2010-08-05 15:58:25

Italia. Berlusconi al Pdl: prepariamoci alle elezioni


Scenari politici aperti dopo il voto di ieri della Camera che ha respinto la mozione di sfiducia nei confronti del sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, indagato nell’inchiesta sull’associazione segreta cosiddetta P3. Per la prima volta dall’inizio della legislatura il governo, infatti, non ha più la certezza della maggioranza assoluta. Servizio di Giampiero Guadagni:RealAudioMP3

Dopo l’estate prepariamoci alle elezioni. L’invito rivolto da Berlusconi ai parlamentari del Pdl subito dopo il voto sul caso Caliendo riassume il clima che si respira nella politica italiana a seguito dello strappo tra il premier e il presidente della Camera Fini. Ieri sera a Montecitorio i 299 voti contrari di Pdl e Lega sono stati largamente sufficienti a respingere la mozione di sfiducia nei confronti del sottosegretario alla Giustizia ma sono un numero ben al di sotto della maggioranza assoluta di 316 voti che ha finora consentito al governo una navigazione tranquilla. A modificare gli equilibri la formazione del nuovo gruppo finiano - 34 deputati e 10 senatori - che in questa occasione ha creato un asse con i centristi dell’Udc di Casini e dell’Api di Rutelli. I cui deputati si sono astenuti sul caso Caliendo, giudicando irricevibile la mozione di sfiducia ma sottolineando l’esistenza della questione morale. In molti parlano della nascita di fatto di un terzo polo, definizione respinta dai diretti interessati, che parlano semmai di area di responsabilità nazionale. Al momento sono convinti di rimanere nei rispettivi ruoli di maggioranza e opposizione. Ma ormai il volto della legislatura sembra definitivamente cambiato. La maggioranza non esiste più, sostiene il segretario del Pd Bersani, sostenitore di un governo di transizione per approvare una nuova legge elettorale e alcune misure economiche per uscire dalla crisi. Più o meno sulla stessa linea l’Udc, che da tempo propone un esecutivo di responsabilità nazionale. E questa mattina Casini ha invitato Berlusconi a chiarire se intende governare ancora o dimettersi. Il voto, aggiunge Casini, sarebbe invece una fuga. Ma le elezioni anticipate sono invece chieste dall’altro partito di opposizione, L’Italia dei Valori di Di Pietro. Un’ipotesi che sembra fare presa anche nella maggioranza. È vero che la Lega teme una frenata del federalismo proprio in vista del traguardo, ma il partito di Bossi non vuole governi tecnici e resta comunque al fianco di Berlusconi il quale da parte sua, come spiegano i dirigenti a lui più vicini, non vuole farsi cucinare a fuoco lento dal nuovo gruppo finiano. Sullo sfondo resta una questione centrale: la crisi economica non è certo ancora finita e ha bisogno di un governo stabile che la affronti. Il ministro Tremonti assicura che la nuova situazione politica non avrà riflessi sui conti pubblici. Ma il capo dello Stato Napolitano, a cui naturalmente spetta l’ultima parola, ha antenne molto sensibili al tema. E anche per questo lavora per evitare conflitti istituzionali e insiste sulla massima collaborazione possibile tra le forze politiche in Parlamento.

Libano-Israele
I colpi sparati due giorni fa da soldati libanesi verso soldati israeliani erano “deliberati e totalmente ingiustificati” perché non c’è stato sconfinamento da parte israeliana: questo il commento del Dipartimento di Stato americano dopo gli scontri avvenuti al confine tra Libano e Israele costati la vita a un ufficiale israeliano e a due soldati e un giornalista libanesi. Oggi la situazione lungo la Linea Blu è tornata apparentemente “normale” ma l'agenzia nazionale libanese Nna riferisce che aerei militari israeliani hanno sorvolato a partire dalle 8:30 fino alle 9:45 locali (le 8:45 in Italia) il settore centrale e occidentale dell'area di responsabilità dell'Unifil, la missione Onu schierata nel sud del Libano e di cui fanno parte 1.900 soldati italiani. Secondo Beirut dunque caccia israeliani sono tornati stamani a violare lo spazio aereo di Beirut e la risoluzione Onu n.1701.

In Pakistan sale a 80 il numero dei morti per gli scontri a Karachi
Non si placano le violenze scatenatesi a Karachi, la più importante città del Pakistan, dopo l'assassinio lunedì di Raza Haider, leader politico di un partito anti-talebano. Solo ieri, 31 persone sono state uccise, facendo salire ad 80 il numero delle vittime di tre giorni di anarchica follia. E ieri sera una nuova strage è stata evitata di poco: un uomo ha lanciato una bomba a mano fra i fedeli in preghiera in una Moschea nel quartiere di North Nazimabad. Per fortuna ci sono stati solo feriti anche se c’è preoccupazione per qualcuno di loro. Tra i feriti c’è anche un autorevole personalità religiosa, responsabile del seminario collegato alla moschea. I media sottolineano l'assenza quasi totale delle forze dell'ordine di fronte agli attacchi armati incrociati fra responsabili di gruppi etnici in conflitto. Una delle zone più a rischio in questa crisi è Orangi Town, dominata dalla popolazione di lingua urdu, ma circondata dai pashtun.

Non si placano le violenze in Kashmir
È salito a 47 morti il totale dei dimostranti separatisti uccisi dalla polizia nel Kashmir indiano nell'ultimo mese e mezzo. Nonostante il coprifuoco permanente e i rinforzi militari, non si ferma la violenza nella vallata musulmana divisa tra India e Pakistan. I media indiani hanno riferito oggi della morte di un uomo, colpito da proiettili sparati dalle forze dell'ordine due giorni fa a Srinagar, la capitale dello Stato di Jammu e Kashmir. Un altro dimostrante è stato assassinato ieri sera durante l'ennesima sassaiola contro la polizia che ha reagito sparando sulla folla. Nell'ultima settimana sono 30 le vittime della spirale di violenza che non sembra fermarsi. Anche durante la notte sono avvenuti diversi incidenti, tra cui un attacco a due stazioni della polizia. Diversi appelli alla calma sono arrivati dal governo di New Delhi e anche dagli stessi leader separatisti.

Attacco suicida in Afghanistan: 7 persone uccise
Le autorità afghane nella provincia settentrionale di Kunduz hanno reso noto che almeno sette persone, di cui sei poliziotti afghani, sono rimasti uccisi in un attacco suicida questa mattina nel distretto di Imam Sahib che aveva come obiettivo un convoglio composto da forze Nato e forze afghane. Tra le vittime, oltre ai sei agenti di polizia, c'è anche un appartenente alla milizia locale. Otto civili, quasi tutti semplici passanti, sono rimasti feriti. Non si ha invece notizia di vittime tra i militari stranieri. Nell'attacco sono rimasti danneggiati due mezzi militari.

Oggi Karzai in visita a Teheran
Il presidente afghano Hamid Karzai è oggi a Teheran per colloqui con il suo omologo iraniano Mahmud Ahmadinejad e con la Guida suprema, ayatollah Ali Khamenei. Karzai parteciperà inoltre ad un vertice dei tre Paesi di lingua persiana, l'Iran, l'Afghanistan e il Tajikistan, con la presenza anche del presidente tagiko Imomali Rakhmon. Si tratta del quarto vertice di questo genere tenuto negli ultimi anni.

Ban Ki-moon a Nagasaki
“Un mondo senza armi nucleari”. È l’auspicio del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, oggi in visita nella città di Nagasaki, in Giappone, alla vigilia del 65.mo anniversario del lancio della bomba atomica da parte degli Usa, che segnò la fine della II Guerra Mondiale e l'ingresso nell'era nucleare. Domani cerimonia di commemorazione ad Hiroshima. Il servizio di Giuseppe d’Amato:RealAudioMP3

L’unico modo per non usare le armi atomiche è eliminarle del tutto: così il segretario dell’Onu, a Nagasaki, nel corso di un incontro con i sopravvissuti. Ban Ki-moon ha visitato alle 12.40 anche la cattedrale cattolica Urakami, a qualche centinaio di metri dall’epicentro dello scoppio della bomba del nove agosto. Dal Giappone, il segretario dell’Onu, sta lanciando accorati appelli al disarmo contro la proliferazione nucleare, parti essenziali – viene evidenziato – della pace internazionale e della sicurezza. Spero - ha detto ai giovani nipponici – che la nuova generazione raccolga la torcia accesa dai loro genitori e nonni e diventino leader del disarmo. Ban Ki-moon sarà domani il primo segretario dell’Onu a partecipare alla cerimonia in ricordo del bombardamento atomico. Ad Hiroshima sarà presente anche per la prima volta un rappresentante americano, l’ambasciatore Ross. In città i preparativi fervono: gruppi di pacifisti sono rimasti per ora raccolti in preghiera per le vittime della tragedia di 65 anni fa e per la pace, sia davanti alla cupola della bomba, sia nel parco della pace. Scolaresche e gruppi musicali hanno preparato canti davanti alle televisioni di mezzo mondo. La sensazione della gente è che qualcosa di importante stia finalmente per avvenire.

Ce, Fmi, Bce: la Grecia ha compiuto progressi notevoli
Le autorità greche hanno applicato “con forza” il programma di risanamento economico e avviato “importanti riforme”, ma restano ancora da affrontare “importanti sfide e rischi”. È quanto si evidenzia in una nota congiunta Commissione europea-Bce-Fmi diffusa a Bruxelles al termine della missione condotta ad Atene per valutare l'applicazione de programma economico greco. La Grecia, si legge nella nota congiunta, “ha compiuto progressi notevoli sulle riforme strutturali”.

Marea Nera: “Bottom kill” chiude l’operazione “Static Kill”
Si chiama “Bottom kill”, l’ultima fase dell’operazione “Static kill”, avviata per la chiusura definitiva del pozzo Macondo nel Golfo del Messico. Dopo le ultime dichiarazioni di Obama che hanno annunciato piena soddisfazione per la riuscita dell’operazione, il governo Usa ha autorizzato la fase conclusiva della chiusura definitiva del pozzo. La British Petroleum ha dichiarato che “Bottom Kill” comincerà nelle prossime ore con l’immissione di cemento nella cavità. Il via libera del governo Usa è arrivato a meno di 24 ore dal buon esito dell’introduzione del fango dalla bocca del pozzo per respingere e mantenere sul fondo il petrolio. Obama ha espresso un certo sollievo per il rapporto della National Oceanographic Atmmospheric Administration - l’agenzia federale americana - in base al quale l’inquinamento delle acque del Golfo del Messico sarebbe meno grave di quanto sinora previsto.

Cina e Corea del Sud studiano l’ipotesi di un accordo di libero scambio
La Cina e la Corea del Sud potrebbero cominciare l’anno prossimo negoziati per un accordo di libero scambio. Lo ha annunciato in un’intervista al China Daily Yu Woo-ik, l’ambasciatore coreano a Pechino. Dopo quattro anni di studi di fattibilità sulla tipologia dell’accordo tra i due governi, tra le associazioni industriali e le università, l’ambasciatore ha detto che i tempi sono maturi. L’approvazione creerebbe la terza più larga area economica del mondo, dopo quella disegnata dal trattato di libero mercato del Nord America e dell’Unione Europea. In Asia, la Cina rappresenta la seconda economia più grande e la Corea del Sud la quarta. Secondo gli esperti, un’area di libero scambio tra Cina e Corea del Sud, sarebbe un buon catalizzatore per il commercio nell’Asia orientale in particolare e nell'intero continente in generale. La Cina è già il maggior partner commerciale della Corea del Sud, seguito dagli Usa. Lo scorso anno, gli scambi tra Pechino e Seoul hanno rappresentato il 21% dell’export della Corea del Sud. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 217

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