Ai Primi Vespri a San Paolo fuori le Mura, il Papa annuncia l’istituzione di un
dicastero per la nuova evangelizzazione
“Anche nei deserti del mondo secolarizzato, l’anima dell’uomo ha sete di Dio, del
Dio vivente”. Nell’omelia ai Primi Vespri per la solennità dei Santi Pietro e Paolo,
nella Basilica papale di San Paolo fuori le mura, il Pontefice invita la Chiesa ad
un rinnovato slancio missionario e annuncia la prossima istituzione di un dicastero
dedicato ad una nuova evangelizzazione del mondo secolarizzato. Alla celebrazione
era presente una delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Il servizio
di Claudia Di Lorenzi: (musica) “La
Chiesa è nel mondo un’immensa forza rinnovatrice, non certo per le sue forze, ma per
la forza del Vangelo, in cui soffia lo Spirito Santo di Dio, il Dio creatore e redentore
del mondo”, il solo che può saziare la fame più profonda dell’uomo. Nell’omelia ai
Primi Vespri per la Solennità dei Santi Pietro e Paolo, il Papa ricorda la ragione
profonda che, fin dalle origini, muove la Chiesa nella sua spinta evangelizzatrice: “Anche
l’uomo del terzo millennio desidera una vita autentica e piena, ha bisogno di verità,
di libertà profonda, di amore gratuito. Anche nei deserti del mondo secolarizzato,
l’anima dell’uomo ha sete di Dio, del Dio vivente”. Un anelito
a Dio che chiamò all’evangelizzazione i primi Apostoli e che interpella i pastori
della Chiesa di oggi chiamati ad annunciare il Vangelo di fronte a sfide storiche,
sociali e spirituali “al di sopra delle capacità umane”. Una missione – osserva Benedetto
XVI citando Giovanni Paolo II – ancora lontana dal suo compimento e che richiede un
rinnovato impegno non solo nelle regioni del mondo che ancora attendono una prima
evangelizzazione, ma anche laddove il Vangelo ha messo da lungo tempo radici, ma il
processo di secolarizzazione ha prodotto una grave crisi del senso della fede cristiana: “In
questa prospettiva, ho deciso di creare un nuovo Organismo, nella forma di 'Pontificio
Consiglio', con il compito precipuo di promuovere una rinnovata evangelizzazione nei
Paesi dove è già risuonato il primo annuncio della fede e sono presenti Chiese di
antica fondazione, ma che stanno vivendo una progressiva secolarizzazione della società
e una sorta di “eclissi del senso di Dio”, che costituiscono una sfida a trovare mezzi
adeguati per riproporre la perenne verità del Vangelo di Cristo”. Una
rinnovata evangelizzazione – ha ricordato il Pontefice – a cui diede un impulso straordinario
lo stesso Papa Wojtyla: "Il Papa Giovanni Paolo II
ha rappresentato 'al vivo' la natura missionaria della Chiesa, con i viaggi apostolici
e con l’insistenza del suo Magistero sull’urgenza di una 'nuova evangelizzazione':
'nuova' non nei contenuti, ma nello slancio interiore, aperto alla grazia dello Spirito
Santo che costituisce la forza della legge nuova del Vangelo e che sempre rinnova
la Chiesa; 'nuova' nella ricerca di modalità che corrispondano alla forza dello Spirito
Santo e siano adeguate ai tempi e alle situazioni; 'nuova' perché necessaria anche
in Paesi che hanno già ricevuto l’annuncio del Vangelo". Un
anelito all’evangelizzazione del mondo contemporaneo che trovò grande impulso anche
nei lavori del Concilio Vaticano II, ed in particolare nel decreto "Ad gentes", come
pure nell’operato dell’allora Pontefice Giovanni Battista Montini: "All’interno
del suo programma di attuazione del Concilio, Paolo VI convocò nel 1974 l’Assemblea
del Sinodo dei Vescovi sul tema dell’evangelizzazione nel mondo contemporaneo, e circa
un anno dopo pubblicò l’Esortazione apostolica 'Evangelii nuntiandi', che si apre
con queste parole: 'L’impegno di annunziare il Vangelo agli uomini del nostro tempo,
animati dalla speranza ma, parimenti, spesso travagliati dalla paura e dall’angoscia,
è senza alcun dubbio un servizio reso non solo alla comunità cristiana, ma anche a
tutta l’umanità'”. Proprio il Concilio si fece interprete
della duplice tensione della Chiesa all’unità e insieme alla universalità. Una tensione
– osserva ancora il Papa - evocata dalla odierna solennità dei Santi Pietro e Paolo,
e che trova nella consuetudine delle visite reciproche tra la Chiesa di Roma e quella
di Costantinopoli, in occasione delle feste dei rispettivi Santi Patroni, un eloquente
segno di speranza.