2010-07-29 15:20:42

Santa Marta nelle catechesi del Papa: l'ascolto della Parola di Dio è prioritario e ispira il servizio della carità


Domenica scorsa, all’Angelus, Benedetto XVI si era soffermato, nel commento che precede la preghiera mariana, sull’episodio evangelico di Marta e Maria, al centro della liturgia del giorno. Nel brano – che ritorna anche nella liturgia di oggi – risaltano le parole con le quali Gesù rimprovera bonariamente Marta per non aver saputo scegliere la “parte migliore”, quella dell’ascolto della Parola di Dio. Una condizione, questa, fondamentale per ogni cristiano e alla quale Benedetto XVI ha più volte fatto riferimento nei suoi discorsi. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

Un giorno, un uomo entra nella casa di un villaggio. Ha camminato a lungo, è stanco, ha bisogno di una pausa. Peraltro, è un personaggio noto, di cui stanno parlano tutti, e la padrona di casa – che lo ha in grandissima stima – gli riserva la migliore ospitalità. Quell’uomo è Gesù, il villaggio è Betania di Giudea, la donna che lo accoglie con tutte le più belle attenzioni è Marta e la situazione è una delle più famose e stimolanti del Vangelo di Luca. Eppure, quello che sembrerebbe un perfetto, quasi didascalico esempio di generosità e dedizione presenta un insospettabile punto debole: Marta si fa trascinare dalla sua solerzia trascurando di fermarsi davanti a Cristo che parla, come invece fa sua sorella Maria. La situazione si capovolge, perché il Vangelo non è mai banale, e ciò che è scontato diventa sorprendente, come quelle parole che Gesù rivolge a Marta nelle quali, ha spiegato Benedetto XVI domenica scorsa, non c’è...

“…nessun disprezzo per la vita attiva, né tanto meno per la generosa ospitalità; ma un richiamo netto al fatto che l’unica cosa veramente necessaria è un’altra: ascoltare la Parola del Signore; e il Signore in quel momento è lì, presente nella Persona di Gesù! Tutto il resto passerà e ci sarà tolto, ma la Parola di Dio è eterna e dà senso al nostro agire quotidiano”. (Angelus, 18 luglio 2010)

Visitando nel dicembre 2005 il Dispensario di Santa Marta in Vaticano, organismo che fa della solidarietà il senso del suo esistere, Benedetto XVI aveva detto ai suoi membri: voi vi prendete cura dei bisognosi come Marta fece con Gesù, “che essendo uomo aveva necessità umane: aveva fame e sete (…) aveva bisogno (…) di stare un po' ritirato dalle folle e dalla città di Gerusalemme”. Tuttavia, anche per un cristiano impegnato, l’esercizio della carità può presentare un rischio. Quello, ha scritto il Papa nella Deus Caritas est, di trasformarsi in “un attivismo sociale e caritativo senza anima”:

“Il semplice attivismo può essere persino eroico. Ma l'agire esterno, in fin dei conti, resta senza frutto e perde efficacia, se non nasce dalla profonda intima comunione con Cristo. (…) Il mondo nel suo attivismo frenetico perde spesso l'orientamento. Il suo agire e le sue capacità diventano distruttive, se vengono meno le forze della preghiera, dalle quali scaturiscono le acque della vita capaci di fecondare la terra arida”. (Messa crismale, 13 aprile 2006)

Nella prospettiva cristiana, ha detto una volta il Papa, “l’ascolto è prioritario (…) Anzi, a Marta preoccupata per tante cose, Egli dice che ‘una sola è la cosa di cui c’è bisogno’”:

“La Chiesa non fa se stessa e non vive di se stessa, ma della Parola che viene dalla bocca di Dio. Ascoltare insieme la Parola di Dio; praticare la lectio divina della Bibbia, cioè la lettura legata alla preghiera; lasciarsi sorprendere dalla novità, che mai invecchia e mai si esaurisce, della Parola di Dio (…) tutto ciò costituisce un cammino da percorrere per raggiungere l’unità nella fede, come risposta all’ascolto della Parola”. (Secondi Vespri della Conversione di S. Paolo, 25 gennaio 2007)

Detto questo, ha sottolineato Benedetto XVI in un’altra circostanza, non solo per la Chiesa è un imperativo ma pure “l’esperienza dimostra” che “la caritas resta necessaria" anche “nelle società più evolute dal punto di vista sociale”:

“Il servizio dell’amore non diventa mai superfluo, non solo perché l'anima umana ha sempre bisogno, oltre che delle cose materiali, dell'amore, ma anche perché permangono situazioni di sofferenza, di solitudine, di necessità, che richiedono dedizione personale ed aiuti concreti”. (Udienza al Pontificio Consiglio Cor Unum, 13 novembre 2009)

E questo, ribadisce il Papa, deve essere il principale obiettivo di chi “presta il suo servizio all’interno degli organismi ecclesiali che gestiscono iniziative e opere di carità”:

“La motivazione principale dell’agire dev’essere sempre l’amore di Cristo; che la carità è più che semplice attività, e implica il dono di sé; che questo dono dev’essere umile, scevro da ogni superiorità, e che la sua forza proviene dalla preghiera, come dimostra l’esempio dei Santi”. (Udienza al Circolo di S. Pietro, 25 febbraio 2006)







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