2010-07-19 15:56:44

Il vescovo di Locri alla 'ndrangheta: nessun legame tra religione e criminalità


Un appello al ritorno alla fede e a non collegare alla religione un’attività illegale. Lo ha lanciato ieri il vescovo di Locri-Gerace, mons. Giuseppe Fiorini Morosini, in una lettera aperta diretta a tutti quelli che hanno partecipato ad incontri illegali nel Santuario della Madonna di Polsi, a San Luca, nel Reggino. L’intervento del vescovo arriva dopo il maxiblitz delle forze dell’ordine che nei giorni scorsi ha portato all’arresto di 300 persone legate alla ‘ndrangheta. Debora Donnini ha chiesto a mons. Fiorini Morosini il motivo di questo messaggio.RealAudioMP3  
R. - Per un duplice motivo. Il primo riguarda un po’ la cultura generale dell’opinione pubblica che pensa che la Chiesa sopporti senza reagire che questa gente mescoli l’attività illegale con la religione e, quindi, ho ritenuto opportuno intervenire ufficialmente proprio per dire che la Chiesa non sta dalla loro parte, né chiude gli occhi su questa realtà. L’altro motivo è per richiamare proprio le persone direttamente interessate perché accolgano un invito che da diversi anni la Chiesa di Locri-Gerace sta lanciando loro, dicendo che non possono assolutamente pensare di legare la loro attività a motivazioni religiose, tipo giuramenti su immagini di santi o quello di considerare il santuario come loro territorio e la Madonna di Polsi come loro protettrice. Questo, purtroppo, è un fattore culturale che loro devono assolutamente correggere. E poi a ritornare sui loro passi. Io ho scritto che il Vangelo del quale loro parlano non può essere il Vangelo di Gesù Cristo.

D. - Lei nel messaggio invita anche queste persone di fatto a convertirsi, a tornare a Dio con tutto il cuore…

R. - Stamattina ho ricevuto alcune telefonate da parte di alcuni giornalisti che si meravigliavano perché io avessi scritto “carissimi fratelli”. Io penso che la Chiesa non mira solo a che questa gente venga incarcerata. La Chiesa guarda alla conversione perché solo la conversione può portare il rinnovamento di questa realtà. Il carcere può solo bloccare. La giustizia umana ci deve essere, però la Chiesa non si ferma solo alla giustizia umana, al carcere. La Chiesa vuole la conversione e dispiace che dopo duemila anni di cristianesimo ci si meravigli che un vescovo possa chiamare “fratelli” anche queste persone.

D. - Che riscontro ha avuto da parte della gente dopo questo appello?

R. - Io penso di poter registrare un consenso generale. Sull’intervento ho letto un po’ i resoconti della stampa. Devo ritenere che era qualcosa che forse la gente si aspettava che il vescovo della zona prendesse posizione su questa situazione.







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