2010-07-12 16:14:51

Verso la Spagna i primi dissidenti liberati da Cuba


Arriverà stasera a Madrid un primo gruppo di ex detenuti politici cubani- insieme alle proprie famiglie - liberati dalle autorità de L'Avana, dopo la mediazione condotta dalla Chiesa cattolica. In tutto si tratta di 52 oppositori al governo castrista per il rilascio dei quali anche l’intellettuale cubano Guillermo Farinas aveva portato avanti uno sciopero della fame. Un evento dunque di portata storica come ci conferma Ugo Draetta, docente di diritto internazionale all’Università cattolica di Milano al microfono di Stefano Leszczynski: RealAudioMP3

R. - I commenti non possono che essere positivi, ovviamente. Questo potrebbe essere un movimento che poi si accelera - motus in fine velocior - potrebbe essere l’inizio di aperture anche maggiori ed è quello che noi speriamo. E' certamente una vittoria del diritto internazionale e delle norme riguardanti il diritto di asilo: sono stati espulsi ed immediatamente è scattata la rete normativa del diritto internazionale sul diritto di asilo, che è stata appunto applicata dalla Spagna. Direi che di fronte a questo quadro positivo l’unica nota, un po’ stonata, che vorrei introdurre - senza sembrare un guastafeste - è l’assenza dell’Europa.

 

D. - Quanto sta accadendo con questi oppositori politici è comunque un po’ anomalo: non sono persone che sono scappate clandestinamente da un Paese e cercano rifugio in un altro Paese, ma vengono espulse…

 

R. - E’ un po’ particolare. La verità è che non è che l’espulsione avviene verso un Paese. L’espulsione è espulsione è basta. Questi si trovano, in effetti, fuori dal Paese, soltanto che non ci sono andati per propria volontà, non sono dei rifugiati, ma sono stati “espulsi”, il che, però, alla fine è la stessa cosa: questi debbono lasciare il loro Paese!

 

D. - Professore, anche il Cile si è dichiarato pronto ad accogliere eventualmente altri oppositori. Questi due Paesi - il Cile e la Spagna - si sono inseriti tra l’altro in un contesto di mediazione con la Chiesa cattolica e quindi in un clima di rapporti piuttosto concilianti. Questo è indice che c’è una certa apertura anche nei confronti del governo cubano: è una buona strada?

 

R. - Senz’altro. E’ chiaro che è il collante costituito anche dall’azione della Chiesa cattolica. Diciamo che l’idea di fondo, del tutto condivisibile, è quella di aperture che consentano l’evoluzione in senso positivo a Cuba, rispetto a chiusure che non farebbero altro che estremizzare le posizioni e allontanare una soluzione del “problema cubano”. 








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