2010-08-02 13:46:53

Chiusa la plenaria del Secam: rilanciare il protagonismo della Chiesa in Africa


Si è conclusa ieri ad Accra, in Ghana, la 15.ma Assemblea plenaria del Secam, il Simposio delle Conferenze episcopali d’Africa e Madagascar. Si è trattato di un’importante occasione, attraverso dibattiti e incontri, per riflettere sui 40 anni di attività del Secam e in particolare sulle prospettive e l'autonomia della Chiesa in Africa. Il servizio del nostro inviato, padre Joseph Ballong:RealAudioMP3

Alla fine dei lavori della 15.ma Assemblea Plenaria del Secam, i vescovi hanno indirizzato un messaggio di gratitudine e di fedeltà al Santo Padre, Benedetto XVI. Hanno poi adottato un certo numero di risoluzioni e di raccomandazioni, che invitano ad un impegno rinnovato e concreto, affinché il Secam possa raggiungere gli obiettivi che si è prefissato. I vescovi hanno anche rinnovato i dirigenti del Secam, rieleggendo - per un nuovo mandato di tre anni - il cardinale Polycarp Pengo, arcivescovo di Dar-es-Saalam, in Tanzania, alla presidenza; il cardinale Théodore-Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar, in Senegal, come primo vice presidente, e l’arcivescovo di Lubango, in Angola, mons. Gabriel Mbilingi, come secondo vice presidente. I vescovi della 15.ma Plenaria del Secam si sono quindi salutati, dandosi appuntamento fra tre anni a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo.

Per un bilancio dell'assemblea del Secam, ascoltiamo il commento di mons. Jean-Claude Bouchard, vescovo di Pala, in Ciad, e presidente della Conferenza episcopale del Paese africano. La sua riflessione è stata raccolta dal nostro inviato, padre Joseph Ballong:RealAudioMP3

R. – E’ stato un evento molto importante perché abbiamo avuto l'occasione di parlare con una sola voce. Penso sia stata una riunione molto ricca: abbiamo condiviso le nostre esperienze, abbiamo riflettuto a partire dagli interventi degli specialisti.

D. – Eccellenza, sono stati tanti i temi trattati durante l’Assemblea. Ne vuole sottolineare qualcuno in particolare?

R. – Il primo tema era i 40 anni del Secam e l’autosufficenza, le prospettive, e l’avvenire della Chiesa dell’Africa. Non si tratta solo di un problema economico ma anche di una necessità più globale. La Chiesa in Africa deve compiere la sua missione prima con i suoi propri mezzi, non aspettando e contando solo su l’aiuto degli altri. E’ un fatto che la Chiesa in Africa, come i Paesi africani, dipende troppo dalla comunità internazionale per l’idee, la ricerca, i mezzi materiali. L’Africa soffre di una mancanza di fiducia in se stessa. Però l’Africa è ricca, ha delle competenze ormai, ha gli Istituti di formazione: bisogna che trovi la fiducia in se stessa per prendere le proprie decisioni, le proprie responsabilità.

D. – Che cosa serve alla Chiesa d’Africa?

R. – Ci vuole una presa di coscienza che la Chiesa d’Africa appartiene agli africani. Già Paolo VI lo disse nel 1969: “Voi africani siate i vostri propri missionari”. Dunque quella Chiesa deve svilupparsi per se stessa, senza aspettare dagli altri. Sì, ci si può aspettare un aiuto, ma lo sviluppo viene dall’interno e questa presa di coscienza – abbiamo detto – si deve fare a tutti i livelli: nelle comunità di base, nelle diocesi, nelle associazioni regionali di Chiese e anche nel Secam che soffre di mancanza di mezzi. Dunque è importante prendere veramente sul serio questa presa in carico delle proprie Chiese. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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