Kyrgyzstan: per Msf l'accesso alle cure mediche è ancora un problema
Cinque settimane dopo i violenti scontri nel sud del Kyrgyzstan e nonostante un apparente
ritorno alla normalità, medici, psicologi e infermieri di Medici senza frontiere (Msf)
continuano ogni giorno a far fronte a nuovi casi di violenza. “Ogni giorno, nelle
nostre cliniche mobili e nelle strutture sanitarie con cui collaboriamo - dichiara
Andrei Slavuckij, responsabile dei progetti di Msf in Kyrgyzstan -, il nostro personale
medico assiste pazienti che hanno recentemente subito violenze o che mostrano addirittura
segni di tortura. Molte persone, soprattutto della comunità uzbeca di Osh, affermano
di non volersi rivolgere a strutture mediche pubbliche per paura di essere arrestate”.
In un “clima di paura e sfiducia tra le comunità uzbeka e kyrgyza”, si legge nella
nota dell’organizzazione ripresa dall'agenzia Sir, “l’accesso alle cure mediche è
ancora un problema, a causa della presenza delle forze armate nei dintorni di alcune
strutture mediche di Osh” e “la paura di non ricevere un’assistenza adeguata impedisce
a molte persone, che necessiterebbero di cure mediche urgenti, di rivolgersi alle
strutture”. Dall’inizio dell’attuale crisi, Msf ha effettuato più di 1.400 visite
mediche attraverso il personale delle cliniche mobili all’interno e nei dintorni di
Osh e Jalal-Abad. (R.P.)