Onu: nella Striscia di Gaza la ricostruzione è ancora un miraggio
“Attendiamo che il blocco venga rimosso e che vengano ripristinati i diritti fondamentali
della popolazione”: così il capo dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa),
John Ging, racconta la situazione di Gaza 18 mesi dopo l’operazione israeliana denominata
‘Piombo fuso’ e quattro anni dopo l’imposizione dell’embargo da parte di Israele.
“Non abbiamo ancora una lista dei prodotti che possono entrare a Gaza”, ha detto ancora
al Sir. Il blocco delle merci, infatti, resta l’ostacolo più grande alla ricostruzione:
nella Striscia non possono entrare cemento, ferro né vetro. Tre quarti della popolazione
vive ancora in abitazioni danneggiate e mentre il 78% delle strutture sanitarie sono
state riparate, e così quelle legate all’erogazione dell’acqua, grave resta la situazione
della corrente elettrica, che subisce interruzioni anche di 7 ore al giorno. Secondo
una stima del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (Unpd), servirebbero 527 milioni
di dollari per riportare Gaza alle condizioni pre-belliche: l’Unrwa, intanto, ha stanziato
460 milioni di dollari per ricostruire le case di 2300 rifugiati, 100 scuole e un
college di formazione per insegnanti; l’Unpd ha reperito, invece, 200 milioni destinati
alle case dei non rifugiati. (R.B.)