2010-07-20 16:03:08

La guerra dei narcotrafficanti contro il Messico


I governi di Messico e Stati Uniti hanno annunciato un rafforzamento delle rispettive truppe che operano alle frontiere tra i due Paesi, dopo l’ennesima strage nella guerra in corso tra i narcotrafficanti messicani. Nel fine settimana un commando armato ha infatti ucciso almeno 17 persone a Torreon. Soltanto qualche giorno prima a Ciudad Juarez, ritenuta una delle località più pericolose del mondo, un'auto-bomba aveva provocato 4 vittime. Un’escalation di violenze che ha causato oltre 7000mila vittime dall'inizio dell'anno. Ma cosa sta succedendo in Messico e in particolare nelle regioni confinanti con gli Stati Uniti? Marco Guerra lo ha chiesto a Luis Badilla, giornalista della nostra emittente esperto di questioni latinoamericane:RealAudioMP3

R. – In questi giorni si è detto molto che in Messico sia in corso una guerra tra bande di narcotrafficanti. In questa affermazione c’è del vero, ma non è del tutto così, perché in realtà questa guerra tra bande di narcotrafficanti in Messico ormai è finita da un bel pezzo: almeno da due anni a questa parte. Si è conclusa con la vittoria di un grande cartello che si autodenomina “la famiglia di Michoacán”, che è il più grande cartello di narcotrafficanti mai esistito in America Latina, inedito per molti aspetti. Quindi, quella che è in corso adesso è la guerra di questo cartello contro lo Stato. E’ in atto una guerra lanciata contro il potere legittimo da questo cartello - costituito da diverse bande - per far transitare la droga verso gli Stati Uniti che sono il maggiore consumatore di cocaina.

D. – Queste bande riunite sotto il cartello di Michoacán sono più o meno come quelle della Colombia?

R. – Sono francamente diverse, perché sono molto spietate, feroci; molto più di quanto non lo siano stati, in passato, quelli che dominavano il narcotraffico colombiano. E poi, hanno un grande senso degli affari e controllano ingenti quantità di denaro, miliardi di dollari, con i quali coprono anche tutta la parte dell’intelligence: quindi hanno i loro servizi segreti, hanno mezzi quasi militari, se non addirittura militari … Sono una vera industria, mai vista al mondo, per quanto riguarda il traffico di cocaina!

D. – Sembra proprio un contropotere, tanto da mandare messaggi ufficiali al governo americano?

R. – Adesso il cartello della famiglia di Michoacán si permette addirittura di porsi come interlocutore degli organismi statunitensi che lottano contro la droga, interlocutori dello stesso governo messicano, delle autorità regionali e fa periodicamente proposte mescolate ad elementi di corruzione con elementi di una presunta lotta in favore della trasparenza e della democrazia. Questa, infatti, è un’altra caratteristica di questi cartelli: cioè, un contenuto ideologico fortemente demagogico …

D. – Si parla spesso dell’uso del fattore religioso da parte di queste bande. Puoi spiegarci perché?

R. – Questa famiglia di Michoacán si ispira in gran parte ad un best-seller di un tele-predicatore americano, John Eldredge (il libro si chiama “Cuore selvaggio”) che - a totale insaputa dell'autore e contro la sua volontà - viene utilizzato un po’ come la “Bibbia” dei narcotrafficanti: questo libro viene infatti proposto ai membri del cartello perché ne traggano ispirazione per vivere come eroi, in un'avventura permanente. Ed è una strategia per reclutare la manovalanza. Questo libro è una lettura obbligatoria; vengono eseguiti degli pseudo-riti religiosi e pseudo-eucaristie … La religione viene strumentalizzata a servizio del crimine.

D. – Cosa fa il governo del Messico, e cosa fa la comunità internazionale?

R. – Il governo del Messico fa molto: tutto quello che può. Basti pensare che in questo momento ci sono, in questa regione, oltre 45 mila militari effettivi, 81 aeromobili, quasi 130 imbarcazioni o navi da guerra … Eppure, non riesce a contrastare il cartello, perché non ne ha la capacità. Dobbiamo dire, in realtà, che queste famiglie sono più potenti dello Stato messicano: basti pensare che ormai lo Stato ha perso decine e decine di poliziotti e di soldati. Tra l’altro, sono stati uccisi 59 giornalisti, nostri colleghi … Occorre che la comunità internazionale prenda coscienza di tutto ciò, si mobiliti in difesa dello Stato messicano e del popolo messicano. Il presidente Obama ha fatto capire che questo è possibile, perché – tra l’altro – ritiene, giustamente, che ciò che sta accadendo al Sud, al suo confine, mette a repentaglio la sicurezza strategica degli Stati Uniti!







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