Il cardinale Re in Perù per i 400 anni dell'arcidiocesi di Arequipa
“Il mondo che ci circonda è sempre meno cristiano. Ogni giorno abbandona i fondamenti
della dottrina cattolica e si getta nelle sabbie mobili del relativismo”. Di fronte
alle molteplici sfide, la comunità cristiana può e deve rispondere riscoprendo l’armonia
tra religiosità popolare e cultura moderna restando fedele alla partecipazione alla
Messa domenicale e promuovendo la famiglia come bene dell’umanità. E’ quanto sottolinea
il cardinale Giovanni Battista Re, inviato speciale del Papa alle celebrazioni del
IV centenario dell’arcidiocesi di Arequipa in Perù, a conclusione del Congresso storico–teologico
celebrativo svoltosi dal 14 al 16 luglio scorsi proprio ad Arequipa. La comunità cristiana
– spiega il porporato - deve fare propria la missione permanente auspicata ad Aparecida
come programma e stile di vita. “Il vero problema da affrontare oggi – aggiunge il
cardinale Giovanni Battista Re – non è tanto o non solo come conservare il patrimonio
culturale del popolo cristiano, ma piuttosto come farlo penetrare nella società contemporanea
affinché sia più giusta, più umana, più pacifica”. A questo – fa notare – risponde
senza dubbio la religiosità popolare. Esemplare in questo senso il popolo peruviano,
fedele interprete di una tradizionale religiosità popolare, molto ricca, basata su
alcuni elementi caratteristici: “L’amore a Cristo sofferente e al Cristo presente
nell’Eucaristia – afferma il cardinale – al Dio Padre dei poveri e di quanti soffrono;
la devozione filiale alla Vergine di Guadalupe, di Aparecida e di Chapi, la devozione
ai santi, l’amore al Papa e ai pastori, l’amore alla Chiesa universale come grande
famiglia di Dio”. “E’ l’immagine di una religiosità – conclude il porporato le cui
parole sono state riprese dall’Osservatore Romano – “che impregna l’esistenza del
popolo latinoamericano dandogli colorito e sapore cristiano in ogni momento significativo
della sua esistenza personale, familiare e comunitaria”.