2010-07-12 14:31:23

Europa: le Chiese chiedono di superare la povertà con una "sana collaborazione"


La povertà è uno scandalo che deve finire. È questo l’appello delle Chiese d’Europa che si sono riunite il 9 luglio scorso nel palazzo della Commissione europea di Rue de la Loi a Bruxelles. L’incontro - riferisce l'agenzia Sir - è stato organizzato dagli organismi di Coordinamento ecclesiali, la Commissione Chiesa e Società (Csc) e la Conferenza delle Chiese d’Europa (Cec) e la Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece). Per la Commissione europea era presente László Andor, commissario europeo per il lavoro, gli affari sociali e l’inclusione, accompagnato da una delegazione di responsabili del settore sociale della Ce. Nel suo intervento, Andor ha illustrato gli obiettivi presenti nella strategia 2020 che prevede tre priorità sul fronte della crescita economica: una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. I poveri in Europa erano, prima della crisi, 80 milioni di persone. Il commissario ha confermato l’impegno della Commissione di puntare ad una diminuzione della povertà del 25% entro il 2020. Per dare voce all’impegno delle chiese nella lotta alla povertà e all’esclusione sociale, sono intervenuti l’arcivescovo Jukka Paarma, della Chiesa evangelica luterana della Finlandia, e mons. Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e presidente di Caritas italiana. Ha partecipato ai lavori il vescovo Porfirio di Neapolis, della Chiesa ortodossa di Cipro. Nei loro interventi, i vescovi hanno confermato il forte impegno delle Chiese cristiane europee nella lotta alla povertà e all’esclusione sociale che si esprime sia attraverso un lavoro concreto e quotidiano, sia contribuendo a promuovere la globalizzazione della solidarietà fra le popolazioni europee. Al termine del suo intervento, mons. Merisi ha ribadito la consapevolezza che “le responsabilità e i ruoli delle Chiese e delle Istituzioni sono differenti, ma tra esse non possono non strutturarsi forme di ‘sana collaborazione’ laddove si riconosca che un buon ordinamento della società deve radicarsi in autentici valori etici e civili il più possibile condivisi dai cittadini e patrimonio del corpo sociale”. Il progetto di un’Europa “Casa comune” dei popoli europei, hanno concluso i vescovi, sarà confermato o meno nei prossimi anni se le sue Istituzioni sapranno rispondere positivamente alle sfide della povertà ancora così scandalosamente presente nel pur ricco continente. (R.P.)







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