2010-07-08 14:57:58

Sciopero generale e proteste di piazza in Grecia contro la riforma delle pensioni


Migliaia di greci sono scesi in piazza oggi ad Atene per denunciare la riforma delle pensioni. Uno sciopero generale – quello indetto dai principali sindacati dei lavoratori per la sesta volta dall’inizio della crisi - che ha letteralmente paralizzato il Paese. Il premier Giorgio Papandreou, consapevole di una fronda in seno al suo stesso partito, il Pasok, intervenendo in Parlamento ha preso un pubblico e solenne impegno a migliorare le condizioni dei pensionati "quando la situazione lo permetterà”. Intanto, dal ministero delle Finanze greco arrivano i primi dati sul piano di austerity che indicano un leggero miglioramento in atto. Nonostante tutto, la società greca continua a reagire con disorientamento e rabbia a una situazione che ha abbassato il livello di vita della classe media, colpendo duramente i lavoratori. Stefano Leszczynski ha raggiunto telefonicamente ad Atene il giornalista, Nicola Nellas:RealAudioMP3  
R. - Il problema è che da molti anni i greci si sono abituati ad avere un certo modello di pensioni e di lavoro. Quando il governo - ora eletto - stava in campagna elettorale diceva esattamente tutto il contrario: che avrebbe risolto tutti i problemi, senza fare grandi cambiamenti; che non si sarebbero taccate le pensioni, che non si sarebbe toccata l’Iva. E’, invece, avvenuto tutto il contrario. Ci sono anche voci all’interno della stessa maggioranza che sono contrarie a questa legge e che la vedono come antisociale, contro i poveri e contro la classe media.

D. - Lo stesso Papandreu, tuttavia, ha cercato di mostrare ottimismo…

R. - Tutti ritengono che quando verranno prese queste misure, non ci sarà più la possibilità di tornare al vecchio. Anche se migliorerà l’economia della Grecia, non credo che un datore di lavoro abbia poi un motivo per dare più soldi ai suoi dipendenti.

D. - Un miglioramento dell’andamento dell’economia è stato riscontrato sia dal ministero delle Finanze greco, sia dall’Unione Europea. Di questo si ha qualche segnale visibile in Grecia oppure no?

R. - No, ancora no. Credo che, con tutte queste misure che sono state prese finora, il risultato si potrà vedere forse a settembre: quando ci saranno le tasse da pagare, si vedrà allora quanti soldi in più si dovranno pagare. E poi si vedrà anche quando si dovrà fare la nuova legge di bilancio.

D. - La Chiesa greca si è espressa su questa situazione sociale del Paese? Ha detto qualcosa?

R. - La Chiesa ufficiale - come si sa - in Grecia è la Chiesa ortodossa. L’arcivescovo di Atene, che presiede il concilio dei vescovi greci, è stato invitato il 13 luglio dal presidente della Commissione Europea, Barroso, per discutere e confrontarsi su queste riforme e su come riuscire ad aiutare la gente e, soprattutto, i più poveri.

D. - E’ ipotizzabile che comunque anche dall’Europa possano arrivare ulteriori aiuti, questa volta destinati a fini sociali, oltre a quelli già stanziati per il risanamento finanziario del Paese?

R. - E’ molto probabile. Si dice che in questo incontro si parlerà anche su come potrà la Comunità Europea, insieme alla Chiesa ortodossa e credo anche alla Chiesa cattolica, aiutare i più poveri e i più bisognosi.







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