Il commento favorevole di un vescovo irlandese alle “Norme sui delitti più gravi”
Soddisfazione è stata espressa dai vescovi irlandesi in merito alla pubblicazione
delle “Norme sui delitti più gravi”, compiuti contro i Sacramenti dell’Eucaristia
e della Penitenza e nei casi di abusi sessuali commessi da esponenti del clero, la
cui competenza spetta alla Congregazione della Dottrina della Fede. "La Chiesa cattolica
ha un corpo di leggi, che rientrano nel diritto canonico, atte a promuovere il bene
comune e per una governabilità coerente della Chiesa in tutto il mondo”, ha affermato
il vescovo John McAreavey, vescovo di Dromore, nel nord dell’Irlanda. “La pubblicazione
– prosegue – rafforza le norme della legislazione della Chiesa e copre tutte le violazioni
del diritto di eccezionale gravità”. “Accolgo con grande favore questa pubblicazione
completa e aggiornata che ci aiuterà a trattare con il crimine molto grave e con il
peccato di abuso sessuale infantile”. "Mi compiaccio in particolare - afferma mons.
McAreavey - del fatto che le nuove norme facciano riferimento a sanzioni contro coloro
che abusano degli adulti vulnerabili. La gravità di queste violenze viene valutata
alla pari delle brutalità nei confronti dei bambini e dei giovani. In questo modo,
la Chiesa vuole sottolineare la dignità delle persone con esigenze particolari e il
desiderio di assicurare loro sicurezza. Sono compiaciuto del fatto che siano stati
apertamente esplicitati i reati di pornografia, pedofilia, relativi all’acquisizione,
detenzione o divulgazione da parte di membri del clero. L’intento della Chiesa è di
evidenziare il degrado orrendo dei bambini, che vengono utilizzati per la produzione
di materiale pornografico”. Il presule è intervenuto anche su quella che ha definito
una "equivalenza" tracciata dai media "tra l’ordinazione delle donne e gli abusi sessuali
sui bambini". Questo, ha detto, "è infondato. Il primo caso riguarda i Sacramenti,
il secondo l’immoralità. Il fatto che una serie di questioni sono trattate in un unico
documento non implica, in alcun contesto, che tutte queste questioni siano equivalenti”.
(C.F.)