Suora violentata in India: la comunità cristiana chiede giustizia e verità
Sete di giustizia e volontà di perdono. Così la comunità cattolica dell’Orissa vive
la vigilia dell’apertura del processo contro gli stupratori di suor Meena, religiosa
attaccata durante i pogrom anti-cristiani avvenuti nello Stato dell’india orientale
l’agosto di due anni fa. E a pochi giorni dall’apertura del procedimento giudiziario,
lo zio della vittima nonché vescovo di Rourkela, mons. John Barwa, spiega ad AsiaNews
che la religiosa è diventata il simbolo di un’intera comunità e della sua lotta per
la verità: “Per me, per la nostra gente e per la Chiesa dell’Orissa, lei è la testimonianza
della vittoria della Luce sull’oscurità”. All’epoca delle violenze, suor Meena Barwa,
dell’ordine religioso delle Servitrici, era impegnata al Centro pastorale del distretto
di Kandhamal, insieme a padre Thomas Chellan. Il 25 agosto del 2008 è stata presa,
picchiata, denudata e fatta girare per il villaggio con il sacerdote. Infine l’hanno
violentata prima che venisse liberata dalla polizia. Il caso è arrivato alla corte
locale e ora la comunità cristiana accusa le autorità di collusione con gli estremisti
indù e il processo è visto come la giusta opportunità per dimostrare la voglia di
giustizia della popolazione. Intanto, riferisce ancora il presule, suor Meena sta
portando avanti gli studi e la sua carriera accademica usando un nome diverso per
motivi di sicurezza. Per quanto riguarda l’approccio al processo, mons. Barwa racconta,
infine, che la religiosa cerca giustizia per il suo popolo senza rancore e spavento
ma chiedendo “l’illuminazione di Dio per affrontare l’identificazione dei colpevoli”.
(A cura di Marco Guerra)