2010-06-23 15:07:25

Uganda: dichiarazione dei vescovi sulla situazione attuale del Paese


Un lungo documento suddiviso in dodici punti: si presenta così la Dichiarazione della Conferenza episcopale dell’Uganda, resa nota al termine della Plenaria svoltasi dal 4 all’11 giugno. Al centro delle preoccupazioni dei vescovi c’è la situazione attuale dell’Uganda, minacciata da numerosi problemi che i presuli elencano in modo dettagliato, ribadendo l’importanza del bene comune, basato “sul rispetto dei principi della democrazia che include l’uguaglianza tra le persone, la sovranità del popolo e il rispetto della legge”. Al primo punto, nella scala delle priorità elencate dai vescovi, ci sono le elezioni generali fissate per il 2011. “In vista di questo appuntamento, notiamo molta paura e pessimismo nei cuori della gente – si legge nella dichiarazione – Le cause di questa situazione sono molteplici: il lavoro precario, il crescente divario tra ricchi e poveri, le tensioni tra i gruppi etnici, la carenza di servizi sanitari”. Per questo, i presuli invitano tutti i candidati alle elezioni a prepararsi ad affrontare tali temi “con determinazione, tenendo sempre a mente il bene comune della nazione”. Un’ulteriore raccomandazione viene fatta alla Commissione elettorale, affinché garantisca votazioni trasparenti, imparziali e libere. Nella dichiarazione i presuli non dimenticano l’importanza della difesa dell’ambiente. L’Uganda, infatti, è minacciata dallo “sfruttamento delle foreste, - scrivono - che danneggia la bio-diversità, causa perdite economiche e priva l’umanità dei beni primari”. La dichiarazione della Chiesa ugandese affronta anche la grave questione dei sacrifici umani, un fenomeno “in allarmante crescita nel 2009”. Ribadendo come questi atti - basati su “superstizione, povertà ed avidità” – siano “crudeli e disumani”, “contrari agli insegnamenti cristiani e morali”, i presuli sottolineano con forza che “la vita umana è un dono di Dio e come tale è sacra e va protetta”. Inoltre, i vescovi non dimenticano il problema della violenza domestica, spesso causata da “alcolismo, gelosia, avidità e povertà” e dannosa per la stabilità della famiglia. Quindi, la dichiarazione riflette anche sul tema della sanità pubblica, auspicando che essa non sia più al di sotto dello standard minimo e che il diritto dei cittadini a ricevere i trattamenti sanitari di base non venga violato. E ancora: si sottolinea la necessità di una lotta serrata contro la corruzione, definita “un cancro” per il Paese. Infine, i presuli affrontano la tematica della violenza e della guerriglia che riguarda, principalmente, tre zone del Paese: la regione settentrionale, dove operano i ribelli dell’Esercito di liberazione del Signore: il Regno di Buganda, abolito nel 1966 e ripristinato 16 anni fa, ma solo con funzioni di rappresentanza e ché esige la restituzione delle terre confiscate 23 anni fa; ed infine la zona nord-est del Paese dove operano i guerriglieri Karamoja. Per tutti questi conflitti, i vescovi chiedono alle parti in causa di cercare una pace duratura, mirando al disarmo dei ribelli e favorendo il rientro in patria degli sfollati e la ricostruzione del Paese. Infine, la Chiesa ugandese ribadisce il proprio ruolo nella costruzione del bene comune “al di là degli interessi dei clan, delle tribù e dei partiti politici” e nella “difesa e promozione dei diritti sociali, economici, politici e religiosi di tutti i cittadini”. (I.P.)







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