2010-06-21 15:18:54

Mons. Negri sulle parole del Papa alla Messa per le ordinazioni: il sacerdozio è un servizio d’amore e non una serie di funzioni


Il sacerdozio si fonda sul coraggio di dire sì alla volontà di Dio rifiutando di sottomettersi alle mode e alle opinioni del momento. Hanno destato ampia eco le parole di Benedetto XVI durante la Messa di ieri in San Pietro per l’ordinazione di 14 diaconi. Il Papa ha nuovamente messo in guardia dal carrierismo nella Chiesa ed ha ribadito che l’aspirazione del sacerdote deve essere l’incontro vitale con il Signore, vissuto nella preghiera e nell’obbedienza alla legge dell’amore. Su queste esortazioni del Papa ai sacerdoti, Alessandro Gisotti ha chiesto una riflessione al vescovo di San Marino-Montefeltro, mons. Luigi Negri:RealAudioMP3





R. – L’aspirazione del sacerdote dev’essere quella di andare fino in fondo al gesto d’amore cui la vocazione sacerdotale chiama. In fondo, il sacerdozio è un amore incondizionato a Gesù Cristo di cui il celibato è l’espressione più sacrificata e insieme lieta, e dall’altro è amore verso il popolo: verso il popolo nel quale è presente il Signore e nel quale il sacerdote lo rappresenta, cioè lo rende presente. E’ sul filo dell’amore; non può essere sul filo delle condizioni psicologiche, affettive, delle circostanze storiche: tutte queste cose devono essere certamente affrontate, perché una vocazione è una vocazione che matura nella storia, ma non possono diventare le ragioni che definiscono la vocazione sacerdotale!

 

D. – Il sacerdozio si fonda sul coraggio di dire “sì” ad un’altra volontà, si fonda nella conformazione alla volontà di Dio: questo forse è stato proprio il cuore dell’omelia del Papa…

 

R. – Il cuore dell’omelia del Papa è questa chiamata a partecipare in modo unico all’avvenimento di Cristo e a vivere questo rapporto come amore, come dedizione incondizionata a Lui e quindi, come conseguenza, dedizione al popolo. Se non c’è questo amore a Gesù Cristo, la carità pastorale diventa una serie di funzioni…

 

D. – Il Papa ha anche messo in guardia dall’adattarsi al mutare delle mode e delle opinioni, da parte dei sacerdoti. Li ha invitati, piuttosto, a coltivare un rapporto costante e vitale con la verità…

 

R. – E’ la verità, cioè Cristo presente nella sua straordinaria ed unica capacità di rivelare la verità su Dio e sull’uomo: è questo, il punto di riferimento. Se perdiamo questo, diventiamo maestri del “già-saputo”, il massmediatico del “già-saputo”, del “già-voluto”, del “già-desiderato” che è sostanzialmente contingente e relativo alle mode.

 

D. – “Solamente chi ha un rapporto intimo con il Signore viene afferrato da Lui e può portarlo agli altri”, ha detto il Papa, invitando qui in particolare alla preghiera…

 

R. – Certamente. Alla preghiera, perché è la preghiera che, mettendoci a contatto quotidianamente con il Signore, fa passare dentro noi la forza dello Spirito Santo che è poi la più grande risorsa che noi abbiamo per reggere noi stessi e per aiutare gli altri nostri fratelli a vivere quella profonda immanenza al Signore che costituisce la strada della vita. E questo è ciò che fa finire, o meglio mette in evidenza tutta la negatività del carrierismo su cui il Papa è tornato insistentemente in questi interventi dell’Anno Sacerdotale, per dire che non può esistere un’alternativa all’amore, e la carriera non è un’alternativa all’amore: è un tradimento dell’amore.








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