2010-07-29 14:34:13

Carestia in Niger e alluvioni in Burkina Faso: appello della Caritas Internationalis


La Caritas internationalis ha lanciato un accorato appello per sostenere le popolazioni del Sahel, in particolare quelle del Burkina Faso, colpite da devastanti inondazioni, e quelle del Niger, dove 7 milioni di persone vivono in condizioni di malnutrizione acuta. In Burkina, la Caritas ha inviato una squadra di esperti per valutare le necessità degli oltre 26 mila senzatetto. Drammatica la situazione in Niger dove metà della popolazione è ridotta a nutrirsi con mangimi per il bestiame. Sulla situazione della regione del Sahel ascoltiamo padre Luigi Maccalli, missionario della Società Missioni Africane, raggiunto telefonicamente a Bomoanga, in Niger, da Elisa Castellucci:RealAudioMP3

R. - Nel Sahel in genere e nel Niger in particolare, viviamo una situazione di penuria alimentare. Da noi il periodo si fa acuto nei mesi di giugno, luglio e agosto. In questi tre mesi i granai sono generalmente vuoti. Questa è un po’ la nostra situazione normale che si ripresenta tutti gli anni. Il mese scorso ero in Italia ed ho letto con attenzione quanto si scrive del Niger. La Comunità internazionale sembra scoprire soltanto ora questa situazione. Il fatto nuovo è che le autorità del Niger oggi hanno avuto il coraggio della verità. Ci sono delle zone più toccate di altre, ma tutti i dipartimenti sono più o meno provati e questo perché piove in modo irregolare: lo scorso anno, il raccolto nei diversi villaggi di Bomoanga, dove vivo da diversi anni, è stato sufficiente. Ma nel villaggio di Hipari, che si trova a quattro chilometri soltanto da Bomoanga, non è stato raccolto praticamente nulla ed è dal marzo scorso che gli abitanti soffrono la fame.

D. - Quali sono gli interventi e i progetti necessari da parte della Comunità internazionale per affrontare siccità e carestia?

R. - Attualmente si fanno degli interventi di urgenza, ma bisognerebbe cercare di andare oltre l’urgenza, perché da noi la povertà è strutturale. I problemi di salute sono veramente enormi e la mancanza di vie di comunicazione rendono le nostre zone un po’ dimenticate. Serve una volontà politica improntata allo sviluppo. E’ necessario pensare a come trattenere l’acqua che è un qualcosa che va ovviamente al di là dei nostri mezzi. Ci vuole una volontà più grande. C’è poi il problema degli alberi: vengono tagliati alberi in modo selvaggio e soprattutto legno verde. Dalla nostra zona partano decine di camion ogni giorno per portare legno in città. E’ un degrado ambientale immenso, il deserto avanza e poi ci si lamenta che le piogge sono sempre più rare e irregolari.

D. - Come la Chiesa cerca di aiutare la popolazione?

R. - La Chiesa ha immediatamente elaborato un piano di azione per intervenire e questo soprattutto nelle zone più colpite. Il mese scorso si è fatta, per esempio, la distribuzione di sementi per la nuova semina ed attualmente la gente svolge delle attività socialmente utili: si rifanno le piste, ovviamente a mano; si fanno le mezzelune sui terreni dove c’è poca erba per tentare di fermare il più a lungo possibile l’acqua. Questo è un sistema antierosivo del terreno che aiuta a far crescere l’erba, laddove l’erba è sparita ormai da tempo, e, quindi, del foraggio per gli animali. E’ una missione di prossimità. Si tratta di stare accanto alla gente, condividere, camminare insieme e poi, laddove sia possibile, trovare soluzioni seppur piccole, ma che possono aiutare a dare speranza.

D. - Si è recentemente tenuto il 15.mo vertice dei capi degli Stati dell’Unione Africana, nel corso del quale il presidente dell’Unione ha denunciato l’ancora elevata mortalità infantile e materna…

R. - Purtroppo qui è una realtà, una realtà che viviamo. Ci sono dei centri di salute integrata ai quali far riferimento ed anche a me è capitato più volte di dover prendere una donna in travaglio e portarla all’ospedale o ad un centro di salute dove fosse presente un’ostetrica. L’ultima volta è stato il mese di maggio scorso: la donna è riuscita a sopravvivere, ma il suo bambino è morto poco dopo la nascita. Di questi casi ce ne sono stati anche l’anno scorso: una mamma, ad esempio, ha partorito due gemelline, ma è morta tre giorni dopo il parto. Queste sono situazioni che, purtroppo, viviamo. Situazioni alle quali si cerca di far fronte con quell’aiuto anche concreto di attenzione, di latte in polvere o di cose di questo genere. Tutte le missioni sono organizzate in questo senso.







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