Vero culto di Dio è cessare di fare il male e imparare a fare il bene: la Parola della
liturgia odierna
Vero culto di Dio è cessare di fare il male e imparare a fare il bene: la comunità
ecclesiale è chiamata ad ascoltare questa Parola che ci propone la liturgia odierna.
Un’esortazione che il Papa non smette di rilanciare: è l’invito alla coerenza, a non
creare fratture tra vita e fede. Il servizio di Sergio Centofanti:
Nella prima
lettura odierna il profeta Isaia fustiga la religiosità esteriore, facendosi voce
di Dio che grida a quanti hanno corrotto la fede: “Perché mi offrite i vostri sacrifici
senza numero? … Smettete di presentare offerte inutili … non posso sopportare delitto
e solennità … anche se moltiplicaste le preghiere io non ascolterei: le vostre mani
grondano sangue. Lavatevi, purificatevi … cessate di fare il male, imparate a fare
il bene, cercate la giustizia”. Il Papa ricorda che talora la nostra religiosità
è intrisa dell’avidità dei mercanti del Tempio. Ne esce una tragica controtestimonianza:
“Tutto
ciò deve oggi far pensare anche noi come cristiani: è la nostra fede abbastanza pura
ed aperta, così che a partire da essa anche i ‘pagani’, le persone che oggi sono in
ricerca e hanno le loro domande, possano intuire la luce dell’unico Dio, associarsi
negli atri della fede alla nostra preghiera e con il loro domandare diventare forse
adoratori pure loro? La consapevolezza che l’avidità è idolatria raggiunge anche il
nostro cuore e la nostra prassi di vita? Non lasciamo forse in vari modi entrare gli
idoli anche nel mondo della nostra fede? Siamo disposti a lasciarci sempre di nuovo
purificare dal Signore, permettendoGli di cacciare da noi e dalla Chiesa tutto ciò
che Gli è contrario?” (Omelia, 16 marzo 2008)
Il Salmo 49 ci ricorda
che “chi offre la lode in sacrificio” onora in modo autentico Dio, mentre Gesù, nel
Vangelo secondo Matteo, afferma che “chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà,
e chi avrà perduto la propria vita” per causa sua, la troverà. La Croce di Cristo
è il vero sacrificio, i veri adoratori si conformano a Lui:
“Solo
‘l’amore sino alla fine’, solo l’amore che per gli uomini si dona totalmente a Dio,
è il vero culto, il vero sacrificio. Adorare in spirito e verità significa adorare
in comunione con Colui che è la verità; adorare nella comunione col suo Corpo, nel
quale lo Spirito Santo ci riunisce”. (Omelia, 16 marzo 2008)
“Non
prenderò vitelli dalla tua casa, né capri dai tuoi ovili” leggiamo nel Salmo: la vera
novità della fede non è quanto facciamo noi, ma quanto ha fatto il Signore:
“Il
cristianesimo non è un moralismo, non siamo noi che dobbiamo fare quanto Dio si aspetta
dal mondo, ma dobbiamo innanzitutto entrare in questo mistero ontologico: Dio dà se
stesso, il suo essere, il suo amare precede il nostro agire e nel contesto del suo
Corpo, nel contesto dello stare in Lui, identificati con Lui, nobilitati con il suo
Sangue, possiamo anche noi agire con Cristo. Ma l’etica è conseguenza dell’essere
… dobbiamo solo agire secondo la nostra nuova identità. Non è più un’obbedienza esteriore,
ma una realizzazione del dono del nuovo essere”. (Discorso, 13 febbraio 2010)
Il
Vangelo sottolinea che Gesù non è venuto a portare la pace sulla terra ma la spada,
la spada di una Parola di verità:
“Senza verità la carità scivola
nel sentimentalismo. L'amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente.
È il fatale rischio dell'amore in una cultura senza verità. Esso è preda delle emozioni
e delle opinioni contingenti dei soggetti, una parola abusata e distorta, fino a significare
il contrario”. (Discorso, 29 gennaio 2010)
Il vero culto a Dio –
afferma Isaia – è questo: soccorrere l’oppresso, rendere giustizia all’orfano, difendere
la causa della vedova. E il primo atto della giustizia – ricorda il Papa – è riconoscersi
peccatori. Gesù, tuttavia, di fronte al continuo fallimento degli uomini, non viene
a condannare ma a salvare: “Egli non viene come distruttore; non viene
con la spada del rivoluzionario. Viene col dono della guarigione. Si dedica a coloro
che a causa della loro infermità vengono spinti agli estremi della loro vita e al
margine della società. Gesù mostra Dio come Colui che ama, e il suo potere come il
potere dell’amore. E così dice a noi che cosa per sempre farà parte del giusto culto
di Dio: il guarire, il servire, la bontà che risana”. (Omelia, 16 marzo 2008)