2010-07-08 14:28:33

L’arcivescovo di Caracas risponde alle accuse del presidente Chavez


L’arcivescovo di Caracas, cardinale Jorge Urosa, ha risposto in una nota alle accuse rivoltegli dal Presidente venezuelano Chavez, che, lo scorso 5 luglio, lo ha definito un oppositore politico contrario alla rivoluzione bolivariana. Cogliendo l’occasione per denunciare il “pericolo che assedia” il Paese, il porporato – che ha ricevuto ampia solidarietà dal mondo ecclesiastico e dalla società civile – afferma di essere stato “aggredito ingiustamente” per il solo fatto di aver parlato “seguendo la propria coscienza”. Il cardinale a più riprese ha richiamato l’attenzione sulla grave crisi che colpisce il Paese anche sul versante del clima sociale e dei metodi di governo e si è scontrato con il Presidente che – si legge – “al posto di riflettere e misurare gli argomenti esposti e dunque rettificare la sua condotta, si limita a fare uso delle offese e della squalifica” delle persone che fanno legittimo uso del diritto alla critica. “Calpestando la Costituzione – prosegue - il presidente e il governo desiderano portare il Paese verso la strada del socialismo marxista”. Una strada, che, alla fine, contrariamente alla volontà popolare espressa nel referendum del 2007 che ha bocciato la proposta statalista e socialista, conduce a una dittatura che non sarà neanche del proletariato bensì della sola cupola che governa. Si tratta di una condotta “illegale” che – afferma ancora la nota – mira anche a colpire “i diritti umani, civili e politici dei venezuelani". Tra le recenti misure che destano viva preoccupazione sul futuro della libertà in Venezuela, l'arcivescovo ricorda il "progressivo controllo dell'importazione, distribuzione e commercializzazione degli alimenti con lo scopo di far dipendere dal governo addirittura il diritto al cibo”, definendolo un attentato "alla sovranità alimentare del Paese". Intanto, mentre il governo trascura questioni urgenti come la sicurezza, la salute, le infrastrutture e i trasporti, il cardinale Urosa risponde anche a certe affermazioni del Presidente ricordando che la nomina dei vescovi è una “prerogativa esclusiva del Santo Padre” e non “una facoltà nelle mani dei politici”. Il porporato ricorda dunque che i vescovi “non aspirano ad avere quote di potere né tantomeno a diventare operatori politici”. I vescovi – precisa – “rivendicano il loro diritto a pronunciarsi su tutto ciò che riguarda la vita e il futuro del popolo venezuelano” con l’obiettivo del bene comune e delle opportunità per tutti “senza esclusioni, ingiustizie e intolleranza”. In conclusione il cardinale ricorda dunque che “dal punto di vista sociale la nostra è sempre una mano tesa in favore del dialogo e l'incontro”. (A cura di Luis Badilla)








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