2010-08-01 15:32:25

Berlusconi: no a governo tecnico ed elezioni. Bersani: si faccia un governo di transizione


Il dibattito politico italiana, dopo la rottura tra Berlusconi e Fini, si concentra sul numero di deputati su cui può contare il governo in vista di appuntamenti chiave in programma alla Camera, probabilmente anche prima della pausa estiva. Il premier Berlusconi si è detto fiducioso, nonostante i centristi Casini e Rutelli abbiano escluso l’appoggio dei propri parlamentari. Bersani invoca un governo di transizione. Il servizio è di Eugenio Bonanata: RealAudioMP3

E’ tempo di analisi e di conti ma Berlusconi ha escluso sia l’ipotesi di elezioni anticipate sia quella di un governo tecnico. Il leader del Pd, Bersani, invece chiede un governo di transizione per fare una legge elettorale che ridia potere ai cittadini e per varare alcune misure economiche necessarie al Paese. Da parte sua, in colloqui con la stampa, il premier si è detto sereno, sottolineando che adesso bisogna andare avanti con le riforme a partire da federalismo e lotta all’evasione fiscale. Insomma per il presidente del Consiglio procederà senza problemi il cammino del suo esecutivo che – ha ricordato in una nota diffusa ieri – solo nelle ultime settimane ha dato prova della sua concretezza riformatrice approvando ben quattro provvedimenti: la manovra economica, la riforma del codice della strada, quella dell’università e la nuova legge sul cinema. L’alleanza con la Lega è fuori discussione. Il ministro Bossi, che ha detto di preferire il voto anticipato ad un governo tecnico, è preoccupato per il federalismo e ha ricordato che ci sono 20 milioni di uomini pronti a battersi per la democrazia. Anche i finiani a Montecitorio non sembrano intimorire il premier. Sono persone per bene – ha detto – non vogliono andare a casa e voteranno quei provvedimenti previsti dal programma. Accantonato il progetto intercettazioni, la prima prova per l’esecutivo è ormai alle porte, e sarà la mozione di sfiducia al sottosegretario alla giustizia Giacomo Caliendo che le opposizioni chiedono di votare alla Camera nei prossimi giorni. I finiani, sensibili alla questione morale, non hanno ancora reso pubbliche le loro intenzioni. L’Italia dei Valori ha sollecitato gli ex di An per una risposta chiara. Di Pietro guarda già al voto anticipato e ha proposto al Pd di dar vita ad una casa comune del centrosinistra. I democratici chiedono ancora a Berlusconi di riferire in Parlamento, ma il premier ha annullato l’annunciato discorso in Senato prima della pausa estiva sui temi di giustizia e legalità. I centristi, infine: dopo Casini anche Rutelli ha bocciato qualsiasi ipotesi di alleanza rifiutando la possibilità di “una campagna acquisti” tra i parlamentari dell’Api per rimpolpare la maggioranza di governo.

Gaza
Nuovo raid dell’aviazione israeliana su Gaza all’alba in risposta all’ultimo razzo lanciato ieri sera contro la città ebraica di Sderot. Colpiti anche questa volta tunnel nella Striscia utilizzati per il contrabbando, senza provocare vittime. Israele “ha il diritto di difendere i suoi cittadini” ha affermato il premier Netanyahu puntando il dito contro Hamas, che peraltro in queste ore ha minacciato vendetta per l’uccisione di un suo leader avvenuta venerdì sotto il fuoco degli aerei dello Stato ebraico. Netanyahu ha anche previsto la ripresa dei colloqui diretti con i palestinesi entro la metà di agosto, precisando però che saranno rifiutate eventuali condizioni poste dalla controparte. L’Autorità nazionale palestinese, dal canto suo, ha fatto sapere di aver presentato un piano di pace all’amministrazione statunitense che è più generoso nei confronti di Israele rispetto al passato. Intanto oggi il presidente egiziano Mubarak al Cairo ha incontrato il presidente israeliano Shimon Peres, proprio per discutere del rilancio del processo di pace. Per un commento sulla situazione Luca Collodi ha intervistato il padre francescano David Jaegger, esperto di questioni relative alla Terra Santa: RealAudioMP3

R. - La ripresa dei colloqui, se avverrà, non garantirà di per sé la fine dello stallo, perché mentre adesso la discussione verte sui meccanismi - negoziati diretti o indiretti - qualora i negoziati diretti riprendessero davvero, si verrebbe direttamente alle questioni di sostanza, che restano ancora quelle che dividono profondamente le parti.

D. - Tra l’altro, si continua a costruire in zone, da parte israeliana, che dovrebbero essere territori palestinesi…

R. - E’ proprio questo, adesso, il problema principale, perché l’Organizzazione per l liberazione della Palestina, presieduta da Mahmud Abbas, teme che la ripresa dei negoziati diretti, in queste condizioni, possa essere vista come acquiescenza rispetto al progredire degli insediamenti israeliani nei territori palestinesi. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

Afghanistan
In Afghanistan almeno 10 civili hanno perso la vita oggi nell'esplosione di tre ordigni rudimentali nei pressi di Kandahar. Intanto l’Olanda ha avviato il ritiro delle proprie truppe dal Paese. Si tratta di circa duemila uomini dispiegati nella provincia di Uruzgan. In mattinata la cerimonia per il passaggio di consegne alle forze americane ed australiane che assumeranno il controllo militare dell’area. E’ il primo ritiro di un contingente straniero così consistente. La Nato aveva chiesto la proroga della missione fino all’agosto dell’anno prossimo, ma lo scorso febbraio il governo è caduto e ha deciso, dopo 4 anni, di non rinnovare l’impegno nel Paese.

Iraq
Violenza protagonista anche in Iraq, dove il mese di luglio è stato quello con il maggiore numero di vittime da oltre due anni: 535 morti, fra cui 396 civili. Il bilancio è stato diffuso dai ministeri iracheni della Sanità, della Difesa e dell'Interno precisando che le forze di sicurezza hanno ucciso un centinaio di insorti arrestandone circa mille.

Iran
Nelle prossime settimane l’Iran presenterà una serie di progetti difensivi “sbalorditivi” in risposta alle sanzioni dell’ONU contro il suo programma nucleare che vietano l’esportazioni di armi verso la Repubblica Islamica. Ad annunciarlo è stato il ministro della Difesa di Teheran, mentre l’ambasciatore iraniano presso le Nazioni Unite ha minacciato che il suo Paese metterà “a ferro e fuoco Tel Aviv” in caso di un attacco militare contro le proprie installazioni atomiche da parte di Israele.

Pakistan
I servizi segreti pachistani hanno annullato una visita in Gran Bretagna, dopo le dichiarazioni rilasciate in India nei giorni scorsi dal premier britannico David Cameron, che ha accusato Islamabad di 'esportare il terrore'. Le affermazioni del primo ministro di Londra fanno seguito alle indiscrezioni di Wikileaks, secondo cui il governo pachistano avrebbe sostenuto i talebani e la guerriglia islamica. Ce ne parla Francesca Marino, direttrice del portale StringerAsia, intervistata da Giada Aquilino: RealAudioMP3

R. - Non è una novità, il Pakistan viene accusato regolarmente da anni di sostenere i talebani. Nello specifico adesso, sono i rapporti - pare filtrati, alcuni dicono addirittura consegnati - volontariamente a Wikileaks.

D. - Proprio in questi rapporti di Wikileaks, cosa si dice in particolare?

R. – Si dice anche lì qualcosa di ampiamente detto e scritto in ogni rapporto degli ultimi sette-otto anni, cioè che i servizi segreti pachistani continuerebbero a finanziare, armare, addestrare i talebani; che si servirebbero dei mezzi e del denaro ricevuti dagli americani per armarsi contro l’India; che l’attentato all’ambasciata indiana a Kabul sarebbe stato organizzato dai servizi segreti pachistani. In realtà nei rapporti e nei file di Wikileaks non c’è nulla di nuovo.

D. – Al momento quali sono i rapporti tra Afghanistan e Pakistan?

R. – Sono altalenanti e ondeggianti. Lì si sta giocando la grande partita del ritorno a casa degli americani, che potrebbero ritirarsi prima del previsto. Il problema è che il Pakistan non vorrebbe una presenza forte indiana in Afghanistan.

D. – Qual è la situazione su quel fronte?

R. – L’India continua ad insistere perché il terrorismo di matrice pachistana venga fermato; il Pakistan continua a negare che questo terrorismo esista.

D. – L’India in queste ore è alle prese con disordini anche in Kashmir…

R. – Sì, però sono disordini che hanno una modalità nuova e una volta tanto non dipendono completamente dalla lotta per il Kashmir. In realtà, i nuovi disordini sono capeggiati da giovani che protestano per motivi prettamente economici e di sviluppo. Il Kashmir era la Svizzera dell’India finché non sono cominciate le lotte negli anni 80, il che ha portato a un crollo economico verticale della regione, che al momento non si riesce ancora a ricuperare.

Tensione Colombia-Venezuela
La Colombia non ha alcuna intenzione di attaccare il Venezuela. Lo ha dichiarato il governo colombiano del presidente Uribe in un comunicato diffuso ieri dopo le accuse del leader di Caracas, Hugo Chavez, che in queste ore ha ordinato alle proprie truppe di schierarsi al confine proprio per le tensioni con il Paese vicino. La Colombia ha anche ribadito il massimo impegno sul fronte diplomatico per convincere il Venezuela a non offrire appoggio ai guerriglieri delle Farc.

Russia sconvolta dagli incendi
Si aggrava la situazione in Russia sul fronte degli incendi, provocati dall’eccezionale ondata di caldo che imperversa da giorni soprattutto nella zona occidentale del Paese. Le fiamme in queste ore hanno raggiunto la regione dell’estremo oriente, colpendo circa 100 mila ettari di foresta. Particolarmente interessata anche la penisola settentrionale di Kamchatka. Sono decine di migliaia i vigili del fuoco, appoggiati dai soldati, impegnati nel tentativo di arginare i roghi. Il premier Putin ha convocato per domani a Mosca un vertice straordinario con i governatori delle 14 regioni dove è stato dichiarato lo stato d’emergenza. Preoccupazione è stata espressa anche dal Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill, che oggi ha lanciato un appello ad unirsi nella preghiera “affinchè la pioggia arrivi sulla nostra terra”.

Protesta dell'opposizione russa
Le forze dell’ordine russe sono intervenute ieri a Mosca per disperdere una manifestazione dell’opposizione che ogni 31 del mese scende in piazza a difesa dell’articolo 31 della Costituzione, che prevede appunto la tutela del diritto di riunione. Decine gli arresti eseguiti da oltre 350 tra poliziotti e soldati. In manette anche il leader Nemtsov, molto noto nel Paese noto per le sue posizioni antigovernative.

Bangladesh
Nuovi scontri oggi a Dacca in Bangladesh tra polizia e lavoratori del settore tessile che da giorni stanno protestando per chiedere aumenti salariali. Le forze dell’ordine hanno utilizzato gas lacrimogeni per disperdere i dimostranti che hanno innalzato barricate sulle principali vie di comunicazione della città. La giornata di ieri si è chiusa con un bilancio di un centinaio di feriti.

Grecia
Disagi in Grecia per la carenza di carburante nel Paese a causa dello sciopero degli autotrasportatori, che prosegue ormai da circa una settimana nonostante la precettazione imposta dal governo. Atene ha dovuto fare ricorso all’esercito per rifornire ospedali, aeroporti e centrali elettriche. La polizia presidia gli impianti di raffinazione per evitare incidenti. Da ieri sono previste pesanti sanzioni, fino alla revoca della licenza, per quanti si oppongono alla ripresa delle attività. Le associazioni dei commercianti lamentano gravi perdite sul fronte del turismo.

Marocco-Fronte Polisario
Il Marocco non rinuncerà alla sovranità sul Sahara occidentale. Lo ha dichiarato il re del Paese, Mohammed VI, venerdì scorso in occasione dell’11esimo anniversario della sua ascesa al trono, suscitando la preoccupazione del Fronte Polisario che rappresenta il popolo saharawi e che si batte per l’autonomia della regione. Il discorso del sovrano – hanno affermato esponenti del movimento – “ravviva il fuoco della guerra e delle tensioni nell’area”. Per questo il Fronte ha chiesto alle Nazioni Unite di accelerare la sua missione nella regione in vista dello svolgimento del referendum sul’indipendenza al fine di permettere al popolo saharawi di esercitare il suo diritto all’autodeterminazione. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 213

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.







All the contents on this site are copyrighted ©.