà una ripercussione
sulle condizioni climatiche nel medio e lungo termine. Questo fumo e queste particelle,
infatti, resteranno in circolo su scala globale per un po’ di tempo, fin quando verranno
rimosse dai processi di deposizione e trasporto a lunga distanza.
D.
– E questo non è un problema che interesserà solo la Russia…
R. – Ma,
no: questo avrà impatto su tutta la scala globale. Vedremo sicuramente un impatto
sugli ecosistemi polari, soprattutto al Polo Nord, ma anche un impatto sulla composizione
chimica dell’atmosfera in altri continenti.