La Chiesa celebra la Festa di Santa Teresa Benedetta della Croce. Il Papa: brilla
come una luce in una notte buia
La Chiesa celebra oggi la Festa di Santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith
Stein, ebrea tedesca, filosofa e carmelitana. Patrona d’Europa insieme a Santa Brigida
e Santa Caterina da Siena, Benedetto XVI l’ha citata più volte nel corso del suo Pontificato,
e in particolare durante la sua storica visita nel Campo di concentramento di Auschwitz,
dove il 9 agosto 1942 la santa fu uccisa con la sorella nelle camere a gas: aveva
50 anni. Ce ne parla Sergio Centofanti.
Ha “attraversato
l’oscuro tempo della Seconda Guerra Mondiale, senza perdere mai di vista la speranza,
il Dio della vita e dell’amore”: così il Papa ha ricordato Santa Teresa Benedetta
della Croce ieri all’Angelus. Edith Stein, allieva del filosofo Husserl, era ebrea
di nascita, ma dopo un lungo cammino di ricerca si è lasciata conquistare da Cristo
in età adulta, senza mai rinnegare il suo popolo, come ha sottolineato il Papa ad
Auschwitz il 28 maggio 2006:
“Come cristiana ed ebrea, ella accettò
di morire insieme con il suo popolo e per esso. I tedeschi, che allora vennero portati
ad Auschwitz-Birkenau e qui sono morti, erano visti come Abschaum der Nation – come
il rifiuto della nazione. Ora però noi li riconosciamo con gratitudine come i testimoni
della verità e del bene, che anche nel nostro popolo non era tramontato. Ringraziamo
queste persone, perché non si sono sottomesse al potere del male e ora ci stanno davanti
come luci in una notte buia”.
Edith Stein era una donna in cerca
della verità: l’ha trovata nella Croce di Cristo. “Prendere la croce – ha ricordato
il Papa nell’Angelus del 20 giugno scorso - significa impegnarsi per sconfiggere
il peccato che intralcia il cammino verso Dio, accogliere quotidianamente la volontà
del Signore, accrescere la fede soprattutto dinanzi ai problemi, alle difficoltà,
alla sofferenza”:
“La santa carmelitana Edith Stein ce lo ha testimoniato
in un tempo di persecuzione. Scriveva così dal Carmelo di Colonia nel 1938: «Oggi
capisco … che cosa voglia dire essere sposa del Signore nel segno della croce, benché
per intero non lo si comprenderà mai, giacché è un mistero… Più si fa buio intorno
a noi e più dobbiamo aprire il cuore alla luce che viene dall’alto». (La scelta di
Dio. Lettere (1917-1942), Roma 1973, 132-133)”.
“Il mondo è in fiamme
– scriveva Edith Stein nel tempo buio del nazismo - la lotta tra Cristo e anticristo
si è accanita apertamente, perciò se ti decidi per Cristo può esserti chiesto anche
il sacrificio della vita. Contempla il Signore che pende davanti a te sul legno, perché
è stato obbediente fino alla morte di Croce …”. Per lei, infatti, è la Croce “l’unica
speranza”:
“I cristiani, però, non esaltano una qualsiasi croce,
ma quella Croce che Gesù ha santificato con il suo sacrificio, frutto e testimonianza
di immenso amore. Cristo sulla Croce ha versato tutto il suo sangue per liberare l’umanità
dalla schiavitù del peccato e della morte. Perciò, da segno di maledizione, la Croce
è stata trasformata in segno di benedizione, da simbolo di morte in simbolo per eccellenza
dell’Amore che vince l’odio e la violenza e genera la vita immortale.’ O Crux, ave
spes unica! O croce, unica speranza!’”.
Sulla figura di Edith Stein,
e in particolare sulla sua conversione, ascoltiamo il servizio di Tiziana Campisi:
(musica)
Era
una notte d’estate e correva l’anno 1921, Edith Stein, nella casa di campagna di alcuni
amici, non riusciva a dormire; lei stessa racconta quello che successe: “Presi casualmente
un libro dalla biblioteca; portava il titolo ‘Vita di Santa Teresa narrata da lei
stessa’. Cominciai a leggere e non potei più lasciarlo, finché non ebbi finito. Quando
lo richiusi mi dissi: questa è la verità”. Quella verità tanto a lungo cercata la
promettente studiosa di Breslavia, la trova nel mistero della Croce, nella persona
di Gesù Cristo. E’ un’esperienza che le cambia la vita, si fa battezzare l’anno dopo,
poi decide di entrare fra le carmelitane, ed è il 16 luglio del 1933, solennità della
Madonna del Carmelo, che viene accettata a Lindenthal. Ma come spiegare questa scelta
di Edith Stein? Lo abbiamo chiesto a padre Saverio Cannistrà,
preposito generale dell’Ordine dei Carmelitani scalzi:
R. – Credo che
la scelta del Carmelo sia legata alla sua ricerca della verità. Il discorso è un po’
complesso, ma credo che in Edith Stein ci sia una reinterpretazione del Carmelo come
risposta ad una ricerca della verità nel nostro tempo. Questo è legato un po’ a tutta
la storia precedente, filosofica ed anche spirituale, di Edith Stein.
D.
– La figura di Edith Stein è molto complessa. Come arriva ai semplici?
R.
– Credo che quello che Giovanni Paolo II ha detto nella Lettera apostolica con cui
la proclama compatrona d’Europa, sia un messaggio che tutti possono cogliere e cioè
che Edith Stein sia per ogni persona - e specialmente in Europa - una segno di rispetto
della persona, di accoglienza dell’altro, di ricerca di convivenza pacifica tra culture
e religioni diverse.
D. – Quale messaggio particolare recepire oggi
da Santa Teresa Benedetta della Croce?
R. – Edith Stein ha attraversato
le esperienze più drammatiche e complesse della storia europea della prima metà del
XX secolo: la guerra, la persecuzione, i campi di sterminio, ma anche l’ateismo, la
ricerca filosofica di nuove categorie di pensiero. In tutto questo e attraverso questo
cammino, ha trovato dentro di sé una fonte di pace e di serenità. Io credo che questo
sia il messaggio ed anche l’esempio che Edith Stein ci lascia: come si possa, attraverso
le vicissitudini storiche, anche le più drammatiche del nostro tempo, non perdere
la propria identità e la propria libertà. Questo ritornando all’interno di se stessi
e qui trovando il fondamento in una verità che ci è stata donata.
D.
– C’è un pensiero, una frase di Edith Stein che può ricordarci?
R. –
Una che a me piace particolarmente ha a che fare proprio con la dignità della persona.
Teresa Benedetta dice, grossomodo, così: segno della dignità, della sacralità della
persona e della sua libertà, è il fatto che Dio stesso si ferma di fronte ad essa.
(musica)
“Più
si fa buio attorno a noi e più dobbiamo aprire il cuore alla luce che viene dall’alto”
diceva Edith Stein. Di lei oggi non restano che gli scritti e quel pugno di polvere
raccolto dai forni crematori di Auschwitz portato nella chiesa di San Michele, a Wroclaw,
dove ha vissuto da giovane. Quella luce che viene dall’alto ce la addita anche lei
da quel buio che sembra averla inghiottita, ma che ce la fa ricordare come una grande
testimone di fede.