Il governo nepalese abolisce il divieto di espatrio verso l’Iraq
Era in vigore dal 2004, ma ora, in seguito all’ordine del Comando centrale Usa a Baghdad,
in Iraq, che nei giorni scorsi ha imposto il rimpatrio dei lavoratori migranti impiegati
illegalmente nelle basi americane, il governo del Nepal ha tolto il divieto di espatrio
verso l’Iraq. Come riferisce AsiaNews, infatti, tra i migranti che lavoravano nella
base americana in Iraq, c’erano circa 30mila nepalesi: la decisione dell’esecutivo
di Kathmandu, quindi, arriva in un momento particolarmente delicato per il Nepal,
in cui la disoccupazione interna è molto elevata, e si pone come sostegno all’economia
del Paese che per oltre il 40 per cento dipende dalle rimesse dei lavoratori migranti
all’estero. Il divieto che venne imposto nel 2004, invece, derivò dall’esigenza di
prendere contromisure dopo l’uccisione di 12 immigrati nepalesi uccisi in Iraq da
estremisti islamici, vicenda che scatenò una serie di rappresaglie contro la popolazione
musulmana residente in Nepal. In questi anni, però, secondo la polizia nepalese, molti
hanno aggirato il divieto e ciascun migrante paga fino a tremila euro ai trafficanti
per riuscire a espatriare: un fenomeno che non si limita alla popolazione nepalese,
ma coinvolge anche indiani e filippini, i lavoratori più richiesti dalle agenzie straniere
con sede in Iraq. (R.B.)