Il progetto "Cilla per Haiti", solidarietà ai bambini mutilati del sisma di gennaio
Oltre 200 mila morti e un milione e mezzo di scampati che cercano di sopravvivere
in condizioni di degrado al limite del disumano. E’ la situazione in cui versa a tutt’oggi
Haiti, sei mesi dopo il terremoto catastrofico del gennaio scorso. La gara di solidarietà
scatenatasi nell’immediatezza del dramma conta tuttora molte sigle umanitarie impegnate
nel soccorso alla popolazione. Uno dei tanti progetti di solidarietà operativi Haiti
è legato alla figura di Cecilia Corneo, che lavorava presso la sede delle Nazioni
Unite di Port au Prince ed è rimasta vittima del sisma. La sorella di Cecilia, Paola
Corneo, che vive a Washington, ha voluto organizzare una raccolta di fondi intitolandola
alla sorella Cecilia, detta Cilla. Fabio Colagrande ne ha parlato con con l’ideatrice:
R. – Il progetto
“Cilla per Haiti” (indirizzo Internet: www.cillaperhaiti.it) è nato nei primi mesi
dell’anno in seguito al terribile terremoto del quale, come sappiamo, sono rimasti
vittime più di 200 mila persone e tra queste vittime, purtroppo, anche mia sorella,
che era ad Haiti ormai da alcuni anni. Il suo amore per gli haitiani e per il lavoro
che faceva ha spinto noi familiari ed anche gli amici a ricordarla attraverso un progetto
che facesse del bene sull’isola di Haiti. D. – E qual è lo scopo
del progetto “Cilla per Haiti”, che avete voluto intitolare proprio a sua sorella? R.
– Il progetto si chiama “Cilla per Haiti” perché, in realtà, il nome di mia sorella
era Cecilia, ma tutti la conoscevano come Cilla. Lo scopo è quello di dare un futuro
ai bambini mutilati in seguito al terremoto: il numero degli amputati in seguito a
un sisma è enorme e la maggior parte sono bambini. Questo anche perché la popolazione
ad Haiti è molto giovane e la durata media della vita ad Haiti è di soli 50 anni.
Quindi, un intervento di questo tipo è sicuramente indispensabile. Per realizzarlo,
abbiamo dovuto ovviamente chiedere sostegno a strutture già esistenti e quindi ci
siamo appoggiati ad un centro di riabilitazione che è presente in Haiti da oltre dieci
anni, e fornisce ai piccoli le protesi necessarie per permettere loro di ritrovare
una vita più normale. Sono stata recentemente ad Haiti ed ho visto che i marciapiedi
sono inesistenti oppure inagibili, le strade sono piene di buche per cui è impossibile
per una persona che non abbia due gambe camminare e spostarsi, al punto che gli haitiani
disabili spesso sono abbandonati addirittura dalle loro famiglie. Il progetto, allora,
è l’unico modo per dare loro un futuro, perché i bambini amputati non solo non possono
spostarsi per giocare, ma non possono nemmeno andare a scuola. Ovviamente, poi, trovare
sedie a rotelle è impossibile e utilizzarle altrettanto. L’idea è quella di ampliare
la Casa dei Piccoli Angeli e fornire protesi al maggior numero possibile di vittime
e sostenerle poi per tutto il tempo necessario, perché – come sappiamo – i bambini
crescono e la protesi dev’essere cambiata annualmente. D. –
Signora Corneo, che altre notizie avete sulla situazione umanitaria ad Haiti, a quasi
sei mesi dal sisma? R. – La situazione è sicuramente ancora
tragica: la stagione delle piogge è incominciata ad aprile, l’igiene è scarsissima
e le epidemie difficili da controllare. I prezzi dei generi alimentari sono proibitivi
per la maggior parte della popolazione. Solo le strade principali sono agibili, ma
spesso sono intasate soprattutto dai camion che stanno cercando di togliere i detriti
delle case crollate, oppure dai mezzi delle organizzazioni umanitarie. La maggior
parte degli sfollati vive tuttora in tendopoli in condizioni disumane, oppure in alloggi
di fortuna, e la ricostruzione è purtroppo molto lenta e molto difficile. (Montaggio
a cura di Maria Brigini)