L'arcivescovo di Nagasaki: le potenze nucleari non vogliono rinunciare all'atomica
La città di Nagasaki, nel Giappone meridionale, ha celebrato oggi il 65.mo anniversario
dallo scoppio della seconda bomba atomica della storia, tre giorni dopo quella di
Hiroshima, con il sindaco della città che ha rilanciato il forte impegno per il disarmo
nucleare e criticato duramente il governo nipponico per la sua "ambiguità" sul tema.
Nel Parco della Pace di Nagasaki, epicentro dell'esplosione atomica che incenerì la
città, si sono raccolte oltre 6.000 persone con inviati da 32 Paesi, tra cui Israele,
Pakistan e Russia, con la prima presenza assoluta di Francia e Gran Bretagna e l'assenza
degli Stati Uniti, che erano stati rappresentati dall'ambasciatore in Sol Levante,
John Roos, nella cerimonia di Hiroshima. Il servizio di Giuseppe D’Amato:
Le celebrazioni
per i 65 anni dei due bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki sono ormai conclusi. Le
autorità giapponesi danno un giudizio positivo sul loro esito. Finalmente gli Stati
Uniti hanno inviato un loro rappresentante ufficiale a Hiroshima. È venuto il momento
di tentare di cicatrizzare una ferita che da troppo tempo sanguina. I sindaci di Hiroshima
e Nagasaki, da sempre voci autorevoli contro la proliferazione nucleare a livello
mondiale, invitano la comunità internazionale a fare di più per il disarmo. Siamo
però sulla via giusta: si tenta la difficile strada dell’abolizione delle armi nucleari.
I cattolici di Nagasaki hanno un posto di rilievo in questa battaglia. Ne abbiamo
parlato con l’arcivescovo della città, mons. Mitsuaki Takami,
che in aprile e maggio portò in pellegrinaggio la statua della Madonna bombardata,
in udienza da Papa Benedetto XVI, in Spagna e, negli Stati Uniti, al Palazzo di Vetro:
R.
– Noi preghiamo per le vittime della bomba e insistiamo perché non si faccia più la
guerra, non ci sia più la violenza e si faccia di tutto per avere la pace.
D.
– Recentemente lei ha dichiarato che l’abrogazione delle armi atomiche non sta procedendo
come previsto...
R. – Tutti i grandi Paesi che hanno queste armi nucleari
non vogliono più abbandonarle. Dicono che ne hanno bisogno per avere la pace. Io non
capisco questa logica. Dobbiamo fare qualcosa.
Corea L'artiglieria
nordcoreana è entrata in azione oggi nel Mar Giallo, in acque confinanti con quelle
della Corea del Sud, in una fase di alta tensione fra i due Paesi. Lo hanno reso noto
media sudcoreani e la notizia è stata confermata da fonti militari di Seul. L'artiglieria
di Pyongyang è entrata in azione in coincidenza con la fine di esercitazioni navali
sudcoreane vicino alle acque frontaliere. La tensione è salita negli ultimi mesi fra
le due Coree dopo l'affondamento di una nave da guerra sudcoreana da parte delle forze
del Nord. Un ulteriore motivo di conflitto è il sequestro, sabato scorso, di un peschereccio
sudcoreano e del suo equipaggio in navigazione nel Mar del Giappone, vicino alla Zona
economica esclusiva nord-coreana. Seul è tornata oggi ad esigerne la liberazione.
Medio
Oriente Israele non ha violato il diritto internazionale nel caso della flottiglia
pro-Gaza di fine maggio scorso: è quanto ha affermato il premier Netanyahu davanti
alla Commissione di inchiesta presieduta dall'ex giudice della Corte Suprema Yaacov
Tirkel. Il servizio di Fausta Speranza:
Israele ha
operato nel pieno rispetto del diritto internazionale quando ha fatto scattare il
blitz della marina militare, il 31 maggio scorso, sulla Mavi Marmara, la nave turca
di attivisti filopalestinesi, nel corso del quale nove attivisti furono uccisi. È
quanto afferma il premier israeliano. La nave era parte di una flottiglia che intendeva
rompere il blocco navale imposto da Israele su Gaza. Nella Striscia di Gaza il potere
è nelle mani di Hamas, movimento islamico che Israele considera terroristico. Netanyahu
ha affermato che nella sua veste di premier non poteva ignorare la minaccia che Hamas
rappresenta all'esistenza di Israele. Ma poi aggiunge di aver dato, nelle discussioni
che hanno preceduto l'arrembaggio della flottiglia, rigide istruzioni perché si facesse
uno sforzo supremo per evitare di causare vittime. E aggiunge che le stesse raccomandazioni
giunsero dal ministro della Difesa, Barak. Quest'ultimo, a quanto risulta, deporrà
domani davanti alla Commissione. Intanto oggi si parla di un presunto accordo tra
Libia e Israele: un israeliano di origini libiche arrestato in Libia con l'accusa
di spionaggio sarebbe stato liberato in cambio dell'assenso di Israele all'arrivo
a Gaza del carico di una nave di aiuti per i palestinesi.
In Afghanistan
attacchi di talebani nella provincia sud-orientale di Paktika Commando di talebani
hanno attaccato oggi all'alba una base congiunta di militari della Nato e afghani
nella provincia sud-orientale di Paktika. Il maggiore Muhammad Harun, scrive al riguardo
l'agenzia, ha precisato che un gruppo di sette insorti, fra cui alcuni kamikaze, hanno
attaccato verso le 4,30. Un kamikaze, ha precisato l'ufficiale afghano, è stato ucciso
dai soldati mentre si avvicinava alla base mentre il secondo si è fatto saltare in
aria dopo una sparatoria, senza provocare feriti. Gli altri cinque talebani, si dice
infine, si sono ritirati nascondendosi nelle case di un villaggio vicino.
Iran Il
capo dell'apparato giudiziario iraniano, ayatollah Sadeq Amoli Larijani, ha risposto
duramente ad alcune critiche mosse alla magistratura dal presidente Mahmud Ahmadinejad,
definendole “ingiustificabili” nel merito e nella forma. “Da un presidente ci aspettiamo
che usi un linguaggio corretto e decoroso”, ha affermato Larijani, citato oggi dal
quotidiano Shargh. Il capo della magistratura si riferiva ad un discorso fatto da
Ahmadinejad due giorni fa ad un pubblico di rappresentanti della stampa in occasione
della Giornata del giornalista, in cui ha attaccato i giudici per una condanna pronunciata
nei confronti di un suo stretto collaboratore, l'ex direttore dell'agenzia ufficiale
Irna, Mohammad Javad Behdad. Il giornalista, accusato di avere scritto un articolo
offensivo nei confronti del presidente del Parlamento Ali Larijani – fratello dell'ayatollah
Larijani - e dell'ex presidente della Repubblica Akbar Hashemi Rafsanjani, è stato
condannato a 7 mesi di reclusione con la sospensione condizionale. Secondo il capo
dell'apparato giudiziario, le critiche di Ahmadinejad alla sentenza mostrano che il
presidente “non conosce la legge”.
Un diamante enorme a Naomi Campbell:
la deposizione di Mia Farrow Non erano “pietruzze dall’aspetto sporco”, ma
un diamante “enorme”. Mia Farrow smentisce le dichiarazioni rilasciate la scorsa settimana
da Naomi Campbell al Tribunale speciale per la Sierra Leone nel processo a carico
dell’ex presidente della Liberia, Charles Taylor, per crimini di guerra contro l’umanità.
“Mi disse di aver ricevuto un diamante enorme da parte di Taylor”, ha dichiarato l’attrice
statunitense al Tribunale dell’Aja. “Mi disse di essere stata svegliata nella notte
da alcuni uomini che bussavano alla sua porta; erano stati mandati da Taylor per darle
un diamante enorme”, ha testimoniato Mia Farrow, sotto giuramento. Secondo l’attrice,
la modella la mattina a colazione parlò di un fatto che le era capitato durante la
notte. “Naomi mi disse che voleva donare il diamante a Nelson Mandela”.
Marea
nera: la Bp ha già speso 6,1 miliardi di dollari La compagnia britannica Bp
ha reso noto che le spese relative alla lotta contro la marea nera, dove il pozzo
all’origine della catastrofe ambientale è stato finalmente sigillato, hanno raggiunto
quota 6,1 miliardi di dollari, 4,6 miliardi di euro. La cifra comprende le spese sostenute
dal gruppo per far fronte all’emergenza, le operazioni per cementare il pozzo, i pagamenti
agli Stati costieri e alle autorità federali e le domande di indennizzo già corrisposte.
La Bp ha precisato di aver ricevuto 145mila richieste di risarcimento e di aver effettuato
103.900 pagamenti, per un totale di 319 milioni di dollari. Si tratta di un bilancio
provvisorio. Il colosso petrolifero ha deciso a giugno di creare un fondo da 20 miliardi
di dollari da spendere per risarcire vittime. L’azienda ha inoltre reso noto che le
prove di pressione hanno confermato il successo dell’operazione per cementare i pozzi
della piattaforma Deepwater Horizon all’origine del peggior disastro ecologico nella
storia degli Stati Uniti
Arrestato in Indonesia influente leader islamico La
polizia indonesiana ha arrestato un influente leader religioso islamico, Abu Bakar
Bashir, nell'ambito di un'inchiesta su minacce d'attentati che ha portato all'arresto
di cinque sospetti tra sabato e domenica. Lo si apprende da fonti di polizia che precisano
che Bashir, sospettato di legami con il terrorismo, è stato arrestato nell'ovest dell'isola
di Giava ed è stato condotto nella sede della polizia a Giakarta. La Jemaah Islamiyah
(Ji) è un'organizzazione integralista islamica clandestina considerata collegata ad
Al Qaeda ed è diffusa in diversi Paesi del Sud-est asiatico. Fondata nel 1993 da Abu
Bakar Bashir, religioso indonesiano direttore di una madrassa (scuola coranica) a
Giava e da Abdullah Sungkar, anch'egli indonesiano, Jemaah Islamiyah (Comunità islamica)
ha come fine ultimo la creazione di uno Stato islamico, o califfato, che comprenda
Indonesia, Malaysia, Singapore, il sultanato del Brunei, il sud della Thailandia e
il sud delle Filippine, tutti territori a maggioranza islamica. La Ji è considerata
responsabile di numerosi attentati e omicidi, fra cui le stragi terroristiche di Bali
nell'ottobre 2002 (202 morti, 88 dei quali turisti australiani), all'hotel Marriott
di Giakarta il 5 agosto 2003 (12 morti) e di nuovo a Bali nell'ottobre 2005 (20 morti).
(Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 221
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