Alluvioni in India: oltre 130 morti. Drammatica situazione in Pakistan
Si aggrava di ora in ora il bilancio delle vittime dell’alluvione che ha colpito ieri
lo Stato indiano del Kashmir: secondo gli ultimi bilanci i morti sono 137, 400 i feriti
e 600 i dispersi, compresi alcuni soldati, mentre almeno 10mila sarebbero le persone
rimaste senza casa. È una zona tradizionalmente arida, esterna ai fenomeni monsonici
e meta turistica molto frequentata, il distretto di Ladakh, sul quale ieri si è abbattuto
il nubifragio senza precedenti che ha messo in ginocchio il Paese. Il bilancio, avvertono
le autorità, è assolutamente provvisorio. Nell’area, ancora difficile da raggiungere
anche per i soccorritori, si scava a mani nude e c’è una vera e propria corsa contro
il tempo per salvare le persone rimaste intrappolate nel fango. La situazione all’aeroporto
di Leh, dopo la chiusura di ieri, sta lentamente tornando alla normalità e sono potute
così arrivare tre squadre della Forza nazionale di risposta alle catastrofi e un’equipe
medica. Le autorità locali parlano di uno stato di devastazione mai visto: edifici
crollati, case rase al suolo, collegamenti interrotti e migliaia di persone che cercano
rifugio nelle strutture d’emergenza. Circa un migliaio i turisti bloccati. E anche
in Pakistan le piogge monsoniche che imperversano da una settimana non accennano a
diminuire, ma si stanno spostando verso sud: le previsioni meteo mantengono alto lo
stato di allerta per tutto il fine-settimana. Nel Paese le persone coinvolte nell’alluvione,
la peggiore degli ultimi 80 anni, sono 12 milioni e si contano ormai 1600 morti. Le
piogge si stanno spostando dalle vallate del nord-ovest verso la provincia meridionale
del Sindh, dove sono scattati i piani di evacuazione nelle aree più basse del bacino
del fiume Indo. Paura anche per il Punjab, considerato il granaio del Paese, e per
la diga di Guddu, dove il livello dell’acqua ha raggiunto il limite della capacità
del bacino. (A cura di Roberta Barbi)