Ad Assisi migliaia di pellegrini per la Festa del Perdono voluta da San Francesco
Si celebra oggi la Festa del Perdono e come ogni anno, il 2 agosto, Assisi si riempie
di fedeli e pellegrini. Milioni di uomini e donne – come ricordano i Frati minori
dell’Umbria - hanno varcato nel corso dei secoli la porta della Porziuncola per ricevere
l’indulgenza plenaria “nel desiderio di ritrovare la pace e vivere una profonda esperienza
di fede”. Ripercorriamo la storia del Perdono di Assisi nel servizio di Amedeo
Lomonaco:
Ai piedi
della collina di Assisi all’inizio del 1200 una piccola chiesa diventa il punto di
riferimento di San Francesco e dei suoi primi compagni. E’ la Porziuncola, dove il
Santo Patrono d’Italia vive in povertà, fonda l’Ordine francescano e invia i frati
in tutta la terra come missionari di pace. L’incontro tra Francesco e Papa Onorio
III è l’origine del cammino di milioni di pellegrini. Francesco chiede al Papa un’indulgenza
senza oboli per chi si reca alla Porziuncola. Al Pontefice che chiede quanto tempo
debba durare questa indulgenza, risponde che gli siano concessi “non anni, ma anime”.
Francesco aggiunge che non è lui a chiedere ma Colui che lo ha mandato, il
Signore Gesù Cristo. Allora Papa Onorio III, senza indugio, dice per tre volte: “Ordino
che tu l’abbia”. E’ il 1216 e il Pontefice concede l’indulgenza per tutti coloro
che il 2 agosto avrebbero visitato la Porziuncola. Francesco, felice, si avvia
verso la porta ma il Papa lo richiama perché non ha documenti che attestino la concessione
dell’indulgenza. Francesco dice che basta la Parola del Papa. Se questa indulgenza
è opera di Dio – aggiunge – il Signore penserà a manifestare la sua opera. Non c’è
bisogno di alcun documento e “questa carta – afferma Francesco - deve essere la Santissima
Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni”. Qualche giorno dopo, rivolgendosi
ai fedeli convenuti alla Porziuncola, dice tra le lacrime: "Fratelli miei, voglio
mandarvi tutti in Paradiso!".
Anche quest’anno, la Basilica di Santa Maria
degli Angeli ad Assisi, all’interno della quale è custodita la Porziuncola, propone
ai pellegrini un ricco e articolato calendario di eventi. Oggi, alle 15.30, è previsto
l’arrivo della XXX Marcia Francescana, un’esperienza che coinvolgerà migliaia di giovani
provenienti dall'Italia e dall'estero. Alle 18.00 mons. Domenico Sorrentino, vescovo
di Assisi, presiederà la Santa Messa. Tutte le celebrazioni, iniziate lo scorso 29
luglio, rinnovano l’insegnamento di Francesco fondato sull’autentico senso del perdono.
Ma cosa significa perdonare e come rendere il perdono una delle pietre miliari della
nostra vita? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a mons. Domenico Sorrentino, vescovo
di Assisi:
R. – Il perdono
è iniziativa gratuita con cui Dio viene incontro al nostro peccato per salvarci. San
Francesco questo lo aveva ben chiaro: voleva venire incontro al bisogno dell’uomo
di incontrare la misericordia di Dio e di salvarsi pienamente. Questo perché dopo
il perdono, c’è bisogno, poi, di una vita rinnovata. L’indulgenza che Francesco chiese
è quella grazia ulteriore con cui il Signore, dopo averci dato il suo perdono, ci
dà le condizioni per una vita veramente rinnovata.
D. – Ricordiamo proprio
l’incontro di San Francesco con Papa Onorio III: Francesco chiede al Papa un’indulgenza
senza oboli per chi visita la Porziuncola e che gli siano concessi “non anni ma anime”…
R.
– E’ molto bello come Francesco senta molto questo e lo dica con l’espressione fiorita:
“Voglio mandarvi tutti in Paradiso”. Francesco aveva fatto la scelta degli umili e
ne sentiva, in particolare, la condizione. A quel tempo la penitenza, che veniva assegnata
per il perdono dei peccati, era spesso anche una penitenza esigente e costosa, fisicamente
e pecuniariamente. Francesco sente il bisogno di mettersi ancora una volta dalla parte
degli umili e dei poveri e chiede appunto al Papa quest’indulgenza speciale. Allora
questa fu una grande novità.
D. – Come leggere questa pagina legata
a San Francesco patrono d’Italia anche nella complessità della società italiana?
R.
– Direi che la società di oggi ha più che mai bisogno dell’esperienza della misericordia.
Innanzitutto della misericordia divina, ma, partendo dal Padre, anche della misericordia
vicendevole. Questo non significa soltanto un vago sentimento di solidarietà ma, più
concretamente, significa accoglienza e condivisione dell’altro, specialmente quando
l’altro è più provato e più emarginato. Credo che tutto questo sia di grandissima
attualità. Quello che si vede in questi giorni a Santa Maria degli Angeli, alla Porziuncola
- questa marea di gente - credo sia un grande segno.
D. – E proprio
la Porziuncola, il cuore della Basilica di Santa Maria degli Angeli, oggi è una fonte
d’ispirazione e di luce anche in una società distratta dal secolarismo, dall’individualismo.
Quale tesoro possiamo trovare ripercorrendo le orme di Francesco?
R.
– Abbiamo bisogno di ritrovare l’intimo dell’esperienza religiosa. Questo simbolismo
insito nella Porziuncola è un grande invito al ritorno a se stessi. Dobbiamo saper
ritornare a noi stessi, perché Dio ci aspetta al centro della nostra esistenza, personale
e comunitaria.
D. – Tornare in noi stessi, attingendo poi alla vita
di San Francesco che non si esaurisce con la sua morte, ma è come un arco di santità
che riempie il presente e si proietta poi anche nel futuro...
R. – Francesco
continua a parlare con la sua santità radicale, tutta evangelica, centrata su Gesù
Cristo, sul conformarsi a Gesù Cristo. Farsi nudo davanti a Dio per essere accolti
da Lui e per conformarsi a Gesù Cristo, nudo sulla Croce, che si rende Pane per l’umanità.
Francesco è per questo che continua a parlare. Vedo la gente che viene e trova in
lui un segno di speranza sempre vivo. In fondo, Francesco, dicendo: “Voglio mandarvi
in Paradiso”, diceva anche: “Vorrei farvi sperimentare il mio Paradiso, il mio Cantico,
il mio ‘Laudate si’ mi Signore’, perché quando si ama Dio si è nella gioia, nonostante
le sofferenze e le prove”.
D. – Proprio per partecipare a questa gioia,
quali i luoghi e le condizioni per ricevere l’indulgenza plenaria?
R.
– Naturalmente occorrono condizioni spirituali di fondo, cioè aver chiesto perdono
a Dio ed averlo ricevuto. Occorre poi visitare la Porziuncola o anche altre Chiese
francescane o parrocchiali con quest’intento. Poi una cosa soprattutto, a cui si pensa
meno ma che è decisiva: la ferma decisione di staccarsi dal peccato. E’ estremamente
importante che, accanto al perdono ricevuto nella Confessione e alle pratiche che
ci fanno partecipare alla Comunione, ci sia questa ferma volontà di staccarsi dal
peccato e di cominciare una vita nuova.