2010-08-08 09:44:41

Accordo Ecuador-Onu per preservare la foresta amazzonica dagli interessi petroliferi


Preservare la foresta amazzonica rinunciando all’estrazione di petrolio. E’ questo l’accordo firmato nei giorni scorsi tra il governo dell’Ecuador e le Nazioni Unite per tutelare la biodiversità del parco dello Yasunì, sotto la cui superficie sono state stimate ingenti quantità di greggio. Il governo di Quito riceverà tre miliardi e seicentomila dollari dalla comunità internazionale per compensare la mancata estrazione. Michele Raviart ne ha parlato con Marica di Pierri della Ong “A Sud”, che ha promosso il progetto in Italia:RealAudioMP3

R. - Si tratta di scegliere di non estrarre il petrolio in questo Parco Nazionale dello Yasunì, dichiarato dall’Unesco riserva mondiale della biosfera. Quindi, chiedere ai Paesi industrializzati di contribuire, versando attraverso l’acquisto di bond emessi dal governo ecuadoriano, la metà di quello che il governo avrebbe guadagnato qualora avesse scelto di estrarre all’interno del parco.

D. – Questo progetto è patrocinato dalle Nazioni Unite, ma com’è stato accolto dai singoli Paesi?

R. – Questa firma storica, di questo accordo tra l’Ecuador e le Nazioni Unite, è senz’altro il primo passo che permetterà di rimettere alla prova le adesioni degli altri Paesi. La Germania ha accettato di versare 50 milioni di dollari ogni anno per 13 anni, anche la Svezia, la Spagna, la Francia e la Svizzera hanno espresso il loro sostegno. La proposta non è aperta soltanto ai governi, ma anche alle organizzazioni, alle associazioni, quindi, ci potrebbe essere anche un sostegno dal basso.

D. – Così come dal basso e dalla società civile è partita tutta questa idea...

R. – Questa proposta è frutto esclusivamente dei movimenti sociali e delle organizzazioni della società civile, lanciata dal basso e raccolta da un governo che sa sedersi ad ascoltare le proposte che vengono da una base che ha una lunga storia, tra l’altro, di rispetto ambientale...

D. – Dal Parco dello Yasunì può nascere un nuovo modello di sviluppo ecologicamente sostenibile...

R. – Il cammino verso un cambiamento di paradigma di sviluppo è molto lungo. Se “green economy” vuol dire riuscire a scegliere di non estrarre in vista di una considerazione condivisa, per cui è più importante conservare un luogo a così alta biodiversità perché è un bene comune di tutta l’umanità, ci piace la “green economy”. Se, invece, la “green economy” è ripetere in una maniera ambientale più sostenibile lo stesso modello selvaggio in cui il profitto è il parametro più importante nelle valutazioni economiche, politiche e sociali, allora senz’altro la strada da fare è davvero ancora lunga.







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