2010-06-28 14:40:41

Il cardinale Comastri alla Messa per i dipendenti vaticani: Cristo l'unico medico capace di curare la nostra infelicità


Questa mattina il cardinale Angelo Comastri, Vicario Generale per la Città del Vaticano, ha presieduto la celebrazione eucaristica per i dipendenti della Città del Vaticano nella solennità dei Santi Pietro e Paolo, all’Altare della Cattedra della Basilica di San Pietro. Il servizio di Davide Dionisi.RealAudioMP3


Dietro ogni persecuzione si nasconde lo scontro tra la luce e le tenebre, tra il bene e il male, tra la legge dell’amore e la legge dell’odio. Così il cardinale Angelo Comastri, vicario generale per la Città del Vaticano, ha rievocato questa mattina all’altare della Cattedra della Basilica di San Pietro il martirio dei due Apostoli Patroni di Roma, nella Messa per i dipendenti della Città del Vaticano. Rispondendo al perché di tanto accanimento nei confronti di coloro che credono in Gesù e che, paradossalmente, hanno per legge il comandamento dell’amore, dunque il comandamento di non odiare nessuno, il porporato ha detto:

“La prima ragione della persecuzione fu la novità inaudita che il cristianesimo portava nel mondo con l’affermazione risoluta della uguale dignità di ogni uomo. Gesù aveva lanciato un’autentica sfida nei confronti dell’orgoglio dei potenti di tutte le epoche, quando aveva affermato: ‘Qualunque cosa avrete fatto al più piccolo dei fratelli, lo avete fatto a me’”.
 
La novità e la bellezza del messaggio di Gesù, secondo l’Arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano è stata colta anche da “un uomo che letteralmente ha strisciato nel fango” come lo scrittore francese premio Nobel,  André Gide, e da una persona “tormentata da tanti dubbi”, come  lo fu lo scrittore e filosofo russo, Dostoevskij. Perché, secondo il cardinale Comastri:

“Chi ha conosciuto Gesù, non può più fare a meno di Lui: Gesù è l’unica persona capace di dare senso alla vita ed è l’unico medico capace di curare la nostra debolezza e la nostra infelicità, curando la causa dell’infelicità stessa, che è la cattiveria”.

Parlando più propriamente dei luoghi della memoria, l'agiografia cristiana medioevale fece della cella più bassa del Carcere Mamertino e della fonte d'acqua, il luogo in cui gli Apostoli Pietro e Paolo, qui imprigionati, battezzavano i convertiti cristiani compagni di cella. Dopo mesi di chiusura al pubblico, questo importante sito riapre con una novità. Ascoltiamo mons. Ernesto Mandara, ausiliare per il Settore Centro di Roma:

“E’ stata fatta una lunga campagna di restauro, restituendo questo luogo ad una dignità per i visitatori. E poi è stato fatto anche non solo un lavoro di restauro, ma di ricerca scientifica. Per cui, nella cella inferiore si è giunti al pavimento originario e si è trovata proprio la fonte da cui sgorgava l’acqua. Probabilmente, si tratta di un antichissimo insediamento pagano, su cui poi si è costruito il carcere e il carcere poi è diventato luogo di culto, perché gli si attribuisce la presenza di Pietro. Questa presenza, in particolare, è testimoniata molto oggettivamente da alcuni affreschi: un affresco che risale all’VIII secolo e un altro affresco bellissimo che risale al XII-XIII secolo, in cui è raffigurato Gesù che tiene la mano sulla spalla di Pietro. La gestione del carcere viene affidata all’Opera romana pellegrinaggi. Speriamo che attraverso quest’opera di restauro, attraverso questa ricerca scientifica e anche questa gestione molto attenta, possa diventare luogo di pellegrinaggio e luogo tramite il quale conoscere la storia di Roma e come la storia cristiana si inserisca nella storia romana”.







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