2010-06-22 15:05:15

Appello dell'Oms: intensificare gli sforzi per far fronte all'emergenza umanitaria in Kirghizistan


Le autorità kirghize hanno deciso di anticipare di un mese, il prossimo settembre, le elezioni legislative. La data esatta dello scrutinio sarà annunciata dopo il referendum di domenica sulla nuova Costituzione. La speranza è quella di stabilizzare la situazione del Paese centro-asiatico, teatro in questi ultimi mesi di sanguinose violenze, prima legate al regime del deposto presidente Bakiyev, poi alle lotte interetniche con la minoranza uzbeka nelle settimane scorse. In questi giorni, nel Paese sembra tornata la calma ma i numeri relativi alle persone coinvolte proprio negli ultimi scontri restano allarmanti. Per fare il punto anche sullo stato dei soccorsi, Gabriella Ceraso ha raggiunto telefonicamente a Ginevra Giuseppe Annunziata, responsabile del coordinamento degli aiuti di emergenza dell'Oms:RealAudioMP3

 

R. – La popolazione che, direttamente o indirettamente, è stata colpita da questa crisi si aggira intorno al milione di persone, sia in Uzbekistan che in Kirghizistan. Questo include anche le famiglie che ricevono i rifugiati e in genere tutte le famiglie che vivono nella stessa area, che in qualche maniera, indirettamente, sono state colpite.

 

D. – Quali sono le zone più critiche ad oggi, poiché sembra che la calma sia tornata...

 

R. – La parte meridionale del Kirghizistan, dove vivono ancora gruppi militari di uzbeki. Per quanto riguarda l’Uzbekistan, nella zona di confine con il Kirghizistan, soprattutto nella zona di Andijan, dove ci sono dei campi per rifugiati, che sono stati allestiti dal governo uzbeko. In Kirghizistan, la situazione della sicurezza è certamente migliorata, ma rimangono sempre dei problemi di accesso. Ci sono ancora poche organizzazioni internazionali che sono dentro la zona del conflitto e ancora non ci sono le condizioni per verificare con completezza quali sono i bisogni primari.

 

D. – Si parla anche di devastazione, di macerie ovunque. Si continua a scavare per cercare le vittime?

 

R. – Il numero delle vittime, così come il numero dei feriti, è ancora prematuro dirlo. Ci sono i dati ufficiali che parlano di circa duecento vittime e di circa duemila feriti, ma ci sono stati circa mille di questi feriti, che sono stati ospedalizzati. Queste sono cifre iniziali. Per quanto riguarda la presenza di massicce distruzioni, questi si riferiscono maggiormente a case di privati, ma per quanto riguarda le strutture pubbliche, e soprattutto ospedaliere, noi non abbiamo dei rapporti di devastazione, di danni. Avranno bisogno di essere rinforzati, ovviamente, ma già i due governi stanno procedendo a fare questo e in più stanno arrivando gli aiuti internazionali.

 

D. – Ci può dare un’idea di quanti sono gli assistiti ad oggi?

 

R. – Per quanto riguarda l’Uzbekistan si va dalle 70 alle 100 mila persone, che sono attualmente in una cinquantina di piccoli campi di rifugiati. Sono due gli aspetti da tenere presenti, per quanto riguarda l’assistenza sanitaria: molti di questi rifugiati sono anziani, quindi si tratta di provvedere alla continuità delle cure, soprattutto per le malattie croniche e poi c’è una speciale attenzione alle donne ed ai bambini, perché purtroppo sono stati riportati diversi casi di violenza sessuale. Quindi, c’è uno specifico bisogno di assistenza sia psicologica sia medica.

 

D. – In generale, ci può fare un quadro di possibili sviluppi, anche sui tempi...

 

R. – Siamo tutti in attesa che migliori la situazione della sicurezza. Si parla di settimane, per il momento, in cui l’intervento umanitario sarà necessario con una velocità, con un’intensità particolarmente alta. Quindi, la situazione poi dovrebbe nel giro di qualche mese ritornare, più o meno lentamente, nella norma.








All the contents on this site are copyrighted ©.