2010-06-21 14:57:18

Sudan: il vescovo emerito di Torit esorta i sud sudanesi all’unità e alla pace


“Un architetto dello sviluppo e un eroe della popolazione dell’Equatoria orientale e dell’intero Sud Sudan”. Così il governatore dello Stato dell’Equatoria orientale (Sudan meridionale), Louis Lobong, ha definito mons. Paride Taban, vescovo emerito di Torit. Mons. Taban si è incontrato con il neo-eletto governatore, accompagnato da una delegazione composta da alcuni sacerdoti. Il vescovo emerito di Torit ha invitato la popolazione sud sudanese a rimanere unita e a operare per la pace in vista del referendum del 2011, con il quale la popolazione locale sarà chiamata a decidere se il sud Sudan diventerà uno Stato indipendente o rimarrà unito al resto del Paese. Il governatore ha sottolineato che la sua amministrazione intende collaborare con la Chiesa per aiutare la popolazione a superare il difficile momento che sta vivendo. Il governatore ha inoltre ricordato il lavoro svolto dal vescovo emerito durante la guerra civile per aiutare le diverse comunità dello Stato, soccorrendole e creando scuole e centri sanitari. Mons. Taban ha affermato di essere fiducioso sul futuro del Paese: “il Sudan non ricadrà nella guerra né ora né dopo il referendum per determinare il futuro dei sud sudanesi”. L’opera di pace della Chiesa è tanto più necessaria nel momento in cui continuano a giungere dal sud Sudan notizie di scontri e proclami minacciosi da parte del leader di una fazione ribelle dell’Spla (Sudan’s People Liberation Army), l’ex movimento di guerriglia che, dopo gli accordi di pace del 2005, governa il sud Sudan. George Athor, questo il nome del leader dissidente, afferma che i suoi uomini si sono ripetutamente scontrati con i soldati dell’Spla. Il governo locale nega che siano avvenuti nuovi scontri dopo quelli tra i suoi soldati e quelli di Athor del 15 giugno nello Stato di Jonglei, ricco di petrolio. Un’altra area di crisi è quella di Abyei, al confine tra nord e sud Sudan, la cui popolazione verrà chiamata a votare per un referendum distinto da quello del Sudan meridionale, per decidere se il suo territorio farà parte del settentrione o del meridione del Paese. Abyei possiede ricchi giacimenti di petrolio; la sua appartenenza al Sudan meridionale accrescerebbe dunque il potenziale petrolifero del sud, a detrimento del nord che, in caso di indipendenza del meridione, perderebbe la sua più importante fonte di reddito. Visti gli interessi in gioco, sono comprensibili gli appelli e gli sforzi della Chiesa e di altri perché la situazione rimanga calma. La popolazione sicuramente desidera la pace, perché non vuole subire gli orrori sperimentati dai precedenti 25 anni di guerra. (R.P.)








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