Santa Marta nelle catechesi del Papa: l'ascolto della Parola di Dio è prioritario
e ispira il servizio della carità
Domenica scorsa, all’Angelus, Benedetto XVI si era soffermato, nel commento che precede
la preghiera mariana, sull’episodio evangelico di Marta e Maria, al centro della liturgia
del giorno. Nel brano – che ritorna anche nella liturgia di oggi – risaltano le parole
con le quali Gesù rimprovera bonariamente Marta per non aver saputo scegliere la “parte
migliore”, quella dell’ascolto della Parola di Dio. Una condizione, questa, fondamentale
per ogni cristiano e alla quale Benedetto XVI ha più volte fatto riferimento nei suoi
discorsi. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Un giorno,
un uomo entra nella casa di un villaggio. Ha camminato a lungo, è stanco, ha bisogno
di una pausa. Peraltro, è un personaggio noto, di cui stanno parlano tutti, e la padrona
di casa – che lo ha in grandissima stima – gli riserva la migliore ospitalità. Quell’uomo
è Gesù, il villaggio è Betania di Giudea, la donna che lo accoglie con tutte le più
belle attenzioni è Marta e la situazione è una delle più famose e stimolanti del Vangelo
di Luca. Eppure, quello che sembrerebbe un perfetto, quasi didascalico esempio di
generosità e dedizione presenta un insospettabile punto debole: Marta si fa trascinare
dalla sua solerzia trascurando di fermarsi davanti a Cristo che parla, come invece
fa sua sorella Maria. La situazione si capovolge, perché il Vangelo non è mai banale,
e ciò che è scontato diventa sorprendente, come quelle parole che Gesù rivolge a Marta
nelle quali, ha spiegato Benedetto XVI domenica scorsa, non c’è...
“…nessun
disprezzo per la vita attiva, né tanto meno per la generosa ospitalità; ma un richiamo
netto al fatto che l’unica cosa veramente necessaria è un’altra: ascoltare la Parola
del Signore; e il Signore in quel momento è lì, presente nella Persona di Gesù! Tutto
il resto passerà e ci sarà tolto, ma la Parola di Dio è eterna e dà senso al nostro
agire quotidiano”. (Angelus, 18 luglio 2010)
Visitando nel dicembre
2005 il Dispensario di Santa Marta in Vaticano, organismo che fa della solidarietà
il senso del suo esistere, Benedetto XVI aveva detto ai suoi membri: voi vi prendete
cura dei bisognosi come Marta fece con Gesù, “che essendo uomo aveva necessità umane:
aveva fame e sete (…) aveva bisogno (…) di stare un po' ritirato dalle folle e dalla
città di Gerusalemme”. Tuttavia, anche per un cristiano impegnato, l’esercizio della
carità può presentare un rischio. Quello, ha scritto il Papa nella Deus Caritas
est, di trasformarsi in “un attivismo sociale e caritativo senza anima”:
“Il
semplice attivismo può essere persino eroico. Ma l'agire esterno, in fin dei conti,
resta senza frutto e perde efficacia, se non nasce dalla profonda intima comunione
con Cristo. (…) Il mondo nel suo attivismo frenetico perde spesso l'orientamento.
Il suo agire e le sue capacità diventano distruttive, se vengono meno le forze della
preghiera, dalle quali scaturiscono le acque della vita capaci di fecondare la terra
arida”. (Messa crismale, 13 aprile 2006)
Nella prospettiva cristiana,
ha detto una volta il Papa, “l’ascolto è prioritario (…) Anzi, a Marta preoccupata
per tante cose, Egli dice che ‘una sola è la cosa di cui c’è bisogno’”:
“La
Chiesa non fa se stessa e non vive di se stessa, ma della Parola che viene dalla bocca
di Dio. Ascoltare insieme la Parola di Dio; praticare la lectio divina della Bibbia,
cioè la lettura legata alla preghiera; lasciarsi sorprendere dalla novità, che mai
invecchia e mai si esaurisce, della Parola di Dio (…) tutto ciò costituisce un cammino
da percorrere per raggiungere l’unità nella fede, come risposta all’ascolto della
Parola”. (Secondi Vespri della Conversione di S. Paolo, 25 gennaio 2007)
Detto
questo, ha sottolineato Benedetto XVI in un’altra circostanza, non solo per la Chiesa
è un imperativo ma pure “l’esperienza dimostra” che “la caritas resta necessaria"
anche “nelle società più evolute dal punto di vista sociale”:
“Il
servizio dell’amore non diventa mai superfluo, non solo perché l'anima umana ha sempre
bisogno, oltre che delle cose materiali, dell'amore, ma anche perché permangono situazioni
di sofferenza, di solitudine, di necessità, che richiedono dedizione personale ed
aiuti concreti”. (Udienza al Pontificio Consiglio Cor Unum, 13 novembre 2009)
E
questo, ribadisce il Papa, deve essere il principale obiettivo di chi “presta il suo
servizio all’interno degli organismi ecclesiali che gestiscono iniziative e opere
di carità”:
“La motivazione principale dell’agire dev’essere sempre
l’amore di Cristo; che la carità è più che semplice attività, e implica il dono di
sé; che questo dono dev’essere umile, scevro da ogni superiorità, e che la sua forza
proviene dalla preghiera, come dimostra l’esempio dei Santi”. (Udienza al Circolo
di S. Pietro, 25 febbraio 2006)