Il cardinale Comastri alla Messa per i dipendenti vaticani: Cristo l'unico medico
capace di curare la nostra infelicità
Questa mattina il cardinale Angelo Comastri, Vicario Generale per la Città del Vaticano,
ha presieduto la celebrazione eucaristica per i dipendenti della Città del Vaticano
nella solennità dei Santi Pietro e Paolo, all’Altare della Cattedra della Basilica
di San Pietro. Il servizio di Davide Dionisi.
Dietro
ogni persecuzione si nasconde lo scontro tra la luce e le tenebre, tra il bene e il
male, tra la legge dell’amore e la legge dell’odio. Così il cardinale Angelo Comastri,
vicario generale per la Città del Vaticano, ha rievocato questa mattina all’altare
della Cattedra della Basilica di San Pietro il martirio dei due Apostoli Patroni di
Roma, nella Messa per i dipendenti della Città del Vaticano. Rispondendo al perché
di tanto accanimento nei confronti di coloro che credono in Gesù e che, paradossalmente,
hanno per legge il comandamento dell’amore, dunque il comandamento di non odiare nessuno,
il porporato ha detto:
“La prima ragione della persecuzione fu la novità
inaudita che il cristianesimo portava nel mondo con l’affermazione risoluta della
uguale dignità di ogni uomo. Gesù aveva lanciato un’autentica sfida nei confronti
dell’orgoglio dei potenti di tutte le epoche, quando aveva affermato: ‘Qualunque cosa
avrete fatto al più piccolo dei fratelli, lo avete fatto a me’”. La
novità e la bellezza del messaggio di Gesù, secondo l’Arciprete della Basilica Papale
di San Pietro in Vaticano è stata colta anche da “un uomo che letteralmente ha strisciato
nel fango” come lo scrittore francese premio Nobel, André Gide, e da una persona
“tormentata da tanti dubbi”, come lo fu lo scrittore e filosofo russo, Dostoevskij.
Perché, secondo il cardinale Comastri:
“Chi ha conosciuto Gesù, non
può più fare a meno di Lui: Gesù è l’unica persona capace di dare senso alla vita
ed è l’unico medico capace di curare la nostra debolezza e la nostra infelicità, curando
la causa dell’infelicità stessa, che è la cattiveria”.
Parlando
più propriamente dei luoghi della memoria, l'agiografia cristiana medioevale fece
della cella più bassa del Carcere Mamertino e della fonte d'acqua, il luogo in cui
gli Apostoli Pietro e Paolo, qui imprigionati, battezzavano i convertiti cristiani
compagni di cella. Dopo mesi di chiusura al pubblico, questo importante sito riapre
con una novità. Ascoltiamo mons. Ernesto Mandara, ausiliare per
il Settore Centro di Roma:
“E’ stata fatta una lunga campagna di restauro,
restituendo questo luogo ad una dignità per i visitatori. E poi è stato fatto anche
non solo un lavoro di restauro, ma di ricerca scientifica. Per cui, nella cella inferiore
si è giunti al pavimento originario e si è trovata proprio la fonte da cui sgorgava
l’acqua. Probabilmente, si tratta di un antichissimo insediamento pagano, su cui poi
si è costruito il carcere e il carcere poi è diventato luogo di culto, perché gli
si attribuisce la presenza di Pietro. Questa presenza, in particolare, è testimoniata
molto oggettivamente da alcuni affreschi: un affresco che risale all’VIII secolo e
un altro affresco bellissimo che risale al XII-XIII secolo, in cui è raffigurato Gesù
che tiene la mano sulla spalla di Pietro. La gestione del carcere viene affidata all’Opera
romana pellegrinaggi. Speriamo che attraverso quest’opera di restauro, attraverso
questa ricerca scientifica e anche questa gestione molto attenta, possa diventare
luogo di pellegrinaggio e luogo tramite il quale conoscere la storia di Roma e come
la storia cristiana si inserisca nella storia romana”.