2010-07-07 15:17:32

Dal vertice Obama-Netanyahu, spiragli di speranza per il processo di pace in Medio Oriente


Dal vertice tra Obama e Netanyahu, ieri alla Casa Bianca, sembra emergere la prospettiva a breve di colloqui diretti che rilancino il processo di pace israelo-palestinese. Il presidente americano si dice fiducioso che i cosiddetti “proximity talks”, i negoziati indiretti coordinati dall'emissario Usa George Mitchell, si trasformeranno in “negoziati diretti”. E parla di settembre, ricordando lo scadere della moratoria sui nuovi insediamenti nei Territori palestinesi. Il premier israeliano, chiedendo “una pace sicura”, afferma che Israele è “pronto a fare molto” per raggiungerla. Tuttavia, il portavoce del presidente dell'Anp, Mahmud Abbas (Abu Mazen), fa sapere che “la direzione palestinese attende risposte sulle questioni delle frontiere e della sicurezza per decidere se impegnarsi in negoziati diretti”. Bastano ueste effettivaqueste mente aperture effettivamente per miglior,are il clima generale tenendo conto del freno posto dall’Anp? Gabriella Ceraso lo ha chiesto ad Antonio Ferrari, inviato speciale e editorialista del Corriere della Sera:RealAudioMP3


R. – Diciamo subito che l’incontro di Washington si è concluso positivamente. D’altronde, se fosse continuato quel clima di gelo, le conseguenze sarebbero state sempre più, pesanti. Francamente, non credo che ci siano delle novità così clamorose, che possano far pensare e produrre risultati eccezionali a breve, perché non esistono le condizioni, al di là della volontà di ricucire i rapporti e la volontà di non lasciar deteriorare di più il processo di pace.

D. – Tra i nodi insoluti c’è la questione delle frontiere, della sicurezza. L’Anp attende risposte su questo fronte prima di decidere se impegnarsi o meno in negoziati diretti. Cosa prevedi sotto questo profilo?

R. – Questa è una cosa che riguarda altri attori, della regione. Prima bisognerà vedere come funziona questo tentativo di riavvicinamento tra l’Autorità nazionale palestinese e Hamas. Se ci fosse un passo avanti, allora sì che si potrebbe parlare dei confini e, in particolare, dei confini della Striscia di Gaza. Ma non soltanto con Israele, anche con l’Egitto, perché uno sforzo dovrebbe essere coniugato tra i due grandi vicini, per cercare di evitare che Gaza continui a essere ghetto, evitando pure che ci possano essere attacchi nei confronti di Israele.

D. – Altro tema affrontato è il dossier nucleare iraniano. Stati Uniti e Israele ribadiscono la linea dura. Questo che influenza potrà avere sulla ripresa dei negoziati, promessi dall’Iran a settembre?

R. – E’ importante, perché si è acquetata o, in qualche misura, si è raffreddata quell’ipotesi di un attacco israeliano contro l’Iran, che non è stato più evocato. E d’altra parte, mi è parso di capire che Netanyahu si sia abbastanza raccordato con la volontà americana di arrivare a questo passaggio chiave di fine estate.

Allarme suicidi nelle Forze armate israeliane
È allarme ai vertici delle Forze armate israeliane per l'aumento del numero dei suicidi tra i militari. Lo riferisce oggi il sito Ynet, secondo il quale - dopo qualche anno di rallentamento – il fenomeno ha toccato un nuovo picco nei primi sei mesi del 2010. In base agli ultimi dati disponibili, sono 19 i militari israeliani che fra gennaio e fine giugno si sono tolti la vita. Una cifra vicina al totale dei suicidi registrati nell'intero 2009 e tale da far temere in proiezione una statistica più grave di quella record del 2005, anno funestato da 35 morti. Fonti militari sostengono che indagini compiute in passato su ogni singolo caso di suicido tenderebbero a escludere – in maggioranza – connessioni dirette con la vita di caserma o le attività belliche. Resta tuttavia la singolare incidenza del fenomeno fra i ranghi degli uomini (e delle donne) in divisa.


Sei soldati afghani uccisi per errore da raid Nato nel sud dell'Afghanistan
Almeno sei soldati dell'esercito afghano sono morti in un raid aereo della Nato nella provincia meridionale di Ghazni. L'incidente è avvenuto ieri sera, mentre l'esercito afghano stava affrontando un commando di talebani a Rashidkhel. I velivoli hanno bombardato i soldati scambiandoli per errore per insorti. La Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) ha annunciato oggi di avere aperto un'inchiesta.


Fuga dalle zone orientali del Pakistan
Oltre 200 persone sono fuggite dalla zona di Bajwat, nel Pakistan orientale, dopo che l'esercito indiano ha sparato con mortai e armi automatiche da oltre confine. I due Paesi confinanti in passato si sono scontrati duramente per la cosiddetta "Linea di controllo", che dal 1949 divide il Kashmir in zona sotto controllo indiano e zona sotto controllo pakistano.


India
In riferimento ai violenti scontri tra dimostranti separatisti e forze dell'ordine nella vallata himalayana contesa tra India e Pakistan, il governo indiano ha deciso di schierare l'esercito nelle strade di Srinagar. Ieri, nella città erano state uccise tre persone. L'emergenza sarà discussa oggi a New Delhi in un vertice del governo sulla sicurezza. Intanto, i ribelli maoisti indiani hanno proclamato da oggi un nuovo sciopero generale di due giorni nel nord est del Paese, per protestare contro l'uccisione del loro leader e portavoce, Cherukuri Rajkumar, avvenuta nello Stato meridionale dell'Andhra Pradesh.


Sri Lanka
Centinaia di persone manifestano da ieri a Colombo, capitale dello Sri Lanka, davanti al palazzo dell'Onu. Appoggiano la protesta del governo locale contro il segretario generale, Ban Ki-moon, che ha nominato una commissione d’indagine su presunti crimini di guerra contro la minoranza tamil. Circa 7.500 persone sarebbero state uccise negli ultimi cinque mesi della guerra civile, che per 26 anni ha visto le forze governative impegnate contro i ribelli separatisti e si è conclusa nel maggio del 2009. La commissione è ritenuta una violazione alla sovranità del governo, che afferma di averne già nominato una propria. In ogni caso, è particolarmente critica la situazione degli sfollati tamil e dei prigionieri politici in Sri Lanka. l'opinione del prof. Emilio Asti, esperto di culture orientali, intervistato da Giada Aquilino:RealAudioMP3  
R. - La situazione dei rifugiati tamil, purtroppo, rimane grave. Per queste persone, varie organizzazioni hanno chiesto un intervento urgente, in quanto - anche se la guerra è finita da oltre un anno - le autorità non hanno ancora preso provvedimenti per cercare di risolvere questa grave situazione. Molti prigionieri politici tamil si trovano ancora oggi nell’impossibilità di far valere i propri diritti. Questi prigionieri sono stati detenuti in base all’atto di prevenzione del terrorismo e non dobbiamo dimenticarci che sono migliaia.

D. - L’Onu stima che l’ultimo assalto dell’esercito alle Tigri tamil abbia provocato settemila morti tra i civili, lo scorso anno. Qual è la linea delle autorità di Colombo e del presidente Rajapakse a proposito dell’inchiesta Onu sull’ultima parte dell’offensiva dell’esercito?

R. - Il governo dello Sri Lanka ritiene che la cifra sia inferiore, mentre altre fonti tamil ritengono che la cifra sia superiore ed alcuni parlano addirittura di 12-13 mila morti. La vittoria dell’esercito governativo non ha portato alla soluzione del grave problema dei profughi tamil. Problema, questo, che esisteva già da tempo.

D. - Proprio in base ad una inchiesta sulle violazioni dei diritti umani in Sri Lanka, l’Unione Europea ha minacciato di sospendere da metà agosto il canale preferenziale di esportazioni dallo Sri Lanka verso i 27. Che Paese è, anche a livello economico e a livello di relazioni internazionali, lo Sri Lanka?

R. - L’Unione Europea ha affermato che nello Sri Lanka le convenzioni dell’Onu sulla tortura e sui diritti dell’infanzia sono state violate. Quindi, la commissione ha deciso di bloccare il canale preferenziale di esportazioni verso l’Unione Europea e ciò verrebbe a costare 150 milioni di dollari all’anno allo Sri Lanka. La situazione economica è veramente tragica e si è aggrava a motivo della mancata soluzione alla questione umanitaria. Le zone che sono state devastate dal conflitto, le province del nord e quelle orientali, portano ancora oggi i segni dei combattimenti.

Stretta del parlamento europeo sui "bonus" di dirigenti bancari
Via libera del parlamento europeo oggi a Strasburgo, sulla stretta da attuare al "bonus" dei manager delle banche. A partire dal primo gennaio del prossimo anno, l'attuale remunerazione dei dirigenti del settore finanziario subirà un netto taglio. Il servizio di Michela Altoviti: RealAudioMP3

Il parlamento europeo approva un piano di riforme concrete sulla supervisione finanziaria. L’obiettivo è di assistere in futuro a una migliore gestione del rischio da parte degli Istituti di credito e a una revisione delle pratiche relative alla retribuzione, in modo che siano forniti incentivi più equilibrati. Secondo le novità introdotte, ciascuna banca dovrà stabilire dei limiti per i "bonus" in base agli stipendi e solo il 30% del "bonus" previsto per i manager e i dirigenti potrà essere pagato in contanti. In caso il "bonus" sia particolarmente elevato, questa percentuale sarà ridotta al 20%. Mentre almeno il 50% del totale della cifra dovrà essere pagato con azioni e capitali. E ancora, gran parte del "bonus" potrà essere scaglionata lungo un periodo di 3-5 anni, con la possibilità di doverlo rendere se la performance della banca non avrà rispettato le aspettative. Infine, anche i bonus-pensione saranno inclusi nel regolamento: infatti, il pagamento delle pensioni straordinarie dovrà essere limitato. Ciò consentirà di evitare situazioni verificatesi di recente, in cui alcuni manager hanno beneficiato di pensioni molto elevate, nonostante la crisi che stava attraversando la loro banca. La proposta è stata approvata con 625 voti a favore, 28 contrari e 37 astenuti e dovrà ora essere appoggiata dai ministri delle Finanze della Ue, martedì prossimo a Bruxelles. Da parte sua, la vicepresidente del parlamento europeo, Roberta Angelilli, ha dichiarato: “Il voto di oggi dell’aula di Strasburgo a favore del tetto sui pagamenti dei dirigenti bancari e sui relativi bonus è espressione della volontà del parlamento europeo di rispondere alla crisi economica attraverso azioni concrete". 
Manifestazione di cittadini delle zone terremotate di Abruzzo a Roma
Hanno riempito Piazza Venezia e la vicina Via dei Fori Imperiali, a Roma, gli aquilani che hanno marciato su Roma lanciando un ''S.O.S. L'Aquila'' e chiedendo sospensione delle tasse, occupazione e sostegno all'economia. Sono circa cinquemila le persone arrivate dalle zone colpite dal terremoto di circa un anno fa: oltre al Comune de L'Aquila, quelli di Paesi limitrofi come San Demetrio, Fossa, Torre dei Passeri, in provincia di Pescara, e Sulmona, che pur non essendo stata inserita nell'area dell'epicentro del sisma del 6 aprile 2009 ha subito danni. I manifestanti, arrivati con 40 autobus e in auto, hanno sfilato lungo via del Corso diretti a Montecitorio e nel pomeriggio si concentreranno in piazza Navona.

Cinque anni fa l’attentato a Londra
Londra oggi si ferma e ricorda gli attentati di cinque anni fa, il 7 luglio 2005, quando una serie di esplosioni causate da attentatori suicidi colpì il sistema dei trasporti pubblici della capitale britannica durante l’ora di punta: presi di mira contemporaneamente treni della metropolitana e autobus, con un bilancio di oltre 50 vittime e circa 700 feriti. Il servizio di Sagida Syed:RealAudioMP3


Il 7 luglio di 5 anni fa Londra si svegliava euforica per aver vinto la candidatura per ospitare le Olimpiadi del 2012, ma alle 8.50 una serie di esplosioni in quattro punti focali della città avrebbe scosso l’intera nazione, che da allora vive sotto la minaccia terroristica. I cinque kamikaze, cittadini britannici di origine orientale e legati alla rete Al Quaeda, uccisero 52 persone e ne ferirono altre 700 che stavano recandosi al lavoro sui mezzi pubblici. I familiari delle vittime, che finora hanno ricevuto 11 milioni di sterline di risarcimento, hanno organizzato alcune cerimonie private per ricordare i propri cari ed hanno manifestato disappunto contro il premier, Cameron, che si è limitato a depositare una corona di fiori in Hyde Park. L’ex sindaco di Londra, Ken Livingstone, ha dichiarato che “oggi i londinesi ricordano non solo chi ha perso la vita, ma anche la capacità di saper reagire propria di questa città”. Intanto, ad ottobre verrà pubblicata l’inchiesta ufficiale sull’attacco terroristico alle metropolitane e al quotidiano Times un commissario di Scotland Yard annuncia che “il Paese è al massimo livello di allerta e che un nuovo attacco sarebbe imminente”.

Belgrado ribadisce: no all’indipendenza del Kosovo
Il presidente serbo, Boris Tadic, ha ribadito il suo "no" all'indipendenza del Kosovo. Lo ha fatto con un discorso pronunciato ieri sera al Consiglio di sicurezza dell'Onu, riunitosi su richiesta di Belgrado dopo gli ultimi episodi di violenza registratisi a Kosovska Mitrovica. Nella città a nord del Kosovo, divisa in un settore serbo e uno albanese, venerdì scorso una bomba a mano ha provocato la morte di un manifestante serbo e il ferimento di altri undici. Atteso a breve il verdetto - non vincolante - della Corte internazionale di giustizia dell'Aja, chiamata da Belgrado a pronunciarsi sulla legittimità dell'indipendenza del Kosovo.


Uccisi in Cina un sacerdote e una suora
Padre Zhang Shulai, 55 anni, e suor Wei Yanhui, 32 anni, entrambi religiosi della Chiesa cattolica sono stati uccisi nella provincia settentrionale della Mongolia interna. Sono stati uccisi a coltellate nella casa per anziani in cui lavoravano e risiedevano e di cui la religiosa era direttrice nella cittadina di Wuhai. La polizia sta indagando ma al momento non è possibile stabilire se si tratti di uno o più assassini e non c’è indicazione sulle possibili motivazioni.


In Cina eseguita la condanna a morte dell'ex capo della magistratura
È stata eseguita a Chongqing, città sud occidentale cinese, la condanna a morte dell'ex capo della magistratura, Wen Qiang. Aveva 55 anni ed era stato dichiarato colpevole di aver accettato tangenti per proteggere le cinque principali organizzazioni criminali della città. Wen era stato condannato anche per violenza sessuale ed altri reati finanziari.


Violento scontro tra bus in Corea del Nord: morti 10 operai
Dieci operai nordcoreani sono morti e altri 40 sono rimasti feriti in un violento scontro tra due bus presso il distretto di Kaesong, in Corea del Nord, accanto alla frontiera con il Sud. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e di Michela Altoviti)
 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 188
 
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