Il cardinale Tauran: la fraternità a fondamento di libertà e uguaglianza
“La fraternità non è spontanea: è responsabilità di ogni cristiano lavorare ogni giorno
per affermare tale virtù”. Così il cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio
Consiglio per il Dialogo Interreligioso nel suo intervento per l’undicesima edizione
di Tonalestate, che si chiude oggi nella città di Ponte di Legno in provincia di Brescia.
Quest’anno l’associazione, attraverso momenti di dibattito e confronto, relazioni
di personalità illustri,ma anche mostre e spettacolo, ha scelto tre parole come guida
ai suoi lavori: liberté, egalité, ma soprattutto fraternité, perché - ha spiegato
il porporato - non ci sono libertà e uguaglianza senza fraternità. Il servizio di
Cecilia Seppia:
Quest’anno,
al Tonalestate, si tocca un punto vitale, cercando di capire se la fraternità – parola
che si collega d’istinto alla Rivoluzione francese – possa anche indicare una possibilità
di vita diversa per questo secolo, così confuso, spesso disordinato e sempre individualistico.
Il cardinale Tauran nel suo intervento ribadisce che fraternità non è utopia, ma certo
non dimentica di rivolgere a tutti i cristiani e non solo, l’invito a lavorare con
perseveranza per la promozione di un nuovo mondo attraverso quella che è sì una virtù
laica, ma anche uno dei valori principali del cristianesimo. Di questo era convinto
anche Giovanni Paolo II: la Chiesa stessa – diceva - è una comunità di fratelli: in
ognuno c'è la chiamata a essere fratello in umanità. A differenza della libertà che
può essere istituita, dell’uguaglianza che può essere imposta, la fraternità invece
non si stabilisce con una legge, viene da una esperienza profonda di solidarietà e
responsabilità e permette di sopprimere le disuguaglianze. Per questo il cardinale
Tauran, propone la fraternità come riferimento etico, per combattere i mali di oggi:
un antidoto alle crisi finanziarie, alle malattie, alla fame e alla povertà. D’altra
parte Bendetto XVI nell’enciclica Caritas in Veritate, insiste sulla collaborazione
della famiglia umana e sul riavvicinamento tra i popoli come base del dialogo interreligioso;
ma la fraternità è anche il principio ispiratore della Dichiarazione universale dei
diritti dell'uomo, sancita dalle Nazioni Unite. Essa dunque non è facoltativa, è una
necessità, è un imperativo insito nei valori religiosi o laici più sacri. Riconoscere
e accettare che Dio è misteriosamente all’opera in ciascuna creatura, per quanto diversa
da noi, è fondamentale per riuscire ad arginare tutte le cause di non-fraternità.
I cristiani - ha detto il porporato - hanno la responsabilità di portare questo messaggio
al mondo: "saremo forse una minoranza nel mondo di domani - ha concluso - ma saremo
sempre una minoranza che conta, una minoranza che agisce".