Vienna: leader religiosi chiedono l’accesso universale alle cure dei malati di
Aids
Un accorato appello a garantire l’accesso universale alle cure per le persone affette
da Hiv, arriva da parte dei leader di varie religioni riuniti a Vienna per la Conferenza
mondiale sull’Aids che si chiude oggi. In occasione della conferenza “Aids 2010”,
infatti, riporta L’Osservatore Romano, si sono ritrovati nella capitale austriaca
esponenti cristiani, ebrei, musulmani, indù, buddisti e sikh provenienti da 185 Paesi,
che hanno avuto la possibilità di confrontarsi sul tema “Rights here, rights now”
individuando nell’accesso alle cure il migliore strumento di prevenzione e contrasto
alla diffusione del contagio. Secondo i dati, infatti, oggi nel mondo le persone infettate
sono 33 milioni, ma solo il 40% di esse ha effettivamente la possibilità di curarsi.
L’obiettivo, invece, è giungere a un accesso universale, che non discrimini più nessuno
in base alla sua natura razziale, di condizioni socioeconomiche o di orientamento
sessuale. È una “questione fondamentale di giustizia”, afferma il World Council of
Churches (Wcc), che già cinque anni fa a Gleneagles, in Scozia, era riuscito a ottenere
l’impegno dei Paesi del G8 a raggiungere l’obiettivo dell’accesso universale entro
il 2010 e oggi disatteso. La questione è stata ribadita anche nella riunione organizzata
nel marzo scorso nei Paesi Bassi dall’Ecumenical Advocacy Alliance (Eaa), la rete
ecumenica che riunisce le comunità religiose e le organizzazioni che lottano contro
la fame nel mondo e le malattie. A tale proposito, il presidente del board of directors
dell’Eaa, Richard Fee, ha detto: “L’impegno all’azione delle comunità religiose chiama
a una più forte e maggiore visibilità nelle strategie di contrasto alla pandemia”.
Uno studio pubblicato nel 2007 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha esaltato
il ruolo delle comunità e delle organizzazioni religiose e la collaborazione con le
agenzie sanitarie pubbliche dei vari Paesi. Nel 1996, infine, il Wcc ha pubblicato
il documento “Hiv/Aids: la risposta delle comunità religiose”, in cui si denuncia
la discriminazione nei confronti dei sieropositivi e si cita, tra l’altro, la mancanza
di un’educazione efficace che possa portare a un cambiamento di mentalità che ponga
al centro dell’attenzione la persona e i suoi diritti. (R.B.)