2010-07-09 15:09:30

Iran: bloccata la lapidazione della donna accusata di adulterio


Non sarà lapidata la 43.enne iraniana Sakineh Mohammadi-Ashtiani, accusata dalle autorità giudiziarie di Teheran di adulterio. Lo annunciano gli organi competenti della Repubblica islamica in un comunicato ripreso dal quotidiano britannico Times, senza specificare tuttavia se l’esecuzione, prevista per oggi, sia stata definitivamente annullata. Dietro la decisione, probabilmente, la pressione esercitata da una vasta campagna di mobilitazione internazionale, guidata da Londra e Washington, insieme con tante associazioni in difesa dei diritti umani. Tra queste, la Fondazione Pangea che si occupa in particolare dei problemi delle donne. Sul caso di Sakineh sentiamo al microfono di Gabriella Ceraso la responsabile progetti di Pangea, Simona Lanzoni:RealAudioMP3  
R. – Si tratta di una giovane donna di 43 anni, costretta a confessare quello che non ha commesso. Sono diversi anni che è in carcere. E' stata torturata per estorcerle la confessione. Il problema è che molto spesso, per situazioni di altra natura, si può essere condannate. L’adulterio diventa un mezzo per mettere le donne in carcere, quando danno fastidio rispetto alla gestione familiare o ai problemi della comunità locale. Non c’è nessuno che riesce a tirare fuori la verità.

D. – Esiste una moratoria dal 2002 proprio sulla lapidazione in Iran. Ci sono state anche smentite ufficiali su molte delle esecuzioni che invece sono comunque avvenute e che le stesse ong internazionali hanno denunciato. Secondo la vostra esperienza, quante speranze ci sono che effettivamente l’esecuzione sia stata annullata?

R. – In realtà, quello che noi pensiamo è che purtroppo si sia tramutata in altro, nel senso che la impiccheranno. La cosa che ci fa sperare è proprio il fatto che l’Iran deve darsi un minimo di visibilità, rispetto al fatto che loro sono entrati all’interno delle Nazioni Unite proprio sul Comitato dei diritti per le donne e quindi si spera che questa rete internazionale riesca a bloccare questa esecuzione assolutamente ingiusta.

D. - Oggi Teheran ricorda l’anniversario della rivolta studentesca, soffocata nel sangue nel 9 luglio del ’99. L’Onda Verde, il movimento di contestazione del governo, ha pensato di scendere nuovamente in piazza. Quanto la visibilità e anche tutte le denunce, legate, appunto, al movimento dell’Onda Verde, hanno cambiato l’atteggiamento di Teheran nei confronti del rispetto dei diritti umani?

R. – In realtà, purtroppo, molte persone hanno rischiato ulteriormente e sono in prigione per questo motivo. Dall’altro si sono dovute fare delle concessioni, perché è diventato un caso talmente eclatante che c’è stato un doppio gioco. Quello che non si sa è che comunque l’Onda Verde continua, quindi quello che si spera è che il processo democratico non si arresti, malgrado i tentativi di riportare tutto al periodo prima dell’Onda Verde. 
Iraq
Almeno sei persone sono morte e 20, tra cui alcuni militari, sono rimaste ferite in un attentato suicida avvenuto presso un posto di blocco dell’esercito nei pressi del distretto a maggioranza sunnita di Ghazaliya, a ovest di Baghdad. Secondo la polizia locale si tratta dell’ultimo di una serie di attacchi contro la popolazione sciita che negli ultimi giorni stanno insanguinando il Paese.

Sri Lanka
Il segretario generale dell’Onu, Ban-ki-moon ha definito “inaccettabile” la situazione in Sri Lanka, dove alcuni esponenti del governo hanno manifestato contro la chiusura degli uffici del Programma allo sviluppo (Undp) decisa dalle Nazioni Unite che hanno anche richiamato il proprio inviato nel Paese, Neil Buhne. Con Buhne, Ban-ki-moon affronterà a New York le proteste suscitate in Sri Lanka per la nomina di tre esperti incaricati di far luce su abusi commessi durante la guerra civile.

Onu – bozza risoluzione su corvetta affondata
I cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu si sono accordati per una bozza di risoluzione che condanna l’attacco che il 26 marzo scorso provocò l’affondamento della corvetta sudcoreana Cheonan, in cui morirono 46 marinai. Le Nazioni Unite, però, hanno deciso di non citare esplicitamente la Corea del Nord. La bozza è stata fatta circolare dagli Stati Uniti tra tutti i membri del Consiglio di Sicurezza in vista del voto di oggi.
 
Corea del Nord
Ha tentato il suicidio ed è stato trasportato in ospedale, Aijalon Mahli Gomes, cittadino americano arrestato il 25 gennaio in Corea del Nord e da allora detenuto con l’accusa di essere penetrato nel Paese illegalmente. Nell’aprile scorso Gomes è stato condannato a otto anni di carcere e a una multa pari a 700 mila dollari.

Cina
La Cina ha rinnovato la licenza accordata a Google per operare nella parte continentale del Paese. Dallo scorso marzo, quando il colosso statunitense ha deciso di non sottomettersi alla censura imposta da Pechino, gli utenti cinesi venivano reindirizzati verso il portale di Hong Kong. Il governo cinese aveva considerato inaccettabile il trasferimento automatico. Google ha allora cambiato strategia, indirizzando gli utenti a una pagina in cui è presente un link d'accesso al sito di Hong Kong: così facendo potrà continuare a operare nel Paese.

Giappone
Il premier giapponese Naoto Kan resterà in carica indipendentemente dai risultati delle elezioni di domenica per il rinnovo parziale del Senato. Lo ha detto Yukio Edano, segretario generale del Partito democratico giapponese. Kan ha fissato l'obiettivo di vincere almeno 54 seggi dei 121 in palio, malgrado i sondaggi siano invece negativi.

Somalia
È di un morto e due feriti il bilancio di un attentato avvenuto nella notte nel quartier generale del Partito islamico somalo nel villaggio di Elash Biyaha, periferia nord della capitale Mogadiscio. Secondo le fonti, sarebbero state avvertite due deflagrazioni consecutive. La formazione politica controlla una parte del sud del Paese.

Messico
Torna l’emergenza maltempo nel Paese: dopo il passaggio, la settimana scorsa, dell’uragano Alex, che ha allagato la città di Monterrey causando 15 morti e danni per 700 milioni di dollari, una nuova ondata di piogge torrenziali ha reso necessaria l’apertura di alcune dighe sul Rio Grande, al confine con il Texas, e l’evacuazione di migliaia di persone. Le esondazioni del Rio Bravo, inoltre, hanno portato alla chiusura, per almeno tre giorni, di due dei quattro ponti che collegano il Messico con gli Stati Uniti.

Usa – marea nera
La Corte d’appello di New Orleans ha rifiutato il ricorso della Casa Bianca per mantenere attivo il blocco delle trivellazioni in acque profonde. Lo stop era stato attivato per sei mesi dopo il disastro nel Golfo del Messico, ma la moratoria decisa dagli Stati Uniti era stata poi revocata da un tribunale, contro il quale il governo americano aveva deciso di ricorrere. Intanto ieri sera da Washington nuovo ultimato alla British Petroleum: entro 24 ore dovrà presentare il nuovo piano per arginare la falla.

Usa-Russia
Un tribunale americano ha dato il via libera a uno scambio di spie senza precedenti tra i governi di Washington e di Mosca. Le dieci spie russe arrestate il mese scorso negli Stati Uniti si sono dichiarate colpevoli e sono state espulse dal Paese. A Mosca il presidente Dmitri Medvedev ha graziato i quattro informatori che collaboravano con i servizi segreti occidentali. Gli Stati Uniti hanno dichiarato che lo scambio di spie con la Russia é stato deciso per motivi di sicurezza nazionale e per ragioni umanitarie.

La “giornata del silenzio” dei giornalisti italiani contro il ddl sulle intercettazioni
È in corso lo sciopero di 24 ore dei giornalisti italiani contro il disegno di legge sulle intercettazioni proposto dalla maggioranza. Ieri lo sciopero, indetto dal sindacato unitario Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), ha riguardato la carta stampata; oggi è la volta di radio, televisioni, agenzie di stampa e web. Il servizio di Roberta Barbi:RealAudioMP3  
L’hanno chiamata “la giornata del silenzio”, un silenzio “rumoroso” dell’informazione: pochissimi i giornali in edicola, sono sospese le edizioni di tg e giornali radio, interrotti anche gli aggiornamenti su internet. Poche le voci fuori dal coro. I giornalisti italiani manifestano così il proprio dissenso al ddl Alfano sulle intercettazioni che, secondo quanto scrive il sindacato Fnsi nel comunicato, “limita pesantemente il diritto dei cittadini a sapere come procedono le inchieste giudiziarie, infliggendo gravi interruzioni al libero circuito delle notizie”. Una protesta “necessaria”, la definiscono che, se serve, raggiungerà anche la Corte europea di Strasburgo, perché “l’informazione è un bene pubblico”. Intanto ieri la Commissione giustizia della Camera ha rinviato di un giorno e mezzo il termine ultimo per la presentazione di emendamenti al ddl, giunto in Senato alla terza lettura: a eventuali modifiche sta lavorando anche il ministro della Giustizia Alfano. Sempre ieri il premier Berlusconi è tornato a difendere quella che definisce una “legge sacrosanta” e che - afferma - ricalca un disegno di legge presentato dalla sinistra nel 2007, in cui si stabiliva il divieto di pubblicazione per tutti gli atti fino alla conclusione delle indagini, si prevedevano sanzioni per giornalisti e pubblici ufficiali responsabili di fughe di notizie e si fissava il tetto massimo di 90 giorni per le intercettazioni. 
Grecia
Un nuovo sciopero nazionale è stato annunciato in Grecia per il 15 luglio prossimo. I sindacati dei dipendenti pubblici Adedy invitano a continuare la protesta contro la riforma delle pensioni e il piano di austerità nonostante il Parlamento abbia approvato ieri in via definitiva il ddl del governo.

Spagna
Una giovane di 26 anni, impiegata nella sede di Barcellona della Fondazione G3T, ong che si occupa dello sviluppo del Burundi, è stata licenziata perché incinta. Secondo quanto scritto dal quotidiano El Pais, alla ragazza era stato proposto un contratto a tempo indeterminato, ma poi è stata messa alla porta per non aver rispettato “le aspettative per le quali era stata assunta”.

Bosnia-Erzegovina
È iniziata oggi una marcia di oltre 100 km che si concluderà domenica 11 luglio, in occasione del 15.mo anniversario del massacro di Srebrenica, considerato uno degli episodi più sanguinosi avvenuti in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nel luglio 1995 le truppe serbo-bosniache guidate dal generale Ratko Mladić uccisero oltre ottomila musulmani bosniaci, ma solo circa seimila corpi sono stati identificati. Il 31 marzo scorso il Parlamento serbo ha approvato una risoluzione di condanna del massacro con la quale ha chiesto scusa ai familiari delle vittime. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Barbi e Michela Altoviti)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 190
 
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