2010-07-21 14:45:37

Rispetto dei diritti umani: i vescovi pakistani denunciano l’ambiguità di governo e polizia


Oltre 60 militanti islamici arrestati, indagini e ricerche ancora in corso, altri arresti alle porte: questa la reazione del governo e della polizia locale di Faisalabad, dopo il barbaro assassinio dei due fratelli cristiani. L’episodio ha sollevato reazioni sdegnate nella società civile che, attraverso diverse organizzazioni, denuncia “l’ambiguità del governo e della polizia sul rispetto dei diritti umani nel Paese”. La Commissione “Giustizia e Pace” dei vescovi pakistani, in un rapporto inviato all’agenzia Fides, afferma: “Per quanto concerne il rispetto dei diritti umani delle minoranze religiose, in molti casi, come quello clamoroso di Gojra dello scorso anno, vi sono prove schiaccianti di carenze della polizia e dell’amministrazione civile, soprattutto nel compito di prevenire gli attacchi contro i cristiani, nonostante le informazioni ricevute e il pericolo imminente”. Numerose Ong hanno condannato i fatti di Faisalabad, notando negligenze nelle forze di polizia e nelle autorità civili. Secondo l’Asian Human Rights Commission (Ahrc), la radice del problema va rintracciata a livello politico: “Il governo del Puinjab, in mano alla Pakistan Muslim League, è noto per atteggiamenti conciliativi verso organizzazioni islamiche militanti anche bandite dalla legalità. In vista delle elezioni provinciali del 2009 ha rilasciato diversi leader estremisti dalle prigioni. E il fratello del Primo Ministro del Punjab è membro di una organizzazione militante che promuove e diffonde violenza”. La Ahrc nota, inoltre, che una denuncia di “blasfemia”, per essere valida, deve essere registrata da un sovrintendente di polizia, e non da semplici agenti, come è avvenuto nel caso dei fratelli Emanuel. Dunque vi è stato, fin dall’inizio, un errore della polizia, che ha ceduto alle pressioni degli estremisti. In un comunicato giunto all'agenzia Fides, un’altra Ong, la Human Rights Commission of Pakistan chiede al governo di “porre fine all’impunità di quanti commettono violenze ai danni delle minoranze”, rimarcando “come gli assassini siano riusciti a fuggire è scandaloso. Inoltre i fatti accaduti non erano affatto imprevedibili o inevitabili”, e “non è stata adottata alcuna misura efficace per fermare predicatori di odio che dalle moschee di Waris pura – come da quelle di Gojra lo scorso anno – hanno incitato gli animi alla violenza”. Le pressioni della società civile hanno smosso i vertici dello Stato: il presidente del Pakistan Ali Zardari ha chiesto ufficialmente alle autorità civili del Punjab di “prendere azioni decise per assicurare al più presto l’arresto dei colpevoli”, esprimendo solidarietà alla famiglia dei due fratelli morti ed invitando il governo provinciale a dare un adeguato indennizzo alla famiglia. Anche il presidente dell’Alta Corte di Giustizia di Lahore, Khwaja Muhammad Sharif, di sua iniziativa ha convocato per domani il Capo della polizia di Faisalabad per avere un rapporto dettagliato sul caso. (R.P.)







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