"Scienza e Vita" sul calo degli aborti in Italia: il dato statistico non ci distolga
dall'orrore della soppressione di vite innocenti
“Il mero dato statistico non deve distoglierci dall’orrore della soppressione della
vita umana”. Così Lucio Romano, presidente dell’associazione pro life “Scienza e Vita”,
commenta il rapporto del Ministero della salute, presentato ieri in Parlamento sull’applicazione
della legge 194. Secondo i dati pubblicati, nel 2009 sono stati praticati 117mila
aborti, un valore in progressivo calo negli ultimi dieci anni. In costante crescita
il personale medico che sceglie l’obiezione di coscienza: sette ginecologi su 10,
infatti, decidono di non uccidere. Massimiliano Menichetti ha intervistato
lo stesso Lucio Romano.
R. – 117
mila vite umane, persone a cui è stato impedito di poter nascere, che si vanno ad
accumulare alle altre migliaia degli anni precedenti. Noi arriviamo a valori numerici
di milioni e milioni di vite umane, e non vorrei che questo calo statistico finisca
per ottundere una valutazione di ordine critico ed un’osservazione più approfondita
sulla gravità di un aborto stesso, benché il raffronto con le altre nazioni europee
ci dica che invece in Italia ci sia una riduzione.
D. – Eppure oggi,
larga parte della stampa mette in evidenza il fatto che l’interruzione volontaria
della gravidanza in dieci anni è diminuita …
R. – Credo che la nostra
attenzione non debba essere posta solamente sul dato cosiddetto “statistico” che è
enfatizzato da alcuni come un risultato “ottimo” che si consegue con la legge 194;
bisogna andare a rilevare le inadempienze, le inadeguatezze e le criticità di una
legge stessa che di per sé non tutela assolutamente né la gravidanza, né la vita sul
suo nascere. Basti riportare solamente alcuni dati, per esempio: nel 21,6% dei casi,
abbiamo la ripetitività del ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza, quindi
l’aborto volontario ripetuto. E a me sembra che il 21,6% dei casi significa che l’aborto
è diventato una sorta di metodo contraccettivo.
D. – Quali sono le linee
da percorrere per prevenire l’aborto?
R. – Un percorso che è sicuramente
di ordine culturale, un percorso di rivisitazione normativa, organizzativa e statutale
da parte dei consultori: il consultorio non deve assolutamente essere semplicemente
la ratifica di una volontà! Il terzo è di porre all’attenzione pubblica che il problema
dell’aborto non è un problema residuale in ragione di un miglioramento dei dati statistici,
ma è un problema di civiltà: indice di una civiltà giuridica e della civiltà di una
popolazione.
D. – Presidente, la metà delle donne che abortiscono hanno
un’occupazione, sono sposate e non hanno figli …
R. – Quindi significa
che le problematiche non sono solamente di ordine economico, ma sono ancora una volta
problematiche di ordine culturale. L’auspicio è quello di diffondere, quanto più possibile,
un lavoro che si svolga lungo due strade: una prima direttiva è quella di ordine culturale,
una seconda direttiva è di concreta vicinanza, di prossimità, di presa in carico,
di cura nei confronti di queste gestanti le quali si trovano in situazioni drammatiche
sotto il profilo psicologico, molte volte anche sotto il profilo economico. La semplice
vicinanza, l’aiuto, la presa in carico possono risolvere questi drammatici problemi.