2010-08-09 16:14:02

L'arcivescovo di Nagasaki: le potenze nucleari non vogliono rinunciare all'atomica


La città di Nagasaki, nel Giappone meridionale, ha celebrato oggi il 65.mo anniversario dallo scoppio della seconda bomba atomica della storia, tre giorni dopo quella di Hiroshima, con il sindaco della città che ha rilanciato il forte impegno per il disarmo nucleare e criticato duramente il governo nipponico per la sua "ambiguità" sul tema. Nel Parco della Pace di Nagasaki, epicentro dell'esplosione atomica che incenerì la città, si sono raccolte oltre 6.000 persone con inviati da 32 Paesi, tra cui Israele, Pakistan e Russia, con la prima presenza assoluta di Francia e Gran Bretagna e l'assenza degli Stati Uniti, che erano stati rappresentati dall'ambasciatore in Sol Levante, John Roos, nella cerimonia di Hiroshima. Il servizio di Giuseppe D’Amato: RealAudioMP3

Le celebrazioni per i 65 anni dei due bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki sono ormai conclusi. Le autorità giapponesi danno un giudizio positivo sul loro esito. Finalmente gli Stati Uniti hanno inviato un loro rappresentante ufficiale a Hiroshima. È venuto il momento di tentare di cicatrizzare una ferita che da troppo tempo sanguina. I sindaci di Hiroshima e Nagasaki, da sempre voci autorevoli contro la proliferazione nucleare a livello mondiale, invitano la comunità internazionale a fare di più per il disarmo. Siamo però sulla via giusta: si tenta la difficile strada dell’abolizione delle armi nucleari. I cattolici di Nagasaki hanno un posto di rilievo in questa battaglia. Ne abbiamo parlato con l’arcivescovo della città, mons. Mitsuaki Takami, che in aprile e maggio portò in pellegrinaggio la statua della Madonna bombardata, in udienza da Papa Benedetto XVI, in Spagna e, negli Stati Uniti, al Palazzo di Vetro:

R. – Noi preghiamo per le vittime della bomba e insistiamo perché non si faccia più la guerra, non ci sia più la violenza e si faccia di tutto per avere la pace.

D. – Recentemente lei ha dichiarato che l’abrogazione delle armi atomiche non sta procedendo come previsto...

R. – Tutti i grandi Paesi che hanno queste armi nucleari non vogliono più abbandonarle. Dicono che ne hanno bisogno per avere la pace. Io non capisco questa logica. Dobbiamo fare qualcosa.

Corea
L'artiglieria nordcoreana è entrata in azione oggi nel Mar Giallo, in acque confinanti con quelle della Corea del Sud, in una fase di alta tensione fra i due Paesi. Lo hanno reso noto media sudcoreani e la notizia è stata confermata da fonti militari di Seul. L'artiglieria di Pyongyang è entrata in azione in coincidenza con la fine di esercitazioni navali sudcoreane vicino alle acque frontaliere. La tensione è salita negli ultimi mesi fra le due Coree dopo l'affondamento di una nave da guerra sudcoreana da parte delle forze del Nord. Un ulteriore motivo di conflitto è il sequestro, sabato scorso, di un peschereccio sudcoreano e del suo equipaggio in navigazione nel Mar del Giappone, vicino alla Zona economica esclusiva nord-coreana. Seul è tornata oggi ad esigerne la liberazione.

Medio Oriente
Israele non ha violato il diritto internazionale nel caso della flottiglia pro-Gaza di fine maggio scorso: è quanto ha affermato il premier Netanyahu davanti alla Commissione di inchiesta presieduta dall'ex giudice della Corte Suprema Yaacov Tirkel. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

Israele ha operato nel pieno rispetto del diritto internazionale quando ha fatto scattare il blitz della marina militare, il 31 maggio scorso, sulla Mavi Marmara, la nave turca di attivisti filopalestinesi, nel corso del quale nove attivisti furono uccisi. È quanto afferma il premier israeliano. La nave era parte di una flottiglia che intendeva rompere il blocco navale imposto da Israele su Gaza. Nella Striscia di Gaza il potere è nelle mani di Hamas, movimento islamico che Israele considera terroristico. Netanyahu ha affermato che nella sua veste di premier non poteva ignorare la minaccia che Hamas rappresenta all'esistenza di Israele. Ma poi aggiunge di aver dato, nelle discussioni che hanno preceduto l'arrembaggio della flottiglia, rigide istruzioni perché si facesse uno sforzo supremo per evitare di causare vittime. E aggiunge che le stesse raccomandazioni giunsero dal ministro della Difesa, Barak. Quest'ultimo, a quanto risulta, deporrà domani davanti alla Commissione. Intanto oggi si parla di un presunto accordo tra Libia e Israele: un israeliano di origini libiche arrestato in Libia con l'accusa di spionaggio sarebbe stato liberato in cambio dell'assenso di Israele all'arrivo a Gaza del carico di una nave di aiuti per i palestinesi.

In Afghanistan attacchi di talebani nella provincia sud-orientale di Paktika
Commando di talebani hanno attaccato oggi all'alba una base congiunta di militari della Nato e afghani nella provincia sud-orientale di Paktika. Il maggiore Muhammad Harun, scrive al riguardo l'agenzia, ha precisato che un gruppo di sette insorti, fra cui alcuni kamikaze, hanno attaccato verso le 4,30. Un kamikaze, ha precisato l'ufficiale afghano, è stato ucciso dai soldati mentre si avvicinava alla base mentre il secondo si è fatto saltare in aria dopo una sparatoria, senza provocare feriti. Gli altri cinque talebani, si dice infine, si sono ritirati nascondendosi nelle case di un villaggio vicino.

Iran
Il capo dell'apparato giudiziario iraniano, ayatollah Sadeq Amoli Larijani, ha risposto duramente ad alcune critiche mosse alla magistratura dal presidente Mahmud Ahmadinejad, definendole “ingiustificabili” nel merito e nella forma. “Da un presidente ci aspettiamo che usi un linguaggio corretto e decoroso”, ha affermato Larijani, citato oggi dal quotidiano Shargh. Il capo della magistratura si riferiva ad un discorso fatto da Ahmadinejad due giorni fa ad un pubblico di rappresentanti della stampa in occasione della Giornata del giornalista, in cui ha attaccato i giudici per una condanna pronunciata nei confronti di un suo stretto collaboratore, l'ex direttore dell'agenzia ufficiale Irna, Mohammad Javad Behdad. Il giornalista, accusato di avere scritto un articolo offensivo nei confronti del presidente del Parlamento Ali Larijani – fratello dell'ayatollah Larijani - e dell'ex presidente della Repubblica Akbar Hashemi Rafsanjani, è stato condannato a 7 mesi di reclusione con la sospensione condizionale. Secondo il capo dell'apparato giudiziario, le critiche di Ahmadinejad alla sentenza mostrano che il presidente “non conosce la legge”.

Un diamante enorme a Naomi Campbell: la deposizione di Mia Farrow
Non erano “pietruzze dall’aspetto sporco”, ma un diamante “enorme”. Mia Farrow smentisce le dichiarazioni rilasciate la scorsa settimana da Naomi Campbell al Tribunale speciale per la Sierra Leone nel processo a carico dell’ex presidente della Liberia, Charles Taylor, per crimini di guerra contro l’umanità. “Mi disse di aver ricevuto un diamante enorme da parte di Taylor”, ha dichiarato l’attrice statunitense al Tribunale dell’Aja. “Mi disse di essere stata svegliata nella notte da alcuni uomini che bussavano alla sua porta; erano stati mandati da Taylor per darle un diamante enorme”, ha testimoniato Mia Farrow, sotto giuramento. Secondo l’attrice, la modella la mattina a colazione parlò di un fatto che le era capitato durante la notte. “Naomi mi disse che voleva donare il diamante a Nelson Mandela”.

Marea nera: la Bp ha già speso 6,1 miliardi di dollari
La compagnia britannica Bp ha reso noto che le spese relative alla lotta contro la marea nera, dove il pozzo all’origine della catastrofe ambientale è stato finalmente sigillato, hanno raggiunto quota 6,1 miliardi di dollari, 4,6 miliardi di euro. La cifra comprende le spese sostenute dal gruppo per far fronte all’emergenza, le operazioni per cementare il pozzo, i pagamenti agli Stati costieri e alle autorità federali e le domande di indennizzo già corrisposte. La Bp ha precisato di aver ricevuto 145mila richieste di risarcimento e di aver effettuato 103.900 pagamenti, per un totale di 319 milioni di dollari. Si tratta di un bilancio provvisorio. Il colosso petrolifero ha deciso a giugno di creare un fondo da 20 miliardi di dollari da spendere per risarcire vittime. L’azienda ha inoltre reso noto che le prove di pressione hanno confermato il successo dell’operazione per cementare i pozzi della piattaforma Deepwater Horizon all’origine del peggior disastro ecologico nella storia degli Stati Uniti

Arrestato in Indonesia influente leader islamico
La polizia indonesiana ha arrestato un influente leader religioso islamico, Abu Bakar Bashir, nell'ambito di un'inchiesta su minacce d'attentati che ha portato all'arresto di cinque sospetti tra sabato e domenica. Lo si apprende da fonti di polizia che precisano che Bashir, sospettato di legami con il terrorismo, è stato arrestato nell'ovest dell'isola di Giava ed è stato condotto nella sede della polizia a Giakarta. La Jemaah Islamiyah (Ji) è un'organizzazione integralista islamica clandestina considerata collegata ad Al Qaeda ed è diffusa in diversi Paesi del Sud-est asiatico. Fondata nel 1993 da Abu Bakar Bashir, religioso indonesiano direttore di una madrassa (scuola coranica) a Giava e da Abdullah Sungkar, anch'egli indonesiano, Jemaah Islamiyah (Comunità islamica) ha come fine ultimo la creazione di uno Stato islamico, o califfato, che comprenda Indonesia, Malaysia, Singapore, il sultanato del Brunei, il sud della Thailandia e il sud delle Filippine, tutti territori a maggioranza islamica. La Ji è considerata responsabile di numerosi attentati e omicidi, fra cui le stragi terroristiche di Bali nell'ottobre 2002 (202 morti, 88 dei quali turisti australiani), all'hotel Marriott di Giakarta il 5 agosto 2003 (12 morti) e di nuovo a Bali nell'ottobre 2005 (20 morti). (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 221

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