2010-07-14 14:44:49

Il cardinale Bagnasco: "i cattolici siano testimoni credibili in una società in crisi"


Il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, affronta diversi temi in una lunga intervista rilasciata all’Osservatore Romano. Ribadendo la necessità di una purificazione della Chiesa indicata da Benedetto XVI, il porporato sottolinea che il senso di questo tempo, segnato da “attacchi anche virulenti”, consiste nel tornare “con umiltà alle sorgenti del Vangelo”. In una stagione in cui “tendenzialmente tutti cercano di difendere se stessi”, il Papa invita a non guardare alle colpe altrui, ma a far brillare la verità attraverso “un lineare riconoscimento dei fatti” senza ritardi o attenuanti. Un’altra questione affrontata dal cardinale Angelo Bagnasco è quella sollevata dalla controversa sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo che vieta l’esposizione del Crocifisso nelle scuole pubbliche italiane. Ipotizzare che il Crocifisso – osserva il porporato – leda la laicità dello Stato “significa dimenticare che prima dello Stato vi è la gente”. Voler eliminare le caratteristiche tradizioni culturali e religiose di un Paese significa rinunciare proprio “a quella ricchezza delle culture che si vorrebbe per altri versi tutelare e difendere”. “Dietro la libertà religiosa – aggiunge il porporato – si cela la più decisiva esperienza della libertà umana, senza la quale è a rischio non solo la fede, ma ancor prima la democrazia”. La libertà è anche una delle sfide prioritarie per i giovani. “Come ricorda di frequente Benedetto XVI, ogni generazione è chiamata a imparare sempre di nuovo, cosa significhi essere liberi”. Certamente ai nostri giorni – fa notare il presidente della Cei – vari elementi “hanno reso più difficile l’esercizio di questa libertà, a fronte di un’aspirazione diffusa che la vede come un diritto e non anche come una responsabilità”. Nell’intervista il cardinale Angelo Bagnasco, soffermandosi proprio sulla necessità di un rinnovato senso di responsabilità, ribadisce poi l’esigenza di una nuova generazione di politici cattolici. “L’affezione per la cosa pubblica – fa notare il porporato – sta scemando e sempre più rarefatto è il consenso intorno al bene comune”. Occorre una nuova generazione di italiani e cattolici che, “pur nel travaglio della cultura odierna”, sentano la cosa pubblica come “importante e alta, in quanto capace di segnare il destino di tutti”. Un destino che nella società attuale trova varie insidie, tra cui quella legata alla crisi economica. Su questo aspetto l’arcivescovo di Genova esprime la propria preoccupazione per “tanta sofferenza e insicurezza”. Secondo il porporato il criterio da seguire è quello dell’equità economica. Chi ha la responsabilità politica deve affrontare in concreto la situazione, declinando l’equità economica in una cornice di libertà politica e di coesione sociale. “Solo così i tre valori in gioco – la libertà politica, la giustizia economica, la coesione sociale – si salvaguardano insieme”. Il porporato apprezza inoltre lo sforzo di quanti, anzitutto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, invitano continuamente “a ritrovare la coesione e la convergenza, al di là delle legittime differenze”. Il federalismo – sottolinea – non è una ricetta magica, ma rappresenta “un’intuizione ben presente nella dottrina sociale della Chiesa, che sin dai tempi di Pio XI chiama in causa il principio di sussidiarietà”. (A.L.)







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