A Caltagirone, in Sicilia, si chiude l'anno celebrativo dedicato a don Luigi Sturzo
A 50 anni dalla morte di don Luigi Sturzo, sacerdote, fondatore del Partito Popolare
Italiano, si è chiuso ieri l’anno celebrativo indetto dalla diocesi di Caltagirone,
in Sicilia, per ricordare la figura dello statista, scomparso nel 1959, di cui è in
corso il processo di beatificazione. La politica è sempre e solo servizio “che unisce
e costruisce” mai “potere che invece prevarica e divide” ha ricordato nella Santa
Messa di ieri l'arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause
dei Santi, che ha riproposto la figura di don Sturzo come esempio per gli italiani
ed in particolare per i politici. Per monsignor Amato la “politica come attività di
servizio” è uno dei tre pilastri della sempre attuale “profezia politica” di don Sturzo.
Gli altri due sono “l'affermazione che la vera vita è quella dello spirito, per cui
la vita di grazia non è una sovrapposizione ma una trasformazione dell'esistenza e
dell'attività umana”, e la “considerazione che il Cristianesimo è l'unica vera rivoluzione
della storia umana, perché edifica senza distruggere, rinnova nella continuità, promuove
la comunione”. “La lettura della vita e degli scritti di don Sturzo – ha ricordato
nell’omelia mons. Amato - mi ha fatto scoprire uno straordinario ministro di Dio,
che ha coniugato Vangelo e politica, traducendo il suo ministero sacerdotale in carità
politica”. “La sua opera e le sue intuizioni – ha aggiunto - sarebbero ancora di grande
ispirazione per tutti, soprattutto per coloro che desiderano tradurre la verità evangelica
nella concretezza dell'azione sociopolitica”. Per il prefetto della Congregazione
delle Cause dei Santi, l'impronta sacerdotale dell'azione sturziana “fa sì che né
la politica né l'economia possano essere promotrici di bene comune se lo spirito del
servizio non prevale sulla materia del potere”: don Sturzo “fece irrompere il soprannaturale
nella politica. E solo così l'azione politica rivela tutto il suo potenziale di bene
comune e di giustizia”. (C.D.L.)