Si è aperta oggi la Solennità del "Perdono di Assisi", che - come ha ricordato il
Papa all'Angelus - culminerà domani, con la cosiddetta indulgenza della Porziuncola,
ottenuta grazie a San Francesco che ha fatto di questo luogo uno dei Santuari della
misericordia di Dio. “La Festa del Perdono di Assisi” è l’occasione ogni anno per
migliaia di fedeli di vivere una profonda esperienza di fede. Lo conferma al microfono
di Paolo Ondarza, padre Saul Tambini, frate minore responsabile dell’Opera
Porziuncola nella Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli.
R. – Nei
secoli è andata sviluppandosi sempre più questa straordinaria “Festa del Perdono”.
Penso che il motivo principale sia che passano gli anni e comunque questa parola,
“perdono”, sia ancora significativa e, in tempi convulsi come quelli attuali, abbia
un indiscusso valore, sia spirituale ma anche per la società civile.
D.
– La “Festa del Perdono di Assisi” è animata sicuramente da una manifestazione di
devozione da parte di tanti fedeli, ma è innanzitutto manifestazione della misericordia
infinita di Dio…
R. – Penso che questa sia direttamente l’intenzione
di San Francesco, proprio quando con l’annuncio ai fedeli convenuti qui alla Porziuncola,
insieme e accanto a tutti i vescovi dell’Umbria, nel 1216, disse: “Vi voglio mandare
tutti in Paradiso”. E’ quindi ovvio che le persone che vengono qui, provenienti da
tante parti del mondo, cerchino principalmente un motivo legato alla misericordia
di Dio.
D. – Chi ha partecipato, almeno una volta, alla Solennità del
Perdono di Assisi, può percepire una gioia incredibile da parte dei tanti fedeli convenuti.
Ci sono storie di persone che, proprio in occasione di questa Solennità, hanno sentito
forte il richiamo ad una svolta, una conversione del cuore. Gliene viene in mente
qualcuna?
R. – Principalmente mi viene in mente me stesso. Il 2 agosto
di ormai diversi anni fa diedi una svolta alla mia vita, una svolta legata proprio
ad un momento penitenziale vissuto qui, alla Porziuncola. Diverse persone che vengono
qui “fuggono” dai propri posti per poi confessare i loro peccati e dare così una
svolta alla loro vita. Tornano quindi di certo emotivamente coinvolti, ma poi in un
impegno concreto di vita riescono a cambiare la loro storia in un qualcosa che, cristianamente
parlando, chiamiamo appunto “conversione”.
D. - Quella piccola porta
della Porziuncola, che ricorda l’immagine evangelica della porta stretta, ha accolto
milioni di fedeli nei secoli ed è stata percepita, da chi vi entra con fede, come
una “porta di vita eterna”. Con questa fiducia arrivano domani, 2 agosto, da varie
parti del mondo, centinaia di giovani, partecipanti alla marcia francescana…
R.
– Sì, ci sono molti giovani che il Giorno del Perdono vengono qui ad Assisi, alla
porta della vita eterna, non soltanto dall’Italia ma anche dalle nazioni vicine. In
tutto questo, voglio narrare una piccola storia che forse non tutti conoscono, per
dire quanto questo luogo sia conosciuto ed apprezzato anche da persone che, apparentemente,
si sentono lontane. Una filosofa, nel 1937, visitò questo posto ed ebbe modo di raccontarlo
in una lettera che mandò ad un suo amico sacerdote. Questa filosofa si chiamava Simone
Weil. In questa lettera scrive: “Visitai una piccola Chiesa medievale ad Assisi, a
Santa Maria degli Angeli, ed io, per la prima volta nella mia vita, mi sentii obbligata
ad inginocchiarmi”. Iniziò lì un percorso, diciamo così, spirituale e mistico di questa
filosofa, che la portò poi a convertirsi al cristianesimo, quando lei era di origine
ebraica. Credo che sia questa la testimonianza, come tante altre testimonianze di
persone che, per diversi motivi e da diverse parti, giungono qua con tutti questi
giovani, come accade in questi giorni e trovano qui qualcosa che li vincola interiormente
ad inginocchiarsi. E noi sappiamo bene quanto la dignità dell’uomo e del cristiano
dipenda molto da quell’inginocchiarsi.