2010-06-21 16:36:39

Kenya. Dichiarazione dei vescovi sullo stato di insicurezza nel Paese


NAIROBI, 21 giugno 2010
Un forte appello all’unità e una condanna di tutte le forme di violenza: questo, in sintesi, il contenuto della dichiarazione della Conferenza episcopale del Kenya, resa nota nei giorni scorsi. Il documento arriva dopo due avvenimenti che hanno turbato il Paese africano nei giorni scorsi: domenica 13 giugno, due esplosioni hanno provocato cinque morti durante una manifestazione organizzata dalle Chiese protestanti evangeliche a Nairobi, per protestare con il progetto di una nuova costituzione, che sarà sottoposto a referendum popolare nel mese di agosto. Lunedì 14 giugno, invece, invece, alcuni atti vandalici sono stati perpetrati nella Basilica della Sacra Famiglia della città. “Condanniamo nella maniera più forte possibile – scrivono i vescovi nella loro dichiarazione – gli atroci crimini che hanno colpito cittadini innocenti raccolti in preghiera. Esprimiamo la nostra solidarietà ai vescovi ed ai pastori che hanno organizzato l’evento”. Quindi, i presuli lanciano un appello, chiedendo al Paese di pregare per “i fratelli e le sorelle che hanno perso la vita nell’esercizio di un diritto democratico” e si dicono “sorpresi e scioccati dal fatto che qualcuno abbia deciso di escludere il governo da questo atto barbarico, senza aspettare prima la fine delle indagini”. Quanto agli atti vandalici compiuti nella Basilica della Sacra Famiglia, in particolare contro il Santissimo Sacramento, la Conferenza episcopale leva una “vibrante protesta contro queste azioni e condanna categoricamente gli istigatori di tali gesti”. “Non ci lasceremo intimidire – scrivono i vescovi – Piuttosto, esprimiamo la nostra preoccupazione riguardo agli attacchi personali di cui i leader religiosi sono stati oggetto attraverso i mass media semplicemente perché, in coscienza, hanno scelto di opporsi al progetto di una nuova costituzione ed hanno invitato i cittadini e rifiutare un documento che non è a favore del bene comune del Paese”. Secondo la Chiesa locale, infatti, nella bozza della nuova Costituzione sono presenti anche norme che creano problemi di ordine morale, come la clausola che sposta l’inizio della vita dal concepimento alla nascita, e quella che istituisce il riconoscimento delle corti civili musulmane, le cosiddette "Kadhi courts". “Come nazione – si legge ancora nella dichiarazione dei presuli – siamo già stati testimoni diretti di dove ci possono condurre la violenza e l’intolleranza. Chiediamo quindi a tutti i cittadini di resistere contro qualsiasi fattore di divisione, mantenendo la calma e cercando una soluzione tra i due punti di vista differenti, a favore o contro la riforma della Costituzione”. Quindi, la Conferenza episcopale ribadisce: “Non dovremmo dimenticare che dobbiamo continuare ad essere una nazione, qualunque decisione prendiamo nel referendum del 4 agosto, e Dio ci continuerà sempre a guidare nel nostro cammino”. Di qui, l’appello conclusivo: “La Chiesa cattolica del Kenya chiede a tutti i cittadini di restare uniti e di parlare con una sola voce, quella dell’amore, manifestando rispetto e comprensione per qualsiasi posizione nei confronti della riforma costituzione, al di là della razza, della religione o della tribù di appartenenza. Invitiamo, inoltre, tutti gli uomini di buona volontà a ricordare il nostro Paese nelle loro preghiere, affinché possiamo imparare a vivere tutti insieme in armonia ed unità”.

(Cisa - PIRO)







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