Amnesty: sanità ‘in ginocchio’ nella Corea del Nord, a rischio milioni di vite
“Lo stato disastrato del sistema sanitario in Nord Corea”: al centro di un rapporto
di Amnesty International, pubblicato oggi sul sito dell’organizzazione, per denunciare
una condizione di vera emergenza nel Paese asiatico, retto da un regime comunista
dinastico. Il servizio di Roberta Gisotti:
Il governo
della Corea del Nord sostiene ancora che il suo sistema sanitario sia gratuito per
tutti. Ma Amnesty International ha condotto un’approfondita indagine sul campo attraverso
interviste a nordcoreani, che hanno dichiarato di aver pagato dal 1990 - anno della
terribile carestia che ha colpito il Paese asiatico - tutti i servizi di assistenza
con soldi o regalie (alcol, sigarette, cibo) al personale sanitario. Del resto, gli
ultimi dati dell’Organizzazione mondiale della sanità indicano che la Corea del Nord
spende nel settore della salute meno di ogni altro Paese al mondo: meno di un dollaro
l’anno per ogni cittadino! Cosicché, denuncia il rapporto di Amnesty, negli ospedali
si opera ed anche si amputano arti senza anestesia. Inoltre molti nord coreani si
curano da sé, senza consultare i medici, e comprano i farmaci nei negozi magari su
indicazione dei venditori, tanto che il governo ha dovuto bandire un antidolorifico
altamente narcotico che la popolazione usava per guarire da ogni male. I coreani hanno
dunque disperato bisogno di aiuti medici e alimentari. Ma aiutare questo Paese non
è facile per la comunità internazionale. Riccardo Noury, portavoce
di Amnesty-Italia:
R. - E' vero, è vero! Questo Paese ci mette del suo
per condizionare gli aiuti e spesso è responsabile di aggravare la tensione con la
comunità internazionale. Quest'ultima, però, dovrebbe tener conto del fatto che a
pagare il prezzo più duro della tensione con la Corea del Nord sono milioni e milioni
di persone cui è negato un diritto fondamentale, cioè quello alla salute. Come dimostra
questo Rapporto, le condizioni sono agghiaccianti: totale assenza di servizi sanitari
in condizioni non solo di gratuità, ma anche di sicurezza dal punto di vista igienico,
assenza di anestetici e di medicinali ... Una medicina fai-da-te che rende, veramente,
la salute in questo Paese un autentico azzardo.
D. - Quindi, il fatto
che il governo della Corea del Nord non chieda aiuto per questa situazione di emergenza
non può diventare un alibi per non intervenire da parte dei Paesi donatori ...
R.
- Esattamente questo! Noi abbiamo chiesto ai Paesi donatori di non subordinare gli
aiuti indispensabili - letteralmente "salvavita" - a considerazioni di natura politica.
Il governo della Corea del Nord, dal canto suo, dovrebbe accettare questa politica
di autorizzazione a singhiozzo agli aiuti, perché anche quando ha dichiarato di poterne
fare a meno per via di una presunta autosufficienza alimentare, che quindi avrebbe
migliorato le condizioni economiche, ha mostrato che questa era una bugia. Pertanto,
quello che è in gioco è la salute e la vita di milioni di persone ed è auspicabile
che entrambe le parti - il governo di Pyongyang e la comunità internazionale - non
giochino sulla pelle di queste persone.