Festa della Trasfigurazione. Il Papa: guardare le cose del mondo con gli occhi di
Dio
La Chiesa celebra oggi la Festa della Trasfigurazione del Signore. Una ricorrenza
– spiegano le catechesi di Benedetto XVI – che c’invita a guardare le cose del mondo
con la prospettiva di Dio. Ce ne parla Sergio Centofanti.
Guardare
le tenebre con gli occhi della luce: bisogna salire in alto per avere lo sguardo di
Dio sulle vicende del mondo. Gesù “salì sul monte a pregare”, racconta il Vangelo
odierno. “La montagna – sottolinea il Papa – è il luogo della vicinanza con Dio. E’
lo spazio elevato, rispetto all’esistenza quotidiana, dove respirare l’aria pura della
creazione. E’ il luogo della preghiera”. E “la Trasfigurazione è un avvenimento di
preghiera: pregando Gesù si immerge in Dio … e così la luce lo invade”: ma “non esce
dalla storia, non sfugge alla missione per la quale è venuto nel mondo”:
“Per
un cristiano … pregare non è evadere dalla realtà e dalle responsabilità che essa
comporta, ma assumerle fino in fondo, confidando nell’amore fedele e inesauribile
del Signore”. (Angelus del 4 marzo 2007)
Sul Tabor, Pietro, Giacomo
e Giovanni fanno un’esperienza eccezionale: contemplano la gloria del Figlio di Dio,
pregustano un pezzetto di Paradiso; qui il grano è ormai separato dalla zizzania:
“Si
tratta in genere di brevi esperienze, che Dio a volte concede, specialmente in vista
di dure prove. A nessuno, però, è dato di vivere ‘sul Tabor’ mentre si è su questa
terra. L'esistenza umana infatti è un cammino di fede e, come tale, procede più nella
penombra che in piena luce, non senza momenti di oscurità e anche di buio fitto. Finché
siamo quaggiù, il nostro rapporto con Dio avviene più nell'ascolto che nella visione;
e la stessa contemplazione si attua, per così dire, ad occhi chiusi, grazie alla luce
interiore accesa in noi dalla Parola di Dio". (Angelus del 12 marzo 2006)
Sarebbe
bello rimanere sul Tabor. Ma si sale sul monte con Gesù per imparare a vedere il male
con gli occhi del bene:
"Qui è il punto cruciale: la trasfigurazione
è anticipo della risurrezione, ma questa presuppone la morte. Gesù manifesta agli
Apostoli la sua gloria, perché abbiano la forza di affrontare lo scandalo della croce,
e comprendano che occorre passare attraverso molte tribolazioni per giungere al Regno
di Dio”. (Angelus del 17 febbraio 2008)
La Trasfigurazione è un
forte invito ad entrare nella preghiera: solo un rapporto vero con Gesù ci mostra
che “la vera bellezza è l'amore di Dio” che “sa trasfigurare anche l'oscuro mistero
della morte nella luce irradiante della risurrezione”:
“La preghiera
non è un accessorio, un optional, ma è questione di vita o di morte. Solo chi prega,
infatti, cioè chi si affida a Dio con amore filiale, può entrare nella vita eterna,
che è Dio stesso”. (Angelus del 4 marzo 2007)
Sul mistero della Trasfigurazione
ascoltiamo il commento di don Michele Giulio Masciarelli, preside dell’Istituto
teologico abruzzese-molisano, al microfono di Federico Piana:
R. – La prima
osservazione che farei è che si tratta di un mistero manifestato. Questo corregge
il nostro concetto di mistero come verità semplicemente impervia alla ragione. Il
mistero cristiano si manifesta, è un mistero visto, guardato. E’, dunque, un atto,
un atto trinitario di Dio, che viene sperimentato, perché ci sono testimoni.
D.
– Come si può attualizzare questa Festa, mons. Masciarelli?
R. – La
Chiesa ha bisogno della Trasfigurazione, come diceva Paolo VI che è morto proprio
in questo giorno, ha bisogno di rifarsi le vesti nuove (le vesti di Gesù vengono trasfigurate,
illuminate), ma soprattutto il volto nuovo. La Chiesa è quindi chiamata a questa trasfigurazione,
che intanto è una trasfigurazione possibile. Questa è la prima cosa che direi: è una
Festa di speranza, perché la Chiesa può trasfigurarsi, il singolo cristiano può trasfigurarsi.
C’è questa bellissima pedagogia, che viene sottolineata da questa Festa: la fine illumina
l’inizio e anche il frattempo. Questa è una Festa che anticipa la Pasqua, quasi a
dire: se non sapessimo come finisce il tutto - che finisce nella gloria e che ci attende
un Dio pieno di gloria e un Redentore glorificato, assiso alla destra del Padre, potente,
glorioso e in grado di salvarci – non potremmo affrontare la croce, non avremmo la
forza di traversare la difficoltà dell’esodo, le difficoltà e le umiliazioni, anche
quelle che la Chiesa di oggi vive. E’ importante questa solennità, perché dà alla
Chiesa la prospettiva mentre vive i suoi dolori. Direi inoltre che questa festa è
importante anche perché ci indica nuovamente la via della bellezza: la via della bellezza
per noi è necessaria. Senza bellezza non si vive. (Montaggio a cura di Maria
Brigini)