Domenica di elezioni in Guinea, che sogna la democrazia dopo anni di golpe e regimi
Domani la Guinea va al voto. Le elezioni presidenziali rappresentano un passo storico
per il piccolo Paese africano, segnano infatti il passaggio ad un governo civile e
democratico dopo una lunga serie di regimi e colpi di stato militari. Il servizio
di Michela Altoviti:
Divenuta
colonia francese nel 1890, la Guinea ha raggiunto l'indipendenza per consultazione
referendaria nel 1958. Da allora fino al 1984 è stata retta dittatorialmente da Ahmed
Sékou Tourè. Poco dopo la sua morte, un colpo di Stato militare ha posto alla guida
del Paese Lansana Conte', presidente fino al suo decesso nel 2008. Anche questa volta
è con un golpe che si regolava la successione, affidata a Moussa Dadis Camara. Intanto,
nel Paese cresceva la protesta dell'opposizione democratica, sulla spinta di una società
civile molto attiva, con una forte componente femminile. Il 28 settembre 2009 una
folla di persone si è riunita allo stadio di Conakry, la capitale, per inneggiare
alla democrazia: i soldati, aprendo il fuoco, hanno ucciso almeno 150 persone. In
dicembre, Camara, gravemente ferito in un attentato, lascia il governo. A succedergli
è il generale Sekouba Konate che accetta di avviare una transizione democratica in
un Paese ancora sotto choc per il massacro dello stadio. È stato così creato in gennaio
un governo di unità nazionale alla cui guida è stato posto Jean-Marie Doré, esponente
di primo piano del gruppo di opposizione Forum. La campagna elettorale presidenziale
si è finora svolta in maniera pacifica, anche in virtù di un appello firmato a Roma
dai partiti e le forze sociali. L'intesa, siglata il 28 maggio alla Comunità di Sant'Egidio
impegna i firmatari ad accettare il responso delle urne e il futuro governo a coinvolgere
l'opposizione nel processo di ricostruzione politico ed economico del Paese. E' stato
poi deciso di affidare ad una commissione di riconciliazione nazionale il compito
di mantenere il dialogo fra le parti e di risarcire le vittime della repressione e
le violenze di un lungo passato dittatoriale. Le elezioni, finanziate dalla Comunità
Europea, saranno monitorate da centinaia di osservatori dell'Unione Africana e della
Comunità Economica dell'Africa occidentale. Se nessuno dei 24 candidati otterrà la
maggioranza si andrà al ballottaggio in luglio e il processo democratico si completerà
fra sei mesi con le elezioni parlamentari.