Kenya. Dichiarazione dei vescovi sullo stato di insicurezza nel Paese
NAIROBI, 21 giugno 2010 Un forte appello all’unità e una condanna di tutte le forme
di violenza: questo, in sintesi, il contenuto della dichiarazione della Conferenza
episcopale del Kenya, resa nota nei giorni scorsi. Il documento arriva dopo due avvenimenti
che hanno turbato il Paese africano nei giorni scorsi: domenica 13 giugno, due esplosioni
hanno provocato cinque morti durante una manifestazione organizzata dalle Chiese protestanti
evangeliche a Nairobi, per protestare con il progetto di una nuova costituzione, che
sarà sottoposto a referendum popolare nel mese di agosto. Lunedì 14 giugno, invece,
invece, alcuni atti vandalici sono stati perpetrati nella Basilica della Sacra Famiglia
della città. “Condanniamo nella maniera più forte possibile – scrivono i vescovi nella
loro dichiarazione – gli atroci crimini che hanno colpito cittadini innocenti raccolti
in preghiera. Esprimiamo la nostra solidarietà ai vescovi ed ai pastori che hanno
organizzato l’evento”. Quindi, i presuli lanciano un appello, chiedendo al Paese di
pregare per “i fratelli e le sorelle che hanno perso la vita nell’esercizio di un
diritto democratico” e si dicono “sorpresi e scioccati dal fatto che qualcuno abbia
deciso di escludere il governo da questo atto barbarico, senza aspettare prima la
fine delle indagini”. Quanto agli atti vandalici compiuti nella Basilica della Sacra
Famiglia, in particolare contro il Santissimo Sacramento, la Conferenza episcopale
leva una “vibrante protesta contro queste azioni e condanna categoricamente gli istigatori
di tali gesti”. “Non ci lasceremo intimidire – scrivono i vescovi – Piuttosto, esprimiamo
la nostra preoccupazione riguardo agli attacchi personali di cui i leader religiosi
sono stati oggetto attraverso i mass media semplicemente perché, in coscienza, hanno
scelto di opporsi al progetto di una nuova costituzione ed hanno invitato i cittadini
e rifiutare un documento che non è a favore del bene comune del Paese”. Secondo la
Chiesa locale, infatti, nella bozza della nuova Costituzione sono presenti anche norme
che creano problemi di ordine morale, come la clausola che sposta l’inizio della vita
dal concepimento alla nascita, e quella che istituisce il riconoscimento delle corti
civili musulmane, le cosiddette "Kadhi courts". “Come nazione – si legge ancora nella
dichiarazione dei presuli – siamo già stati testimoni diretti di dove ci possono condurre
la violenza e l’intolleranza. Chiediamo quindi a tutti i cittadini di resistere contro
qualsiasi fattore di divisione, mantenendo la calma e cercando una soluzione tra i
due punti di vista differenti, a favore o contro la riforma della Costituzione”. Quindi,
la Conferenza episcopale ribadisce: “Non dovremmo dimenticare che dobbiamo continuare
ad essere una nazione, qualunque decisione prendiamo nel referendum del 4 agosto,
e Dio ci continuerà sempre a guidare nel nostro cammino”. Di qui, l’appello conclusivo:
“La Chiesa cattolica del Kenya chiede a tutti i cittadini di restare uniti e di parlare
con una sola voce, quella dell’amore, manifestando rispetto e comprensione per qualsiasi
posizione nei confronti della riforma costituzione, al di là della razza, della religione
o della tribù di appartenenza. Invitiamo, inoltre, tutti gli uomini di buona volontà
a ricordare il nostro Paese nelle loro preghiere, affinché possiamo imparare a vivere
tutti insieme in armonia ed unità”.