Il cordoglio nella Chiesa per la morte dell’autore spirituale padre André Louf
Padre André Louf, monaco trappista e autore spirituale tra i più noti al mondo, è
morto lunedì scorso nel monastero di Mont-des-Cats, in Francia. Il monachesimo occidentale
ha perso una delle sue voci più autorevoli: le sue opere sono state pubblicate in
diverse lingue e nel 2004, su invito di Papa Giovanni Paolo II, aveva composto le
meditazioni per la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo. Nato a Lovanio (Belgio)
nel 1929, era entrato in monastero nel 1947, poco dopo la II Guerra Mondiale. Nel
1963 era stato eletto abate di Mont-des-Cats, ministero che ha svolto per 34 anni,
guidando la sua comunità con sapienza e discernimento negli anni del Concilio Vaticano
II e del successivo "aggiornamento" in vista di una rinnovata fedeltà del monachesimo
alle istanze evangeliche. Nel 1997, lasciata la carica abbaziale, si era ritirato
a vivere da eremita presso le suore benedettine di Santa Lioba, in Provenza (Francia),
e da lì non mancava di far udire la sua voce discreta e sapiente con la parola e gli
scritti. In questi giorni, padre André Louf è stato ricordato con particolare commozione
dalla Comunità di Bose, dove si recava quasi ogni anno in occasione dei convegni internazionali
di spiritualità ortodossa. "Uomo senza confini e tenace ricercatore della Bellezza
e dei suoi riverberi nella realtà, ci hanno sempre colpito in lui una straordinaria
capacità di ascolto - nella cui qualità terapeutica credeva fermamente -, la potente
forza di intercessione e la fedeltà alla preghiera di ogni giorno, il suo incessante
ministero di consolazione, il discernimento penetrante sempre pronto a stendere il
mantello del perdono sul male, il primato assoluto della misericordia e della condiscendenza
nei rapporti fraterni e verso i fatti della vita", così viene descritto in una nota
diffusa dalla Comunità e ripresa dall’agenzia Zenit. “Rispetto a questi ultimi – prosegue
il comunicato -, ha sempre messo in guardia dallo sconfinare nell'amarezza, ammetteva
la possibilità di momenti di tristezza che vanno ospitati con magnanimità e sorriso,
e tuttavia, progressivamente di più, si affermava in lui la ricerca sempre più acuta
della Luce, che egli trovava nei piccoli fatti quotidiani e nelle persone che incontrava,
quali tracce della Luce increata, della Luce divina di cui ora è finalmente avvolto.
L'ora della sua morte - conclude la nota della Comunità - è anche il momento dello
svelamento e della verità”. (M.G.)