Uganda: dichiarazione dei vescovi sulla situazione attuale del Paese
Un lungo documento suddiviso in dodici punti: si presenta così la Dichiarazione della
Conferenza episcopale dell’Uganda, resa nota al termine della Plenaria svoltasi dal
4 all’11 giugno. Al centro delle preoccupazioni dei vescovi c’è la situazione attuale
dell’Uganda, minacciata da numerosi problemi che i presuli elencano in modo dettagliato,
ribadendo l’importanza del bene comune, basato “sul rispetto dei principi della democrazia
che include l’uguaglianza tra le persone, la sovranità del popolo e il rispetto della
legge”. Al primo punto, nella scala delle priorità elencate dai vescovi, ci sono le
elezioni generali fissate per il 2011. “In vista di questo appuntamento, notiamo molta
paura e pessimismo nei cuori della gente – si legge nella dichiarazione – Le cause
di questa situazione sono molteplici: il lavoro precario, il crescente divario tra
ricchi e poveri, le tensioni tra i gruppi etnici, la carenza di servizi sanitari”.
Per questo, i presuli invitano tutti i candidati alle elezioni a prepararsi ad affrontare
tali temi “con determinazione, tenendo sempre a mente il bene comune della nazione”.
Un’ulteriore raccomandazione viene fatta alla Commissione elettorale, affinché garantisca
votazioni trasparenti, imparziali e libere. Nella dichiarazione i presuli non dimenticano
l’importanza della difesa dell’ambiente. L’Uganda, infatti, è minacciata dallo “sfruttamento
delle foreste, - scrivono - che danneggia la bio-diversità, causa perdite economiche
e priva l’umanità dei beni primari”. La dichiarazione della Chiesa ugandese affronta
anche la grave questione dei sacrifici umani, un fenomeno “in allarmante crescita
nel 2009”. Ribadendo come questi atti - basati su “superstizione, povertà ed avidità”
– siano “crudeli e disumani”, “contrari agli insegnamenti cristiani e morali”, i presuli
sottolineano con forza che “la vita umana è un dono di Dio e come tale è sacra e va
protetta”. Inoltre, i vescovi non dimenticano il problema della violenza domestica,
spesso causata da “alcolismo, gelosia, avidità e povertà” e dannosa per la stabilità
della famiglia. Quindi, la dichiarazione riflette anche sul tema della sanità pubblica,
auspicando che essa non sia più al di sotto dello standard minimo e che il diritto
dei cittadini a ricevere i trattamenti sanitari di base non venga violato. E ancora:
si sottolinea la necessità di una lotta serrata contro la corruzione, definita “un
cancro” per il Paese. Infine, i presuli affrontano la tematica della violenza e della
guerriglia che riguarda, principalmente, tre zone del Paese: la regione settentrionale,
dove operano i ribelli dell’Esercito di liberazione del Signore: il Regno di Buganda,
abolito nel 1966 e ripristinato 16 anni fa, ma solo con funzioni di rappresentanza
e ché esige la restituzione delle terre confiscate 23 anni fa; ed infine la zona nord-est
del Paese dove operano i guerriglieri Karamoja. Per tutti questi conflitti, i vescovi
chiedono alle parti in causa di cercare una pace duratura, mirando al disarmo dei
ribelli e favorendo il rientro in patria degli sfollati e la ricostruzione del Paese.
Infine, la Chiesa ugandese ribadisce il proprio ruolo nella costruzione del bene comune
“al di là degli interessi dei clan, delle tribù e dei partiti politici” e nella “difesa
e promozione dei diritti sociali, economici, politici e religiosi di tutti i cittadini”.
(I.P.)