2010-08-11 14:49:23

Afghanistan: donne e bambini, principali vittime del conflitto. Intervista con de Mistura


In Afghanistan il Ramadan è iniziato con un attentato fallito. Oggi due kamikaze sono rimasti vittime delle loro stesse cinture esplosive, deflagrate prima di compiere una strage nei pressi di una moschea a Farah, nella parte occidentale del Paese. Ieri un duplice attentato suicida aveva fatto registrare 5 morti nella capitale Kabul, mentre un razzo caduto su un’abitazione nella provincia di Logar aveva ucciso due bambini. Donne e bimbi sono le principali vittime di questo conflitto, lo hanno sottolineato ieri le Nazioni Unite che hanno presentato un rapporto sulle vittime civili. Oltre 1.200 cittadini sono stati uccisi nei primi sei mesi del 2010, il 25% in più rispetto allo stesso periodo del 2009. Il 31% se si calcolano anche i feriti. Francesca Sabatinelli ne ha parlato con Staffan de Mistura rappresentante speciale dell’Onu per l’Afghanistan, raggiunto telefonicamente a Kabul.RealAudioMP3

R. – Il costo umano dei civili in questo conflitto sta aumentando vertiginosamente. Parliamo di 3268 civili, che sono stati uccisi o feriti negli ultimi sei mesi. Il 71 per cento di queste persone sono state uccise o ferite dai talebani.

D. – Voi avete soprattutto sottolineato come tra le vittime vi sia un altissimo numero di donne e di bambini …

R. – Sono dati che non ci aspettavamo. Negli ultimi sei mesi c’è stato un aumento del 55 per cento dei bambini uccisi o feriti in buona parte, di nuovo, da parte dei talebani, ma alcuni anche a causa degli attacchi aerei da parte della Nato. Va detto che la Nato ha fatto, francamente, uno sforzo notevole per ridurre quelli che loro chiamano gli effetti collaterali: c’è stata una riduzione di circa il 64 per cento delle vittime causate da attacchi aerei. Questo indica che la nostra pressione, e le pressioni dell’opinione pubblica, hanno avuto un effetto, nel senso che il generale David Petraeus ha fatto uscire delle linee di condotta che mi pare siano sempre più efficaci. Detto questo, una sola vittima è già troppo e quindi continuiamo a spingere affinché non ce ne siano.

D. – Perché gli insorti hanno colpito in modo così massiccio? E’ cambiato qualcosa nella strategia di attacco dei talebani?

R. – Ci sono varie analisi, la più probabile è che gli insorti, i talebani in particolare, stiano tentando di lanciare dei messaggi, chiamati trasversali, nei confronti della popolazione afghana e dell’opinione pubblica internazionale. In poche parole: quando ci si aspetta un aumento della pressione sui talebani da parte delle forze Nato e di quelle regolari afghane, sulla base dell’aumento fino a 100 mila uomini nuovi che stanno arrivando nel Paese da parte internazionale, il tentativo di risposta degli insorti è di cercare di dimostrare con atti spettacolari, magari isolati ma terrificanti, che il Paese è alla loro mercé in termini di azioni di terrore. Un atto recente che ha prodotto enorme sgomento è stata l’uccisione a sangue freddo di otto medici, che facevano un lavoro esemplare. Uno di loro era il padre di una delle mie colleghe. Lui era qui da 30 anni, facendo operazioni chirurgiche agli occhi per chi rischiava la cecità. Si muoveva molto spesso a dorso di mulo per raggiungere i villaggi. Questo non è bastato affinché loro non li uccidessero. In questo periodo, sembra proprio essere una tendenza dei talebani quella di cercare di scioccare tutti con atti di terrore.







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