2010-07-31 11:37:08

La Chiesa celebra la memoria di Sant'Ignazio di Loyola


“Signore, dammi il tuo amore e la tua grazia e questo mi basta”: scriveva così Sant’Ignazio di Loyola, di cui oggi la Chiesa celebra la memoria liturgica. Per l’occasione, alle 19.00, il preposito generale dei Gesuiti, padre Adolfo Nicolás, presiederà la Santa Messa nella chiesa romana del Gesù, dove si venera il corpo del Santo. Ignazio era nato nel 1491 a Loyola, nei Paesi Baschi. Ferito in guerra nel 1521, si dedicò alla lettura di un libro sulla vita di Gesù e dei Santi. Animato dal desiderio di seguire Cristo, nel 1523 scrisse gli “Esercizi spirituali”. In seguito, fondò la Compagnia di Gesù, approvata da Papa Paolo III nel 1540. Morì a Roma il 31 luglio del 1556. Ma qual è il cuore della spiritualità ignaziana? Isabella Piro lo ha chiesto al padre gesuita Lorenzo Gilardi, direttore della Casa per esercizi spirituali “Villa Santa Croce”, di San Mauro Torinese:RealAudioMP3

R. – La spiritualità ignaziana è soprattutto un ricercare la volontà di Dio: conoscere, accogliere questo desiderio, questa aspettativa che Dio ha nei nostri confronti. Ed è per questo che la spiritualità ignaziana porta a sviluppare, nella persona che la assume e la vive, un atteggiamento contemplativo di scoprire la volontà di Dio in tutte le cose e di viverlo poi nell’azione: contemplazione nell’azione.

D. – Oggi quale valore primario rappresentano gli Esercizi spirituali elaborati da Sant’Ignazio di Loyola?

R. – Sant’Ignazio con gli esercizi svolge un servizio alla Chiesa, a tutta la Chiesa: gli esercizi sono per tutti. Gli esercizi spirituali sono un’esperienza di Dio, ma sono anche una pedagogia dell’esperienza spirituale: una pedagogia della ricerca della volontà di Dio, una ricerca della preghiera personale. Quindi, sono molto importanti e molto utili oggi, soprattutto per l’ambito europeo che è un ambito molto secolarizzato. Però noi sappiamo che sotto alla secolarizzazione c’è poi una domanda di trascendenza.

D. – Sant’Ignazio fu un missionario anche in zone difficili, potremmo definirle “zone di frontiera”. Quale insegnamento trarre da questa sua esperienza?

R. – Sant’Ignazio fu il cuore dell’attività missionaria della Compagnia di Gesù perché Sant’Ignazio fu veramente l’ispiratore di tutte le grandi missioni della Compagnia. Il grande ruolo di Sant’Ignazio per le missioni è stato quello di aver individuato le necessità, le urgenze, i bisogni più impellenti della Chiesa del suo tempo e aver inviato Gesuiti e missionari proprio in quelle zone. Quindi, il carisma di Sant’Ignazio è quello di Generale della Compagnia: cioè, una persona che ha colto le ispirazioni di Dio, ha letto le necessità e poi ha inviato i missionari. La situazione emblematica, quella più significativa, è l’invio di San Francesco Saverio in India: è stato veramente un momento carismatico.

D. – Nel 1540 Sant’Ignazio fondò la Compagnia di Gesù. Sono passati 5 secoli da allora. Oggi quali sfide si trovano ad affrontare i Padri gesuiti?

R. – Dopo cinque secoli, molte cose sono cambiate: la Chiesa è cambiata, ma la società è cambiata, la scienza ha fatto grandissime evoluzioni. Tuttavia, rimane un’ispirazione fondamentale che qualifica la Compagnia di Gesù e i Gesuiti ed è qualcosa di molto attuale, molto utile. Io direi che la Compagnia di Gesù è un ordine missionario, è istituito per aiutare le persone nel loro rapporto con Dio, a procedere verso Dio: cioè, aiutare la persona nella felicità eterna. Questo è il carisma che rimane ancora valido nella Compagnia: aiutare le anime nella loro crescita di fede, portarle a Dio e in questo aiutarle anche da un punto di vista integrale; aiutarle dal punto di vista spirituale, ma anche dal punto di vista materiale perché già al tempo di Sant’Ignazio, proprio nelle Costituzioni ignaziane, è presente la fondazione dei Collegi. Quindi, Sant’Ignazio ha guardato alla crescita della persona umana nella sua integralità, sia la crescita spirituale ma anche la crescita culturale: cioè, in tutto. Questo è il carisma della Compagnia di Gesù: far crescere la persona in tutto, nella sua integralità, e portarla fino a Dio.







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